Tullio Pironti
Il gioco del Lotto. Ristampa antica smorfia napoletana
editore: Tullio Pironti
pagine: 300
Prefazione di Achille Bonito Oliva
In onore di Pallade. La Propalladia di Torres Naharro per Ferrante D'Avalos e Vittoria Colonna
editore: Tullio Pironti
pagine: 382
Uscita dai torchi di Ioam Pasqueto de Sallo nel marzo del 1517 e dedicata a una delle più celebri ed eroiche figure dell'Itali
Il pittore di ex voto
di Paolo Codazzi
editore: Tullio Pironti
pagine: 121
Ex voto suscepto, "secondo la promessa fatta"
Elogio del medico
di G. Paolo Porreca
editore: Tullio Pironti
pagine: 27
"È un medico senza mostrine e senza coccarde, il medico desnudo di Porreca. Un medico di corsia, di guardia, di paese, di ospedale, un medico in quattro 'stanze', che abita il giorno con il paziente e ne incrocia gli sguardi e i silenzi. Quel medico, lontano dall'eloquio e dalla retorica, che condivide in difetto di presunzione la solitudine altrui. I turni della domenica, le polpette di don Mario, i Notturni di Chopin e il coraggio di certe bugie, specie se fuori è Natale..."
Hölderlin
di Stefan Zweig
editore: Tullio Pironti
pagine: 176
Con quei suoi tratti delicati, gentili e miti, i biondi capelli e la pulizia accurata delle vesti, lo Hölderlin ritratto da Zweig è la figura in cui più violentemente contrasta l'oscurità del suo dèmone interiore, quell'irrequieto slancio poetico che, come una necessità, un ineluttabile destino, lo conduce via con sé, sempre più lontano dalla vita e dalla realtà, dalla loro dimensione umana. "La legge della vita [...] non tollera che si resti al di fuori dei suoi eterni giri: chi si rifiuta di tuffarsi in quel caldo flutto, muore di sete a riva; la vita di colui che non partecipa è destinata a rimanere eternamente fuori, in solitudine tragica", scrive Stefan Zweig che, con un'appassionata e poetica analisi, traccia la parabola della "caduta nell'infinito" di quest'eroe, grandiosamente tragico e triste. Ma la poesia sopravvive anche al disfacimento e alla dispersione della ragione, e Zweig pietosamente lo coglie, lui che fu profeta inquieto presso gli uomini delle idealità dell'umanesimo non meno di Hölderlin, e che ha fatto del biografismo e della follia gli ambiti di uno scandaglio profondo, sempre illuminando il valore dell'uomo in quanto tale.
Kleist
di Stefan Zweig
editore: Tullio Pironti
pagine: 119
Trascurato dalla società civile oltre che letteraria del suo tempo, a metà del XX secolo la penna poetica e appassionata di Heinrich von Kleist incrocia lo sguardo indagatore di Stefan Zweig, profondo conoscitore dell'animo umano. Quello che ne viene fuori è la biografia avvincente di un uomo sempre in fuga, sempre a un passo dal baratro, costretto dalla vita e dagli eventi a farsi combattente per sopravvivere a se stesso. Seguendo un proposito dopo l'altro, un dramma dopo l'altro, Zweig accompagna il lettore alla scoperta di quello che fu il più grande poeta tragico tedesco del suo tempo, di gran lunga il drammaturgo più importante nel movimento romantico in Germania del nord, che tuttavia i contemporanei - finanche la sua stessa famiglia - trovarono infine più semplice ignorare. La sua tragedia inquieta non potrà che compiersi nel magnifico finale, quando finalmente tutto tace, tutto è in armonia. A noi resta l'eredità: scorgere Zweig nel giovane Kleist? Prefazione di Antonio Gargano.
Nietzsche
di Stefan Zweig
editore: Tullio Pironti
pagine: 135
"Mi si comprenderà dopo la prossima guerra europea", scrisse profeticamente Friedrich Nietzsche; ed ecco che la trilogia de "La lotta del demone" si chiude emblematicamente proprio col ritratto del grande nichilista anti-tedesco, o meglio - come forse egli stesso avrebbe preferito "oltre-tedesco". Zweig, con la sottile sensibilità psicologica e il doloroso travaglio personale che gli sono propri, mostra di aver compreso a fondo questo spirito che, dagli alti orizzonti dell'iperuranio, vaticinava la catastrofe della civiltà causata dall'"attrito dei cuori" e dall' "avvelenamento del sangue", generati dal "nazionalismo del bestiame cornuto". Come è noto, l'autore fece i conti con le conseguenze ultime di questo nazionalismo votato all'autodistruzione, così come con il senso di assenza di valori autentici. Del resto, proprio il loro recupero dalle macerie della catastrofe è missione primigenia delle autobiografie zweighiane. Già suggestivo e fecondo, il filtro interpretativo della demonìa consente qui a Zweig di intuire la rivoluzionaria asistematicità del pensiero di Nietzsche: "[...] del passato nulla conserva un valore e rimane non contraddetto". Così, senza mai alcun punto fermo, questo demoniaco giocatore d'azzardo non fa che lanciare continuamente una sfida a se stesso, a Zweig e a tutti noi: "Quanta verità può tollerare un uomo?"
L'educazione cinematografica
di Domiziano Pontone
editore: Tullio Pironti
pagine: 173
Inevitabilmente un titolo come "L'educazione cinematografica" non può che rimandare a "L'educazione sentimentale" di Flaubert. Con tutto il rispetto dovuto allo scrittore francese, lo scopo di questo libro, lungi dal porsi come romanzo, è di rilevare come anche l'avvicinamento al cinema necessiti in qualche modo di "educazione". La facile fruibilità e immediatezza dei film non devono, infatti, destituire il cinema stesso della sua importanza. Non a caso, da poco maggiorenne, esso fu definito come "settima arte" da Ricciotto Canudo. Tuttavia, se si tratta di arte, come l'arte in sé è oggetto di studio nelle scuole, tanto quanto la letteratura e la musica, non si capisce per quale motivo non si dovrebbe dedicare un minimo di spazio anche a quest'ultima sorella minore che ha saputo conglobare tutte le precedenti, in alcuni casi sublimandole mediante opere di spessore assoluto. In attesa che qualche Ministro dell'Istruzione ci ragioni su, specie tenendo presente quanto il cinema abbia peso nell'orientamento culturale e sociale odierno, questo piccolo libro tenta di dare una sventagliata non cattedratica sulla "settima arte", quel misterioso coacervo di capacità umane che s'incarna nella stessa densità materica del sogno. Una cosa è certa: se è assai difficile incontrare qualcuno che non sia mai andato al cinema, probabilmente è del tutto impossibile trovare qualcuno che non abbia mai visto - tout court - un film. Dunque, la settima arte è arcinota e piace. Prefazione di Marco Malvaldi.
Lingua spagnola e cultura ispanica a Napoli fra Rinascimento e barocco: testimonianze a stampa
editore: Tullio Pironti
Le opere edite in lingua spagnola a Napoli fra Rinascimento e Barocco sono la testimonianza più illustre sul bilinguismo diffu
Lazzariata, purgatorio napolitano
editore: Tullio Pironti
pagine: 135
Un racconto in forma drammaturgica, che mette in scena, sul palco della Storia, la tragica commedia della plebe napoletana durante i terribili fatti del 1799, immergendo il lettore-spettatore nella "fornace di un campare" in cui lacerti di vita nuda rappresentano il flagello di un Purgatorio in terra. Il sipario si leva e siamo a spiare negli interni di una residenza signorile: affacciate su un giardino pensile, le cucine ci lasciano scoprire la "vita di palazzo" nella sua quotidianità. Sembra si respiri un'aria conviviale; nondimeno il "clima mite", dovuto alla tregua sociale dell'illuminato periodo Carolino, verrà irrimediabilmente sconvolto dalla portata tragica degli accadimenti legati alla rivoluzione partenopea. La precarietà, l'incertezza, il timore di un nuovo servaggio e l'abbandono del miserabile status quo (che pure "lasciava sopravvivere") sono i demoni che percuoteranno le passioni dei lazzari protagonisti, scatenando in essi intense commozioni. Se di lì a poco il sangue di San Gennaro si scioglierà come mestruo regolare della "Grande Madre Napoli", così pure il sangue dei napoletani scorrerà a fiumi dalle ferite della sua carne viva, lacerata a morsi, e il miracolo della pace popolare ancora una volta abortirà. Prefazione di Eleonora Puntillo.
Una debole allegria. Antologia poetica. Testo originale a fronte
di Màrius Torres
editore: Tullio Pironti
pagine: 112
Màrius Torres (Lleida, 1910 - Sant Quirze Safaja, 1942), uno dei poeti catalani più originali della prima metà del Novecento, fu costretto a trascorrere gli ultimi sette anni della sua breve esistenza in un sanatorio. Nonostante la giovane età e la condizione di forzato isolamento, la sua è una voce lirica straordinariamente solida e profonda, elegante e raffinata. Quella che qui si presenta è la prima traduzione italiana di una parte significativa della sua opera.
Elogio della parola e della poesia
di Joan Maragall
editore: Tullio Pironti
pagine: 72
Joan Maragall nacque nel 1860 a Barcellona da una ricca famiglia della borghesia imprenditoriale. Dopo gli studi in Giurisprudenza, si dedicò esclusivamente alla scrittura, dividendo il suo impegno tra giornalismo, poesia e prosa letteraria. Collaborò sin dalla sua fondazione al Diari de Barcelona, contribuendo all'affermazione di una identità catalana disegnata da confini linguistici e ideali all'interno di una auspicata tensione paniberica che condivise con autori importanti di lingua castigliana della sua generazione, come Miguel de Unamuno e Francisco Giner de los Rìos. La sua opera infatti concorse, al di là di ogni appartenenza a scuola o temperie storica, alla fondazione di un immaginario mitico e collettivo di lingua e nazionalità catalane. La produzione poetica si compone di cinque raccolte: "Poesies" (1895), "Visions i Cants" (1900), "Les Disperses" (1904), "Enllà" (1906), "Seqüències" (1911), e numerose traduzioni di poeti, sia classici che contemporanei. Tra gli scritti in prosa si ricordano diversi epistolari di gran valore letterario e gli "Elogi", di cui si propongono oggi in traduzione i due che meglio esprimono la sua poetica civile, irrazionale, cristiana e redenzionista: l'"Elogio della parola" (1903), l'"Elogio della poesia" (1909). Il poeta, poco tradotto, e noto in Italia solo a un esiguo numero di lettori non ingenui, si spense nel 1911 nella città natale. Contiene il "Canto spirituale" tradotto da Lello Voce e un'introduzione di Francesco Ardolino.