Città Nuova: Testi patristici
La Trinità
di Ilario di Poitiers (sant')
editore: Città Nuova
pagine: 328
Il trattato La Trinità è la risposta articolata e sistematica di Ilario, vescovo occidentale, all'eresia ariana. Nel pieno rispetto della dottrina di Nicea, Ilario dimostra uno spirito di conciliazione che gli permette di dialgare in modo costruttivo con il gruppo più moderato dei vescovi orientali filoariani. Con intelligente e lungimirante intuito teologico, il vescovo di Poitiers ha contribuito anche con questo scritto a una ricomposizione dell'unità della Chiesa sui contenuti della fede, sancita poi dal concilio di Costantinopoli (381). Il volume è il primo di due tomi.
La risurrezione
di Metodio di Olimpo
editore: Città Nuova
pagine: 296
Nel De resurrectione Metodio si dedica alla difesa del dogma della risurrezione sviluppando la propria argomentazione a vari livelli: teologico, filosofico, morale, scientifico, esegetico. Il tema è una delle questioni teologiche centrali dei secoli II e III. Metodio si addentra con grande erudizione nel dibattito e fa fronte alle argomentazioni dei filosofi pagani e degli gnostici. La peculiarità dell'opera consiste soprattutto nel fatto che egli, per primo, ha intrapreso in modo approfondito la disputa su alcune tesi di Origene troppo vicine all'eterodossia.
Sentenze. Gli otto spiriti della malvagità
di Evagrio Pontico
editore: Città Nuova
pagine: 104
Sotto il titolo di Sentenze si raccoglie, serie completa, inedita, dei testi gnomici di Evagrio che nell'offrire consigli util
Teodoreto di Cirro. Commento al Cantico dei Cantici
editore: Città Nuova
pagine: 200
Composto successivamente al Concilio di Efeso del 431 d.C. il Commento al Cantico dei Cantici costituisce il primo lavoro esegetico di Teodoreto di Cirro. Opera in cinque libri, tale commento si caratterizza per la profonda influenza origeniana che spiega l'interpretazione prettamente allegorica del testo biblico. Precede i libri un ampio prologo in forma di lettera indirizzata ad un amico vescovo, forse Giovanni di Germanicia, nel quale Teodoreto si propone di dimostrare il carattere ispirato del Cantico. Contro quanti infatti considerano il testo biblico un dialogo d'amore profano, l'Autore legge le espressioni bibliche in senso spirituale e non carnale: lo sposo e la sposa sono Cristo e la Chiesa. Nell'interpretazione dello sposo il Commento evidenzia talvolta la natura umana di Cristo, in altri momenti l'esistenza di due nature, divina e umana, divenendo così un documento importante della cristologia duofisita di Teodoreto.
Commento alla Lettera agli Efesini-Commento alla Lettera a Tito
di Girolamo (san)
editore: Città Nuova
pagine: 344
Nel 386 d.C. Girolamo commenta le quattro Lettere paoline a Filemone, ai Galati, agli Efesini e a Tito, il primo impegnativo lavoro esegetico di una serie vastissima, che coprirà quasi l'intera Sacra Scrittura. Il commento alle ultime due si caratterizza per una grande varietà di approcci al testo: storico, letterale morale, spirituale allegorico. L'indagine di Girolamo si dispiega soprattutto sul piano linguistico: ottimo conoscitore del latino e del greco e discreto conoscitore dell'ebraico, fa continue osservazioni sulla sintassi e la grammatica del testo, sul lessico, sui problemi di traduzione da una lingua all'altra, sulla punteggiatura, sugli errori nella trasmissione dei manoscritti.
Epistola a Demetriade
di Pelagio
editore: Città Nuova
pagine: 146
Nel 413, in occasione della consacrazione della vergine romana Amna Demetriade, appartenente alla nota gens Anicia, la madre Giuliana commissionò a tre note figure religiose del suo tempo, Agostino, Girolamo e Pelagio, uno scritto che incitasse la giovane vergine nel cammino intrapreso. L'epistola-trattatello inviata da Pelagio rappresenta "uno dei gioielli della letteratura cristiana" (G. de Plinval) e si presenta come una vera e propria istruzione morale, un "protrettico" che tocca gli aspetti salienti della consacrazione verginale: il ruolo della Sacra Scrittura e della lectio divina, la virtù dell'umiltà, l'impegno ascetico, la testimonianza visibile di uno stile di vita "discontinuo" rispetto a quello del mondo. Nonostante la condanna di Pelagio in seguito alla controversia da lui generata sulla dottrina della grazia e del libero arbitrio (418), l'Epistula ad Demetriadem continuò a essere letta anche nei secoli successivi per via della saggezza spirituale e della tensione ascetica di cui è pervasa, al di là delle venature naturalistiche e volontaristiche in essa contenute.
Commento a Zaccaria. Commento a Malachia
editore: Città Nuova
pagine: 352
Databili intorno al 406 d.C., i commenti di Girolamo ai libri di Zaccaria e Malachia, si distinguono dai lavori degli altri esegeti contemporanei e del passato per la sistematicità della spiegazione storica. Girolamo contestualizza infatti il testo biblico nell'ambiente, nelle vicende e nella cultura del popolo giudaico. Inoltre la perfetta conoscenza del greco e soprattutto l'erudizione ebraica che riguardava non solo la lingua, ma anche una somma di conoscenze acquisite a viva voce dalla frequentazione dei maestri rabbinici, conferiscono ai suoi commenti un rigore metodologico e filologico per l'epoca ineguagliato e ne fanno un unicum nell'ambito della letteratura cristiana antica.
Contro le eresie
di Ireneo di Lione (sant')
editore: Città Nuova
pagine: 320
Comunemente conosciuta come "Adversus haereses", ma il cui titolo completo è "Smascheramento e confutazione della falsa gnosi", l'opera di Ireneo di Lione era stata originariamente concepita in due libri. Il primo doveva esporre la dottrina degli gnostici e il secondo confutarla. La stesura definiva fu invece in cinque libri. Ireneo la compose nella seconda metà del II secolo in greco, ma l'originale è andato in buona parte perduto già in età antica ed è giunta a noi in traduzione latina e, per alcuni frammenti, in armeno e siriano. Anche se mossa da un intento polemico e non meramente scientifico, l'opera è una delle fonti più antiche e autorevoli sullo gnosticismo, di cui Ireneo si presenta come un fine conoscitore e - come Tertulliano lo definì "un esploratore curiosissimo di tutte le dottrine".
Discorsi
di Pseudo Macario
editore: Città Nuova
pagine: 224
Lo Pseudo-Macario, al quale vengono attribuiti gli scritti qui raccolti, fu con ogni probabilità, un monaco vivente in una comunità monastica cenobitica dell'Asia Minore, nel IV secolo, al confine con l'area siriaca, in un ambiente pervaso da fermenti di radicalismo evangelico. Il Corpus dei suoi scritti si compone di discorsi, omelie, domande e risposte, lettere. Attraverso di essi l'Autore si propone di aiutare i suoi lettori nella conquista della salvezza dell'anima alla ricerca della verità - abbandonando desideri, passioni, opinioni false su Dio - attraverso la continua ricerca della volontà di Dio.
Discorsi sul povero Lazzaro
di Giovanni Crisostomo
editore: Città Nuova
pagine: 200
I Discorsi sul povero Lazzaro sono sette omelie predicate da Giovanni Crisostomo proprio all'inizio del suo ministero di presb
Prontuario patristico. Sussidio per la consultazione della collana «Testi Patristici» vol. 1-200
editore: Città Nuova
pagine: 240
Intento di questo Prontuario è di agevolare la fruizione della collana "Testi Patristici" da parte di chi vuole conoscere un d