Marcos y marcos: Le Ali
Com'è passato il tempo. Poesie 1980-2020
di Marco Ferri
editore: Marcos y marcos
pagine: 218
"Ferri non ha mai perseguito una idea di sublime poetico ma, piuttosto, lo spettro di una verità quotidiana, personale, transe
Con la mia sete intatta. Tutte le poesie
di Ferruccio Benzoni
editore: Marcos y marcos
pagine: 399
Se si volesse tentare di redigere il catalogo della poesia del Novecento italiano, si tratterebbe d'un lavoro difficile, arduo
Poesia scelte (1953-2010)
di Luigi Di Ruscio
editore: Marcos y marcos
pagine: 320
"La sua scrittura si produce al crepuscolo in un appartamento della periferia di Oslo, nella stanza piena di carte in cui domi
La collaborazione
di Fabrizio Bajec
editore: Marcos y marcos
pagine: 106
"Ecco un libro aspro, tragico e necessario, tutto calato nel presente del lavoro e della civile o incivile convivenza, dove 'N
Il cane di Giacometti
di Stefano Raimondi
editore: Marcos y marcos
pagine: 104
"Da principio scelto come segno di miseria e solitudine, il cane mi pare disegnato adesso come spettro armonico, la linea dell
Maiser
di Fabiano Alborghetti
editore: Marcos y marcos
pagine: 238
"E dicendo di quell'uno / di quanti altri avrai parlato?": si chiude così il romanzo in versi di Fabiano Alborghetti, che mett
Un giorno della vita
di Orelli Giorgio
editore: Marcos y marcos
pagine: 221
Ripubblicato a più di cinquant'anni dalla prima edizione, 'Un giorno della vita' ha un sapore letterario del tutto originale
Transito all'ombra
di Gianluca D'Andrea
editore: Marcos y marcos
pagine: 110
Nervoso nella lingua e nello stile, nervoso nello sguardo che getta sulle cose, il 'Transito, all'ombra' di Gianluca D'Andrea procede lungo uno stretto crinale, lo spartiacque tra io e mondo, destino individuale e storia collettiva, estrema possibilità di rappresentare o narrare e verosimile impossibilità di trovare un senso, luce e buio, dovere di memoria e dimenticanza. Il Transito è movimento, divenire, talvolta persino epico, o pura caparbia vita che insiste e non vuole finire; ma l'ombra in cui avviene quella di un acquario in cui 'Passano le figure, inseguono gli eventi' e 'la giustizia si sposta nello stesso / luogo, si sgrana in tempi impercettibili'. Lo spazio e il tempo della raccolta hanno nomi e confini: l'Italia, tra Messina e Treviglio, il secondo Novecento e le sue crudeltà sottaciute; e tuttavia queste coordinate sfumano a tratti in altri tempi e in altri spazi più immani, biologici e geologici, se 'la terra è statica in milioni di anni senza noi, ci raggiunge e vomita'. È in un simile contesto tra disperazione e speranza, che la vicenda umana dantescamente 's'immilla'." (Fabio Pusterla)
Rubrica degli inverni
di Paolo Lanaro
editore: Marcos y marcos
pagine: 101
"Perché la poesia è un modo di vedere, / prima che di parlare, questo libro di Paolo Lanaro, sorta di Ulisse contemporaneo, acuisce la nostra vista, e ci propone, illuminate da un raggio struggente e desolato, una miriade di scene della vita, colte come istantanee nell'oggi o richiamate da un passato distante, in arguto dialogo con grandi modelli poetici. Ogni fotogramma è nitido, quasi palpabile; e insieme inquietante, se invita a indagare l'oscuro retroscena di tutto questo. Così l'attimo sfuma nel pensiero dell'eternità, il mondo fisico si schiude in un'ansia, il tempo trasforma ogni volto, ogni oggetto, ogni sogno, mentre con insistenza ora gioiosa ora dolente, come un silenzio di fondo che accompagna la parola, cade la neve, in mòccoli, in fiocchi, in boccoli. La varietà delle scene si trasforma in varietà espressiva, dando vita a una poesia che sa essere affabile e sperimentale, mossa e ilare anche nella disperazione." (Fabio Pusterla)
E io che intanto parlo. Poesie 1990-2015
di Anna M. Carpi
editore: Marcos y marcos
pagine: 238
"Il desiderio, e non la disperazione, sembra essere il motore della parola poetica. E il desiderio si configura prima di tutto in una sorti di nomadismo continuo, quasi picaresco: nomadismo spaziale e geografico, perché questa è anche una poesia in movimento, percorre l'Europa da Londra alle 'Fiandre fatali' a Mosca, oltrepassa gli Urali, si addentra nella Russia asiatica, giunge alla Siberia, nomadismo mai pago di nessuna meta e tutto teso al suo nervoso movimento di scoperte e ripartenze, delusioni e nuovi slanci; ma anche nomadismo temporale e culturale, che consente all'autrice di spostarsi velocemente dall'oggi al passato più o meno distante (dalla Guerra dei Trent'anni, poniamo, a Stalingrado), dialogando con personaggi scomparsi e con maestri defunti, e di chiamare a sé, come compagni di strada, i nomi più cari e più distanti. Però il nomadismo investe più sotterraneamente la stessa parola, il suo costante essere in movimento attraverso il ritmo e la sintassi: ritmo e sintassi piani, comprensibili, persino tradizionali (come il ricorso alle misure canoniche, alle rime), argini necessari e voluti per indirizzare il flusso del desiderio che percorre le sillabe, trasformando ogni singola parola in accampamento provvisorio, in 'parola-tenda', il 'Zelt-wort' di Paul Celan esplicitamente ricordato in 'Compagni corpi'." (dall'introduzione di Fabio Pusterla)