Salerno: Profili
Tarquinio il Superbo. Il re maledetto degli Etruschi
di Thierry Camous
editore: Salerno
pagine: 288
Il più fastoso, il più potente dei re di Roma, colui che fece costruire i suoi monumenti più grandiosi e che impose ai Latini
Giovanni Calvino. Il riformatore profugo che rinnovò la fede e la cultura dell'Occidente
di Emanuele Fiume
editore: Salerno
pagine: 304
"Le due ultime opere biografiche di spessore su Giovanni Calvino scritte da autori italiani risalgono alla prima metà del seco
Vittorio Emanuele II
di Adriano Viarengo
editore: Salerno
pagine: 504
"In genere le biografie pili significative del primo sovrano del Regno d'Italia si aprono con la sua salita al trono, in una d
Moro. La biografia politica del democristiano più celebrato e discusso nella storia della Repubblica
di Massimo Mastrogregori
editore: Salerno
pagine: 444
"In quanti modi diversi si potrebbe raccontare la vera vita di Aldo Moro? Osserviamolo, per esempio, in un'immagine del 1941
Teodora
di Giorgio Ravegnani
editore: Salerno
pagine: 240
Pochi personaggi storici, scriveva nel 1901 il bizantinista Charles Diehl, sono più difficili da giudicare dell'imperatore Giu
Livia
di Lorenzo Braccesi
editore: Salerno
pagine: 277
Chi è Livia? Quella dipintaci a forti tinte negative da Tacito o quella, invece, che traluce, quasi santificata, dalla tradizione che si ispira alla propaganda augustea? Di fatto, entrambe le prospettive coesistono, e in forma esasperata. Livia è, infatti, un personaggio bifronte, e per questa ragione tanto più difficile da decriptare nel segreto del suo essere. Da un lato, è l'ascoltata consigliera di Augusto e la prima interprete del suo mondo di valori, esercitando presso i contemporanei, e tra le stesse mura domestiche, una funzione simbolica e paradigmatica. Dall'altro, in forma quasi forsennata e patologica, è guidata dall'imperativo inderogabile che il maggiore dei figli di primo letto debba essere il successore dell'augusto consorte, pure se questi manifesta e sempre manifesterà di essere di tutt'altro avviso. Ma le due posizioni non sono tra loro antitetiche, ché il figlio Tiberio avrebbe potuto sperare di divenire successore del patrigno soltanto se questi fosse stato in grado, morendo, di lasciargli in eredità un dominato così saldo da divenire l'impero di Roma.
Francesco Di Paola. Un santo europeo degli umili e dei potenti
di Giuseppe Caridi
editore: Salerno
pagine: 343
"Vissuto quasi sempre in Calabria dal 1416, anno di nascita, fino al 1483, quando su ordine del papa si dovette trasferire presso la corte di Francia, nei cui paraggi morì nel 1507, Francesco di Paola è uno dei più noti "santi vivi" del suo tempo. Tale definizione - coniata da Gabriella Zarri - sembra adattarsi perfettamente a Francesco. Grazie al rigore del suo ascetismo e all'azione taumaturgica esercitata in entrambi i contesti ambientali, pur così diversi, in cui trascorse la sua lunga esistenza, il frate calabrese sarebbe infatti riuscito ad attrarre moltitudini di fedeli e a ottenere il favore delle massime autorità laiche ed ecclesiastiche. Nei confronti del potere politico e religioso Francesco, il cui dato storico può individuarsi nella costante preoccupazione di carattere istituzionale, manifestò pressoché costantemente un ossequioso rispetto. Era infatti sua intenzione ricevere da queste istituzioni l'appoggio necessario a conseguire il riconoscimento dell'Ordine dei Minimi, che aveva in mente di fondare, e a poterlo poi diffondere in diversi Paesi d'Europa e in particolare in Francia, i cui sovrani in cambio della sua protezione spirituale ne assecondarono i disegni apostolici e ne avrebbero richiesto poi insistentemente la canonizzazione alla Santa Sede..." (Dalla Premessa dell'autore)
Augusto
di Arnaldo Marcone
editore: Salerno
pagine: 370
Verso la metà del IV secolo l'imperatore Giuliano nei "Cesari", una singolare opera satirica, ma dalle forti connotazioni personali, in cui sono passati in rassegna, con Alessandro Magno, i suoi principali predecessori, dà di Augusto una definizione peculiare: era un "camaleonte". Non è da sottovalutare questo giudizio da parte di una personalità come Giuliano che, arrivato inaspettatamente all'età di trent'anni al potere supremo, aveva concepito un disegno profondamente innovatore dello Stato romano, in primo luogo in senso religioso, e che dimostrò particolare sensibilità per le strategie comunicative. In verità Augusto risulta una personalità difficile da valutare già per gli antichi e non stupisce che tanto articolate siano state le presentazioni che la sua figura ha conosciuto anche negli studi più recenti. Appartiene senza dubbio a quel genere di personaggi poliedrici dei quali non è facile delineare un ritratto fedele e di cui è lecito privilegiare un aspetto rispetto a un altro. Giuliano è sicuramente in difficoltà a dare un giudizio netto su una figura tanto multiforme come quella di Augusto, il cui carattere autentico risulta alla fine sfuggente, soprattutto se si vuole uscire da schemi precostituiti.
Andrea Doria
di Gabriella Airaldi
editore: Salerno
pagine: 250
Uomo di molti talenti, celebre guerriero e grande politico, Andrea Doria è l'ultimo e il più famoso erede di una famiglia che da molti secoli identifica le sue vicende con quelle internazionali di una Città-Stato. Prestigiosa e solidale la stirpe dei Doria è infatti composta di guerrieri-mercanti, grandi politici e raffinati intellettuali, ed è da secoli legata a una particolare idea di "libertas" repubblicana. Di questa idea il principe farà il canone di un sistema di governo e quando nel 1528 si aprirà il lungo secolo dei genovesi che suggella l'antico legame della città con il mondo spagnolo, questa formula repubblicana sarà strumento di tutela della loro "libertà" di azione in tutto il mondo.
Metternich
di Luigi Mascilli Migliorini
editore: Salerno
pagine: 429
Conosciuto per quella formula dura, sprezzante, che definisce l'Italia "una espressione geografica", il principe di Metternich viene ricordato non solo come un accanito avversario del nostro Risorgimento, ma anche come il tenace paladino della conservazione in un'Europa che prova a ricostruire se stessa nella prima metà dell'Ottocento, dopo le grandi avventure della Rivoluzione e dell'Impero napoleonico. In realtà la sua vita è meno schematica di quanto la tradizione riporti. Nato in uno dei luoghi più sereni nel cuore dell'Europa la valle del Reno -, egli conserva per tutta la sua esistenza l'esperienza di quel mondo in precario ma pacifico equilibrio. La perdita dei beni di famiglia lo obbliga a trasferirsi a Vienna dove comincia una carriera di diplomatico che sarà sempre segnata da quella iniziale rottura. Giunto, infatti, ai vertici della politica asburgica, Metternich dedicherà tutti i suoi sforzi alla costruzione e alla conservazione di un equilibrio tra le grandi potenze che tenga lontana l'Europa dalle devastazioni provocate dalla Rivoluzione francese con il suo prolungarsi nelle guerre napoleoniche. Il suo capolavoro sarà il Congresso di Vienna, nel quale il faticoso raggiungimento di un punto di intesa tra vincitori e vinti consentirà di assicurare all'Europa un lungo secolo di pace. Il bicentenario di quel Congresso (1814-2014) aggiunge, dunque, attualità a questa biografia, attraverso la quale non è difficile cogliere alcune grandi questioni...
Carlo III
di Giuseppe Caridi
editore: Salerno
pagine: 398
Il "Profilo" segue le vicende biografiche del Sovrano borbonico inserite nella realtà politica, socio-economica ed ecclesiastica del Mezzogiorno d'Italia e della Spagna del secolo XVIII. Carlo acquisì la necessaria esperienza di governo durante la venticinquennale permanenza sul trono di Napoli. Nella penisola iberica il Sovrano - mantenendo sempre stretti rapporti con il toscano Bernardo Tanucci, grande personalità culturale e politica, suo principale consigliere nel governo napoletano - seppe circondarsi di collaboratori fedeli e capaci, sia stranieri che nazionali, da Wall a Squillace e Grimaldi, da Campomanes ad Aranda e Floridablanca. Durante il governo di quest'ultimo, le cui iniziative Carlo III assecondò con convinzione, si intensificò nella politica interna spagnola l'attività riformatrice nel quadro di un assolutismo monarchico sempre più ispirato a princìpi illuministici, comunque compatibili con il paternalismo che distinse sempre l'operato del Sovrano.