BE Editore: Storia storie memorie
Il prezzo del petrolio
di Massimo Nicolazzi
editore: BE Editore
pagine: 238
La storia moderna del petrolio ha centocinquant'anni. Era cominciata da pochissimo e già ci era diventato indispensabile. Senza petrolio, si perdevano le guerre; e senza, ci era sempre più difficile riuscire a muoverci e a spostare le nostre merci. Poi con il petrolio e il gas si cominciarono a fare anche fertilizzanti; e fu rivoluzione verde, ed esplodere di cibo e di popolazione. Infine, la chimica e le plastiche; e sembrò quasi che senza petrolio non vi fosse cosa possibile. Il petrolio è denso, e occupa pochissimo volume rispetto all'energia che può dare. È, o forse era, tanto; e relativamente poco costoso. Prezzo e densità ne hanno fatto il carburante dello sviluppo del '900, e poi il signore della nostra mobilità. La sua storia è all'inizio storia d'America; che per anni non solo consuma, ma anche produce quasi tutto il petrolio che c'è. È una storia che ha per attori grandi società e piccoli indipendenti; e poi soprattutto produttori e consumatori. Trentanni di "sette sorelle" (Bp. Exxon, Mobil, Texaco, Gulf, Chevron e Shell) ci traghettano dal petrolio americano all'Opec; ed è subito - e da allora sempre più o meno fondata - preoccupazione per la sicurezza energetica dell'Occidente. In realtà si ha bisogno gli uni degli altri; e il prezzo fa da arbitro dei bisogni. Adesso è vento di crisi; che si diffonde assieme al timore che il petrolio finisca troppo in fretta o che non se ne produca abbastanza per le nostre necessità.
Ultras. Identità, politica e violenza nel tifo sportivo da Pompei a Raciti e Sandri
di Maurizio Stefanini
editore: BE Editore
pagine: 190
Il calcio è una guerra simbolica che fortunatamente ha preso sempre più il posto - almeno nel mondo occidentale - delle guerre vere e proprie. Ma il tifo attorno al calcio può generare a sua volta una sorta di guerra, con una triste lista di caduti. Il tifo è un potente momento di socialità che ricrea antichi rituali di solidarietà ormai in disuso. E se non manca poi chi al tifo fa ricorso come strumento di potere, in realtà è molto più frequente che lo stesso tifo si faccia opposizione. Ma troppo spesso questa insopprimibile vocazione del tifo all'antagonismo diventa teppismo tout court. Addirittura, lo scontro tra tifosi sugli spalti può scatenare una guerra guerreggiata, come in America centrale nel 1969 o nella ex Jugoslavia negli anni Novanta. Nulla di nuovo sotto il sole, a dire il vero. Nel 49 lo stadio di Pompei fu squalificato dopo gli scontri tra i tifosi locali e quelli nocerini; nel 390 Teodosio fece uccidere 15.000 persone per domare una rivolta di tifosi di Tessalonica; nel 532 le due fazioni di ultras si unirono in una rivolta che incendiò Costantinopoli per dieci giorni provocando 35.000 morti; nel 1314 re Edoardo I d'Inghilterra bandì il football per la violenza che provocava. "Se non si sopprime l'hooliganism, il calcio non potrà continuare a esistere a lungo nella presente forma" decise infine il governo inglese di Margaret Thatcher. Di lì, le riforme che hanno dato vita a quello che viene definito "calcio moderno". Ma è la soluzione, o è causa di altri problemi?