Libri di Carlo Ginzburg
I benandanti. Stregoneria e culti agrari tra Cinquecento e Seicento
di Carlo Ginzburg
editore: Adelphi
pagine: 311
Nel leggere le testimonianze di questi contadini friulani, uomini e donne, vissuti tra '500 e '600, si è afferrati, come lo fu
Il giudice e lo storico. Considerazioni in margine al processo Sofri
di Carlo Ginzburg
editore: Quodlibet
pagine: 176
Il 12 dicembre 1969 scoppia la bomba di piazza Fontana a Milano
Giochi di pazienza. Un seminario sul «Beneficio di Cristo»
editore: Quodlibet
pagine: 304
È il resoconto di uno studio sul testo religioso più famoso e discusso del Cinquecento italiano: il Beneficio di Cristo
Il formaggio e i vermi. Il cosmo di un mugnaio del '500
di Carlo Ginzburg
editore: Adelphi
pagine: 269
Pubblicato per la prima volta nel 1976, «Il formaggio e i vermi» ritorna con una postfazione
Occhiacci di legno. Dieci riflessioni sulla distanza
di Carlo Ginzburg
editore: Quodlibet
pagine: 296
«Tutto il mondo è paese non vuol dire che tutto è uguale: vuol dire che tutti siamo spaesati rispetto a qualcosa e a qualcuno»
Nondimanco. Machiavelli, Pascal
di Carlo Ginzburg
editore: Adelphi
pagine: 242
Machiavelli, Pascal: un accostamento inatteso, per più versi sorprendente
Storia notturna. Una decifrazione del sabba
di Carlo Ginzburg
editore: Adelphi
pagine: 459
Voli notturni verso luoghi solitari, rapporti sessuali con il demonio, orge e infanticidi, profanazione della croce e dei sacr
Centro e periferia nella storia dell'arte italiana
editore: Officina libraria
pagine: 164
«In un'età di imperialismi e di subimperialismi, in cui anche le bottiglie di Coca-Cola si configurano come segno tangibile di
Paura, reverenza, terrore
di Carlo Ginzburg
editore: Adelphi
pagine: 311
Siamo circondati, sommersi dalle immagini. Dagli schermi dei computer e degli apparecchi televisivi, dai muri delle strade, dalle pagine dei giornali, immagini d'ogni genere ci seducono, ci impartiscono ordini (compra!), ci spaventano, ci abbagliano. Questo libro ci invita a guardare le immagini lentamente, attraverso alcuni esempi, notissimi e meno noti: Guernica, il manifesto di Lord Kitchener con il dito puntato verso chi guarda, il Marat di David, il frontespizio del Leviatano di Hobbes, una coppa d'argento dorato con scene della conquista del Nuovo Mondo. Immagini politiche? Sì, perché ogni immagine è, in un certo senso, politica: uno strumento di potere. Siamo soggiogati da menzogne di cui noi stessi siamo gli autori, ha scritto Tacito e sono parole indimenticabili. È possibile infrangere questo rapporto?
Il filo e le tracce. Vero, falso, finto
di Carlo Ginzburg
editore: Feltrinelli
pagine: 337
Questo libro esplora il mutevole rapporto tra verità storica, finzione e menzogna attraverso una serie di casi. Contro la tendenza dello scetticismo postmoderno a sfumare il confine tra narrazioni di finzione e narrazioni storiche in nome dell'elemento costruttivo che le accomuna, il rapporto tra le une e le altre viene visto in questo libro come una contesa per la rappresentazione della realtà. Scavando dentro i testi, contro le intenzioni di chi li ha prodotti, si possono far emergere voci incontrollate: per esempio quelle delle donne o degli uomini che, nei processi di stregoneria, si sottraevano agli stereotipi suggeriti dai giudici. Nei romanzi medioevali si possono rintracciare testimonianze storiche involontarie su usi o costumi, isolando all'interno della finzione frammenti di verità: una scoperta che oggi ci sembra quasi banale, ma che aveva un suono paradossale quando verso la metà del Seicento, a Parigi, venne formulata per la prima volta esplicitamente. Realtà, immaginazione, falsificazione si contrappongono, s'intrecciano, si alimentano a vicenda. Gli storici, scriveva Aristotele, parlano di quello che è stato (del vero), i poeti di quello che avrebbe potuto essere (del possibile). Ma il vero è il punto d'arrivo, non un punto di partenza. Gli storici (e, in modo diverso, i poeti) fanno per mestiere qualcosa che è parte della vita di tutti. Districare l'intreccio di vero, finto e falso che è la trama del nostro stare al mondo.
Rapporti di forza. Storia, retorica, prova
di Carlo Ginzburg
editore: Feltrinelli
pagine: 161
Le discussioni sul metodo storico toccano oggi temi non limitati ai soli addetti ai lavori. La riduzione della storiografia a retorica, alimentata dallo scetticismo postmoderno, si è incontrata con le posizioni politiche dei movimenti basati su identità etniche o di genere. Chi ha rivendicato la parzialità della conoscenza storica lo ha fatto richiamandosi all'analisi della conoscenza in termini di potere proposta da Foucault, oppure all'idea che la versione del passato destinata a prevalere sia quella retoricamente più efficace. Entrambe le prospettive derivano da Nietzsche: più precisamente, sostiene Carlo Ginzburg, dalla lettura, elaborata negli anni settanta, di un inedito giovanile di Nietzsche in cui la nozione di verità era ricondotta a una dimensione retorica. Alla retorica di Nietzsche, riecheggiata dai suoi epigoni odierni, Ginzburg contrappone un'altra retorica, quella fondata da Aristotele e trasmessa da Quintiliano a Lorenzo Valla. Al centro di questa tradizione c'è il nesso tra retorica e prova, qui illustrato attraverso l'analisi di una pagina poco nota e di una pagina famosa: la denuncia del colonialismo europeo che un gesuita francese del Settecento attribuì al capo di una rivolta indigena, e lo spazio bianco dell'educazione sentimentale in cui Proust vide il culmine dell'intera opera di Flaubert.
Occhiacci di legno
Nove riflessioni sulla distanza
di Ginzburg Carlo
editore: Feltrinelli
pagine: 230
Tutto il mondo è paese non vuol dire che tutto è uguale: vuol dire che tutti siamo spaesati rispetto a qualcosa e a qualcuno