Adelphi: Collezione Il ramo d'oro
Esodo. La rivoluzione del mondo antico
di Jan Assmann
editore: Adelphi
pagine: 428
Fra le grandi narrazioni che hanno accompagnato la storia dell'uomo, quella dell'Esodo dall'Egitto è senza dubbio una delle pi
Medio evo del diritto. Le fonti
di Francesco Calasso
editore: Adelphi
pagine: 655
«"Medio evo del diritto", come titolo di un'opera di storia, può forse saper di astrattezza e ha bisogno di essere giustificat
L'anello della verità
di Wendy Doniger
editore: Adelphi
pagine: 397
Perché sesso e gioielli sono così spesso correlati? Perché gli anelli si insinuano di continuo nelle storie di amore e tradime
Danze e leggende dell'antica Cina
di Marcel Granet
editore: Adelphi
pagine: 570
«Tutte le dinastie iniziano con un sacrificio» scrive Granet in un passo cruciale di questo libro, dove, forzando le «segrete
I riti di caccia dei popoli siberiani
di Eveline Lot Falck
editore: Adelphi
pagine: 227
«La caccia, in Siberia, è una questione di vita o di morte, uno scontro inesorabile tra l'uomo e le potenze invisibili che dom
Storia notturna. Una decifrazione del sabba
di Carlo Ginzburg
editore: Adelphi
pagine: 459
Voli notturni verso luoghi solitari, rapporti sessuali con il demonio, orge e infanticidi, profanazione della croce e dei sacr
La tenebra divina. Saggi di metafisica
di Ananda K. Coomaraswamy
editore: Adelphi
pagine: 512
Questo secondo volume di saggi, che appare dopo "II grande brivido", raduna scritti che rappresentano il vertice del pensiero
Il germe d'oro. Un'introduzione al simbolismo indiano
di F.D.K. Bosch
editore: Adelphi
pagine: 402
Muovendo dallo studio dei rilievi del prodigioso tempio giavanese di Barabudur (IX secolo), Bosch ci accompagna, attraverso un
Il male primordiale nella Qabbalah. Totalità, perfezionamento, perfettibilità
di Moshe Idel
editore: Adelphi
pagine: 411
I primi versetti della "Genesi" costituiscono da sempre un'arena di scontro per esegeti, filosofi e mistici. Tutto ruota intorno all'oggetto d'indagine della teodicea, quella branca della teologia che studia l'origine del male: si tratta di una realtà presente nella creazione e addirittura in Dio? Preesiste al bene, così come le tenebre preesistono alla luce? È una scorza dura che protegge un frutto succoso dagli attacchi di chi lo vuole distruggere? In antichi testi ebraici si legge che Satana fu il primogenito di Dio, o che il primogenito di Adamo, Agrimas, potenza primordiale malvagia, prese in moglie una lilit, una demonessa, la quale gli generò novecentomila figli che avrebbero invaso il mondo e imposto la loro supremazia se non fosse intervenuto Matusalemme a sterminarli con una spada magica. La storia della generazione del male da un principio positivo appare già nel IX secolo in un passo del vescovo Agobardo di Lione, dove si attribuisce agli ebrei la credenza in un Dio il quale, seduto sul suo trono sorretto da quattro bestie in una sorta di grande palazzo, "fa pensieri superflui e vani che, data la loro inanità, si trasformano in demoni" - una formulazione destinata a riverberarsi in molte forme della tradizione cabbalistica medioevale. Basandosi sull'analisi di testi perlopiù ignoti, ignorati o fraintesi dalla ricerca contemporanea, Moshe Idel indaga in pagine dense e coinvolgenti i processi che portarono all'adozione nel giudaismo di tradizioni dualistiche iraniche o gnostiche e all'elaborazione di gerarchie ontologiche in cui i due princìpi opposti di bene e male sono comunque intesi come entità subordinate al loro creatore. E solo di rado il male appare in forme diaboliche, perché in fondo esso deve la sua vitalità alle scintille di Dio che vi si trovano incluse, senza le quali sarebbe incapace di agire o addirittura di esistere.
Il retaggio della Mesopotamia
di Stephanie Dalley
editore: Adelphi
pagine: 345
Grazie alla scoperta delle rovine di Ninive e Ur, nel XIX secolo, e alla nascita dell'assiriologia, la nostra capacità di comprendere la civiltà mesopotamica è radicalmente mutata: se le fonti greche ed ebraiche si limitavano a tramandare una costellazione di personaggi leggendari quali Semiramide, Sardanapalo, Nino e Nabucodonosor descritti come tiranni feroci, conquistatori spietati e inclini all'eccesso , appare ora evidente che la cultura mesopotamica è stata davvero, nelle parole di Stephanie Dalley, la culla "della nostra civiltà urbana fondata sulla scrittura". Intervenendo in un dibattito ancora aperto, la Dalley analizza scrupolosamente gli innumerevoli lasciti architettonici, linguistici, religiosi e culturali assiro-babilonesi, e ci rivela il fondamentale impatto della civiltà mesopotamica sul mondo antico (mediterraneo e orientale) sino alla diffusione dell'Islam. Basti pensare alle analogie tra testi mesopotamici e brani biblici, spiegabili, secondo la Dalley, sulla scorta delle scuole scribali: "Quando gli ebrei crearono quel prodotto unico e irripetibile della loro cultura che è la Bibbia, nonché le loro caratteristiche istituzioni, essi si basarono sulle venerande tradizioni esportate dai loro vicini d'Oriente, più antichi, più ricchi e più potenti". Con un saggio di David Pingree.
Gli indù
di Doniger Wendy
editore: Adelphi
pagine: 872
Attingendo alle opere somme della letteratura sanscrita - i Veda, i grandi poemi epici, i testi tantrici e puranici - ma anche
Figure del mito
di James Hillman
editore: Adelphi
pagine: 363
"Il mio tentativo è quello di mostrare come l'antichità possa essere rilevante per la vita della psiche e come la vita psichica possa rivitalizzare l'antichità" afferma Hillman in uno dei saggi raccolti in questo denso volume, in cui alcune figure del mito greco sono riconnesse alla storia e alla vita quotidiana: da Dioniso - prendendo le mosse dalle intuizioni di Nietzsche e di Jung - ad Atena, che troviamo "al cuore del mito del progresso della civiltà occidentale"; dal motivo mitologico dell'abbandono del bambino, "realtà psicologica permanente", a Marte, ispiratore di quell'"amore nella guerra e per la guerra che è più forte della vita"; dal titanismo dell'epoca presente, responsabile dell'"anestesia psichica" che è il contrassegno della nostra civiltà, a un Edipo reinterpretato nel quadro di "una revisione archetipica della psicologia del profondo". E poi Afrodite, Estia, Era, Ermes, Oceano, Orfeo, Apollo, in un percorso affascinante attraverso le fibre più intime della nostra civiltà e della nostra psiche. Con le parole dello stesso Hillman, ancora: "La 'Wirksamkeit' del mito, la sua realtà consistono precisamente nel potere che gli è proprio di conquistare e influenzare la nostra vita psichica. I Greci lo sapevano molto bene, per questo non conobbero una psicologia del profondo e una psicopatologia, contrariamente a noi. Loro avevano i miti. Mentre noi non abbiamo miti veri e propri - solo una psicologia del profondo e una psicopatologia.