Libri di G. Dolei
La società delle chiavi incrociate. Le opere che hanno ispirato «Grand Budapest Hotel». Con un'intervista a Wes Anderson
editore: Editoriale Jouvence
pagine: 285
Un'esistenza tormentata, sempre in fuga: Stefan Zweig è riuscito a sopravvivere a due guerre mondiali e alla furia antisemita,
La scuola tedesca dell'esilio. Riviste e letteratura della migrazione tedesca
editore: Artemide
pagine: 304
Il discorso critico avviato con "L'esperienza dell'esilio nel Novecento tedesco", riprende con il presente volume indagando specificamente la produzione affidata dagli esuli a riviste pubblicate fuori dalla Germania. Vengono così riproposti all'attenzione del pubblico odierno gli interventi appassionati di Heinrich Mann sulla "Neue Weltbühne"; il dibattito sull'Espressionismo ospitato dalla rivista 'moscovita' "Das Wort" con gli interventi di Lukàcs, Klaus Mann, Brecht e altri; la protesta di Klaus Mann contro la barbarie nazionalista lanciata sulle colonne della "Sammlung"; il dibattito attorno alla Migranten-Literatur pubblicato sulla rivista "Das Neue Tagebuch". Il tema dell'esilio viene quindi approfondito indagando la produzione specifica di autori del rango di Benjamin, Th.Mann, Anna Seghers e Carl Zuckmayer, senza trascurare le voci minori di Gabriele Tergit o di Ruth Klüger. Il volume dedica infine una sezione alla lirica generata dall'esilio, nonché un capitolo in cui si dà voce al linguaggio della migrazione contemporanea, che vede scrittori e scrittrici in transito dalla patria orientale alla scrittura in lingua tedesca.
L'esperienza dell'esilio nel Novecento tedesco
editore: Artemide
pagine: 216
Il tema della letteratura dell'esilio, come è noto, è centrale in tutta la cultura tedesca del Novecento: i più grandi artisti e scrittori furono costretti a questa amara esperienza dalle persecuzioni razziali e politiche. In questo primo volume ne discutono: Massimo Bonifazio, Vittoria Borsò, Franco Buono, Walter Busch, Anna Maria Carpi, Nadia Centorbi, Giuseppe Dolei, Nicoletta Gagliardi, Paola Gheri, Lucia Perrone Capano, Alessandra Schininà, Giusi Zanasi.
Nietzsche e il cristianesimo
di Karl Jaspers
editore: Marinotti
pagine: 141
Alla vigilia della seconda guerra mondiale uno dei più grandi filosofi del Novecento. Karl Jaspers, viene cacciato dall'Università di Heidelberg. dove insegnava, poiché marito di un'ebrea. Successivamente, seppur in condizioni di libertà vigilata, egli trova il coraggiosi pronunciarsi in due pubbliche conferenze su un tema assai spinoso quale il rapporto tra Nietzsche e il cristianesimo. Jaspers, consapevole del pericolo mortale cui va incontro la civiltà tedesca assoggettata al nazismo, vede quanto l'ideologia nazista può trovare terreno fertile in Nietzsche e, in particolare, nell'interpretazione strumentale della sua teoria del Superuomo. Perciò il suo discorso si concentra preliminarmente sulla necessità di leggere Nietzsche nel contesto generale della sua opera: non si può isolare un frammento nietzschiano e attribuirgli valore assoluto. Jaspers sottolinea il punto nodale della speculazione nietzschiana. Figlio di un pastore protestante. Nietzsche non ha fede nel cristianesimo: dichiara la morte di Dio e annuncia che l'uomo europeo è ormai entrato nell'epoca del nichilismo. Jaspers non si stanca però di ammonire: tanto compiaciuta è la critica nietzschiana al cristianesimo, altrettanto preoccupato è Nietzsche circa il futuro dell'uomo europeo dopo l'avvento del nichilismo. Il Superuomo dev'essere dunque un individuo capace di rinunciare all'illusione di Dio.