Libri di V. Vivarelli
Epistolario 1885-1889
di Friedrich Nietzsche
editore: Adelphi
pagine: 1358
Con questo quinto volume si conclude l'edizione italiana dell'Epistolario di Friedrich Nietzsche, e si può a buon diritto parlare di avvenimento editoriale. Mai come in questo caso, infatti, i testi offerti al lettore si rivelano preziosi per sfatare i pregiudizi, tanto radicati quanto infondati, e le manipolazioni più o meno dolose di cui Nietzsche è sempre stato, ed è tuttora, oggetto. Ed è impressionante notare, nelle lettere dell'ultimo periodo, come lo stesso filosofo sia consapevole del suo destino di pensatore frainteso: "... godo di una strana e quasi misteriosa considerazione da parte di tutti i partiti radicali (socialisti, nichilisti, antisemiti, cristiani ortodossi, wagneriani)". L'atto finale dell'Epistolario si apre a Nizza, città cosmopolita che Nietzsche elegge a suo "quartiere d'inverno". Sono i giorni in cui è costretto a far stampare la quarta parte di "Così parlò Zarathustra" privatamente, perché la ricerca di un nuovo editore si è rivelata assai problematica. Nietzsche oscilla tra un'amarezza che può tradursi in toni di sconforto e l'esaltazione per il "nuovo compito": quel pensiero dell'eterno ritorno che sente gravare su di lui "con il peso di cento quintali". Intanto la Germania gli si mostra sempre più lontana e ostile, climaticamente e culturalmente, e diventa pressoché totale la solitudine, prostrante ma indispensabile per adempiere al proprio fatum...
Nietzsche e gli ebrei
editore: Giuntina
pagine: 276
Il libro presenta, dopo due importanti saggi introduttivi di tipo filosofico e storico di Jacob Golomb e Andrea Orsucci, un'am
Lettere da Torino
di Friedrich Nietzsche
editore: Adelphi
pagine: 269
Se tutta la vita di Nietzsche ha un aspetto voraginoso, questo vale in misura suprema per l'ultimo periodo della sua attività di scrittore. In una effervescenza creativa senza precedenti, ogni testo annuncia un passaggio irreversibile, come se ciò che egli è stato fino a quel momento si preparasse a manifestarsi in una forma nuova. E parte essenziale di questi testi, che devono essere considerati come un corpo unico, sono le ultime lettere, scritte a Torino in un crescendo di euforia prima di perdersi per sempre nel silenzio. Ogni pagina è retta dallo stesso gesto: l'irrompere di una selvaggia teatralità, il presentarsi sulla scena raccogliendo nella forma più intensa tutto il proprio essere. Fino al culmine dei numinosi "biglietti della follia", inviati ad amici e potenti della terra e firmati "Dioniso" o "il Crocifisso", dove sembra riecheggiare l'intera opera di Nietzsche - e palesarsi una pratica a cui tutto il suo precedente pensiero doveva fatalmente condurre.