Johan & levi: Saggistica d'arte
Scienza delle immagini. Iconologia, cultura visuale ed estetica dei media
di W.J.T. Mitchell
editore: Johan & levi
pagine: 276
Se l'avvento del digitale e il rapido evolversi delle tecnologie hanno profondamente mutato le coordinate del visibile nonché
Un monumento al momento. Medardo Rosso e le origini della scultura contemporanea
di Sharon Hecker
editore: Johan & levi
pagine: 320
Artista amato dagli artisti, a cominciare da Boccioni che ne elogia la carica sovversiva, Medardo Rosso (1858-1928) è autore d
Avventure di un occhio
di Philippe Costamagna
editore: Johan & levi
pagine: 192
Come esistono nasi che, forti di un prodigioso fiuto, inventano i profumi, così esistono occhi in grado di rivelare la paterni
Vedere l'invisibile. Saggio su Kandinskij
di Michel Henry
editore: Johan & levi
pagine: 174
Ogni fenomeno è traccia materiale delle forze invisibili che l'hanno generato, fusione indissolubile di contenuto e forma, di
Archivi impossibili. Un'ossessione dell'arte contemporanea
di Cristina Baldacci
editore: Johan & levi
Ben prima che la diffusione dei social network e dei mezzi di registrazione ci rendesse tutti potenziali archivisti, gli artis
Tommaso Trini. Mezzo secolo di arte intera. Scritti 1964-2014
editore: Johan & levi
pagine: 354
Se sappiamo quello che sappiamo sulla straordinaria rivoluzione artistica della seconda metà degli anni sessanta, di arte pove
Sei lezioni di disegno
di William Kentridge
editore: Johan & levi
pagine: 160
L'arte, dice William Kentridge, è forma di conoscenza di per sé
Carlo Scarpa. L'arte di esporre
di Philippe Duboÿ
editore: Johan & levi
pagine: 268
Il nome di Carlo Scarpa (1906-1978) è intrinsecamente legato alla storia dell'arte, al gusto e alla museografia del XX secolo, tanto che negli anni settanta lo storico dell'arte francese André Chastel scriveva: "Molti di coloro che viaggiano in Italia lo conoscono senza saperlo: è il più grande allestitore di mostre d'arte lì e forse in tutta Europa". Ancora oggi occupa un posto d'onore nel pantheon di quanti - nonostante le forti resistenze e il provincialismo diffusi all'epoca - hanno rivoluzionato i musei nel dopoguerra trasformandoli in avamposti dell'avanguardia. Dopo il successo clamoroso dell'impianto concepito per ospitare l'opera di Paul Klee alla Biennale del 1948 se ne succedono molti altri, in rapida sequenza. Le mostre monografiche di Piet Mondrian e di Marcel Duchamp, le collaborazioni con Lucio Fontana e Arturo Martini e gli interventi su numerosi monumenti storici tracciano il percorso di un architetto originale che ha saputo svecchiare il modo di esporre imponendo un modello che, con libertà quasi insolente e incomparabile poesia, si affranca dalla magniloquenza dei luoghi preesistenti favorendo uno stile spoglio e leggero. La sua carriera abbonda di leggendarie soluzioni trovate "in situ", sempre nell'urgenza e nonostante una grande parsimonia di mezzi, in simbiosi con la maestria degli artigiani che lo circondano.
Cinema & esperience. Le teorie di Kracauer, Benjamin e Adorno
editore: Johan & levi
pagine: 414
A partire dagli anni novanta i cosiddetti cinema studies hanno subito una tale proliferazione da diventare una vera e propria
Archivi impossibili
di Cristina Baldacci
editore: Johan & levi
Ben prima che la diffusione dei social network e dei mezzi di registrazione ci rendesse tutti potenziali archivisti, gli artisti contemporanei hanno ripensato le forme di catalogazione usando linguaggi e media a loro disposizione, spesso ispirandosi a compendi visivi e "musei portatili" di illustri antecedenti novecenteschi, come il "Bilderatlas" di Warburg e il museo immaginario di Malraux. Dall'atlante di Gerhard Richter, una collezione di migliaia di immagini utilizzate come fonti iconografiche per la pittura, all'album di Hanne Darboven, una monumentale cosmologia che condensa storia personale e memoria collettiva, al museo di Marcel Broodthaers, un sagace strumento di critica istituzionale, allo schedario di Hans Haacke, un mezzo di indagine e di impegno sociopolitico, il furore archivistico si è ormai impossessato della pratica artistica. Che dietro ogni slancio tassonomico ci sia desiderio di ordine, ricerca identitaria, insofferenza verso la tradizionale organizzazione della conoscenza e del potere o un mero horror vacui che spinge i disposofobici a realizzare dei veri santuari della banalità, alla base c'è sempre il bisogno di restituire una logica più profonda a relitti e tracce: prelevati, assemblati e reimmessi in un nuovo contesto, si caricano di un valore inatteso. Ecco allora che l'archivio non è più solo un cumulo inerte di documenti da cui scaturisce quel turbamento che Derrida associa al processo mnestico, ma diventa, in senso foucaultiano, un dispositivo critico capace di rigenerare le consuete logiche di salvaguardia, utilizzo e diffusione del sapere, di riattivare la memoria e la coscienza politica. In quest'ottica, l'artista diventa attore primario del cambiamento sociale e culturale. Cristina Baldacci ripercorre in questo volume la lunga e articolata storia dell'interesse per la pratica archivistica ricomponendo il ricco mosaico dei ruoli e dei significati che l'archivio ha assunto nel corso del tempo e la sua rilevanza come opera d'arte, quindi come sistema classificatorio atipico e, per certi versi, impossibile.