"Scrivere un romanzo storico vuol dire ridare voce al passato, ma anche esplorare le radici del presente": così Alessandro Barbero presenta il suo nuovo romanzo Alabama, ambientato nell’America della Guerra di Secessione, in un Paese diviso tra i neri che cercano la loro libertà e i bianchi oppressori che sentono il diritto naturale di fare quello che vogliono dei negri.
È la storia di un eccidio raccontato attraverso la testimonianza di Dick Stanton, soldato superstite dell’esercito del Sud, a una giovane studentessa determinata a ricostruire la verità.
Caratteristiche principali del romanzo storico sono l’ambientazione in un’epoca passata ben definita con dovizia di particolari e la presenza contemporanea all’interno della storia di personaggi realmente vissuti e personaggi di fantasia che interagiscono tra loro, permettendo al lettore di immergersi pienamente nel contesto storico dell’epoca.
È l’Ottocento il secolo nel quale si ha il maggior sviluppo di questo genere, grazie all’impulso dato dal Romanticismo alla rivalutazione del Passato, inteso come ricerca delle proprie radici ed esaltazione delle peculiarità di ciascun popolo, con le sue credenze e tradizioni.
Capostipite del romanzo storico è Ivanhoe di Walter Scott, scritto ai primi dell’Ottocento e ambientato in Inghilterra all’epoca di Riccardo I detto "Cuor di Leone", durante gli scontri tra Sassoni e Normanni, e ispiratore del primo grande romanzo storico italiano, I promessi sposi di Alessandro Manzoni, che colloca la narrazione sullo sfondo della Lombardia al tempo della dominazione spagnola; un capolavoro della letteratura quest'ultimo, che ha sempre, però, ingiustamente risentito dell’essere percepito come solo argomento di studio scolastico.
Cambiano i contesti narrativi, ma le esigenze dei lettori sono sempre le stesse; nuova epica, evasione, ricerca di radici, bisogno di conforto dal presente che ci spaventa e speranza per il futuro: questi sono gli ingredienti che rendono il romanzo storico costantemente attuale e di moda e che hanno portato numerosi scrittori a esplorare tutte le epoche della storia dell’uomo.
Andiamo a scoprirne qualcuno attraverso questo viaggio temporale.
La grande storia dei Greci, la vittoria di Maratona e la battaglia delle Termopili sono l’ambientazione in cui lo scrittore e archeologo Valerio Massimo Manfredi fa muovere i protagonisti del suo Lo scudo di Talos.
Talos lo storpio, in nome della crudele legge di Sparta, ha il destino segnato e abbandonato dai suoi genitori e cresce con un vecchio pastore ilota che gli insegnerà a opporsi al suo destino.
Il suo coraggio e la sua determinazione lo porteranno a diventare un valoroso soldato e ha schierarsi a fianco dell’intrepido fratello Brithos nella lotta contro gli invasori persiani.
L’Antica Roma e la figura dell’Imperatore Adriano sono, invece, lo scenario del capolavoro di Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano, dove, sotto forma di memoir, viene raccontata la vita di uno degli imperatori più illuminati della storia romana.
Imperatore umanista ante litteram, Adriano, ormai sessantenne, sa di essere malato e di non poter più guarire e decide, così di scrivere una lettera al giovane Marco Aurelio, nella quale racconta le imprese, le vittorie e le conquiste che ha ottenuto da politico, ma trova anche lo spazio per ricordare l’Adriano uomo, le sue passioni, i suoi interessi e i suoi amori.
In questo modo, l’autrice ci permette di entrare in empatia con un imperatore vissuto duemila anni fa, appassionato della vita e del sapere, capace di prepararsi alla morte con una profonda riflessione sull’esistenza.
Ma è il Medioevo, con i suoi bui e i suoi misteri, a essere percepito come l'ambientazione più affascinante - e, quindi, più utilizzata - in cui collocare un romanzo storico.
Limitandosi a parlare delle eccellenze, non si possono non citare Il nome della rosa - capolavoro di Umberto Eco, ambientato in un monastero dell’Italia settentrionale attorno al 1300, vincitore del premio Strega del 1981 e da cui è stato tratto un film di successo con Sean Connery - e I pilastri della terra di Ken Follett, primo capitolo di una saga in cui la costruzione della cattedrale nell'immaginaria città di Kingsbridge fa da sfondo a intrighi politici, storie d'amore e di vendetta nell’Inghilterra del XII secolo.
Considerato oramai un vero classico del genere è Q, del collettivo letterario ora noto come Wu Ming.
Nel libro si narra di un universitario di teologia del 1500, la cui vera identità non verrà mai svelata, costretto prima per necessità e poi per scelta a cambiare nome e assumere quello di qualcun altro, e della corrispondenza epistolare con il suo antagonista, chiamato Q.
Dopo aver abbandonato l’Università di Wittenberg - in cui Lutero e i primi riformatori costruirono l’arsenale teorico che di lì a poco sovvertirà l’Europa non solo religiosa - l’uomo senza nome, prima impugna il forcone a fianco dei contadini in rivolta guidati dal predicatore Thomas Muntzer, fino all’ecatombe di Frankenhausen, poi, circa dieci anni dopo, diventa uno dei protagonisti di quel carnevale dell’Apocalisse che fu il sanguinoso tentativo di instaurare un governo teocratico basato sulla comunione delle donne e dei beni nella città vescovile di Munster.
La saga La figlia del boia dello scrittore tedesco Oliver Potzsch è una raccolta di sei libri che racconta le vicende del gigantesco boia Iacob Kuisl, ispirato al boia Kuisl di Schongau in Baviera realmente esistito nella seconda metà del ‘600, antenato dello scrittore.
Inquadrato in una cornice storico-geografica impeccabile, si narra di orrendi delitti e nefandezze varie, dove la tortura è il filo conduttore, ma in cui si delinea anche l’umanità di un boia illuminato, che sa far soffrire, ma sa anche curare, si batte contro la superstizione e odia la violenza gratuita.
Protagonista di Confessioni di un italiano di Ippolito Nievo, ambientato nell’Italia del Risorgimento, è Carlino Altoviti, che redige le memorie della sua vita.
Carlino è l'esempio - con tutti i suoi pregi e tutte le sue contraddizioni - del patriota risorgimentale, che attraversa decenni decisivi per le sorti della nazione in via di formazione.
Dall'infanzia e dall'adolescenza presso il castello di Fratta, alle vicende politiche della Repubblica veneziana, fino all'arrivo in Italia di Napoleone, il romanzo ripercorre attraverso gli occhi del protagonista le vicende salienti della costruzione dell'Italia unita.
Uno dei romanzi più importanti del Novecento e della Resistenza partigiana è Il partigano Johnny di Beppe Fenoglio, pubblicato postumo nel 1968 e naturale continuazione di Primavera di bellezza del 1959.
La storia è quella di uno studente di Alba, che gli amci chiamano Johnny per via della sua passione per la letteratura inglese, tornato nella sua città dopo l’armistizio dell’8 settembre, ma ben presto pronto a unirsi ai Partigani impegnati nelle Langhe per sconfiggere il nemico nazifascista.
Scritto con tono crudo e diretto, il libro narra delle vicende di Johnny e dei suoi compagni, tra imboscate, barbarie e giustizie sommarie che la Seconda Guerra Mondiale ci ha fatto conoscere.
Le persone e le situazioni sono forse diverse, ma le passioni, l’amore, l’odio sono sempre gli stessi: e sono questi sentimenti che, in ogni epoca storica, ispirano l’uomo e ne determinano l’azione.