Il mulino: XX secolo
Il nemico tedesco. Scritti e rapporti riservati sulla Germania nazista (1943-1945)
editore: Il mulino
pagine: 560
I testi raccolti in questo volume costituiscono un ampio contributo sulla Germania nazista della cosiddetta Scuola di Francoforte. Durante le fasi cruciali del secondo conflitto mondiale, in qualità di analisti dell'Office of Strategie Services, Franz Neumann, Herbert Marcuse e Otto Kirchheimer spiegano alle autorità politiche e militari statunitensi le caratteristiche fondative e le trasformazioni interne del "nemico" tedesco; proponendo al tempo stesso un progetto complessivo di ricostruzione genuinamente democratica della Germania post-nazista. Rimasti a lungo nascosti tra gli archivi di Stato statunitensi, questi documenti ci consegnano preziosi, inediti e innovativi materiali per la comprensione del fenomeno nazista e uno dei pochi tentativi di fare della "teoria critica" una prassi che opera nella temperie del presente.
L'evoluzione attuale del regime rappresentativo. Cinque risposte a un'inchiesta dell'Union Interparlementaire
editore: Il mulino
pagine: 151
Il 1928, anno della pubblicazione di questi scritti, è un punto di non ritorno per la storia della vecchia Europa: i regimi bolscevico e fascista proiettano ombre sinistre sul suo sistema politico proprio quando una crisi economica di proporzioni inimmaginabili incombe all'orizzonte. Del baratro che si sta aprendo, i cinque autori non hanno piena consapevolezza, né avrebbero potuto averla, ma emerge già qualche illuminato sentore. Gaetano Mosca si chiede "se vi sia una crisi del regime parlamentare, quali siano i sintomi di questa crisi, quali ne siano le cause e quali finalmente i rimedi". La crisi dello Stato "moderno" implosa con la Grande Guerra; la sua riorganizzazione economica, amministrativa e, soprattutto, politica: i dilemmi della rappresentanza; il ruolo delle classi medie e il problema delle competenze nelle moderne società di massa. Sono alcune delle questioni con cui la classe politica occidentale degli anni Venti è chiamata con urgenza a confrontarsi. L'Union interparlementaire raccolse quella sfida e si rivolse a cinque studiosi di diritto pubblico e costituzionale. Se ne ripropone qui, per la prima volta in lingua italiana, il prezioso contributo.
Una rivoluzione mancata
di Camillo Pellizzi
editore: Il mulino
pagine: 286
Così scrive, nel 1949, Camillo Pellizzi, volgendosi indietro a riflettere sul fallimento dell'esperienza corporativa: la risposta che il fascismo - cui Pellizzi aveva aderito sin dalla prima ora - aveva creduto di poter dare alla crisi della democrazia borghese liberale, e al "mondo nuovo" che, con l'avvento della società industriale di massa, segnava il XX secolo. Su quell'esperienza Pellizzi riflette in solitudine - il fascismo è per lui una storia conclusa, e si è ritirato dalla politica - e riflette da sociologo. Intellettuale alto, di respiro europeo, Pellizzi aveva scelto la risposta del fascismo e si era impegnato attivamente nella politica operativa e culturale del regime; condividendone il progetto di un nuovo ordine sociale che attraverso l'ipotesi organicistica e organizzativa incarnata nelle corporazioni - avrebbe dovuto nelle intenzioni attuare una maggiore giustizia distributiva, una più forte energia ed efficienza di governo, una valorizzazione, nella cosa pubblica, delle competenze delle élites intellettuali, l'aristocrazia del pensiero, i nuovi managers. Sappiamo cosa accadde. Questo volume - testimonianza diretta, lucida, incisiva, di chi quell'avventura visse dall'interno - analizza le ragioni di un fallimento storico. Un documento da non ignorare, che la collana XX Secolo, sottraendolo al paradossale silenzio che lo ha circondato, offre, ripubblicato con una attenta introduzione di Mariuccia Salvati, al lettore odierno.
Terrorismo e società. Il pubblico dibattito in Italia e in Germania negli anni Settanta
di Marica Tolomelli
editore: Il mulino
pagine: 295
Gli anni di piombo. Così restano scolpiti nella memoria collettiva, in Italia e in Germania, gli anni Settanta. Il decennio in cui uno scenario sociale, e politico, si capovolge: dalle speranze e dalle aspirazioni collettive culminate nel Sessantotto alla collettiva disillusione che ne segue, e che vedrà qualcuno prendere la via oscura e tendenzialmente solitaria della lotta armata. Nel clima di tensione di quegli anni si addentra questo volume attraverso una rigorosa ricostruzione di contesto e di eventi, e una complessiva rivisitazione del pubblico dibattito che essi inevitabilmente provocarono. L'analisi delle fonti italiane e tedesche dell'epoca disegna analogie e differenze della lotta armata clandestina nei due paesi. Analogie nelle finalità e nelle forme d'azione, differenze nel terreno d'origine, nel radicamento sociale, nella dimensione politica. Ma del tutto simile è l'angoscia che due giovani democrazie provarono di fronte a una sfida la cui posta era alta. Il volume dà conto del dibattito che da quella tensione scaturì, della percezione sociale del terrorismo, e della riflessione critica che ne venne.
Il partito fascista italiano al potere. Uno studio sul governo totalitario
di Dante L. Germino
editore: Il mulino
pagine: 276
Il primo studio sul partito fascista italiano pubblicato dopo la fine della seconda guerra mondiale compare nel 1959: ne è autore l'americano Dante Lee Germino. Passata allora inosservata all'attenzione della storiografia italiana, la ricerca di Germino viene nei decenni successivi riscoperta come opera fondamentale per lo studio del partito di massa nei regimi totalitari. Una riscoperta preziosa anche per la ricchezza delle fonti e dei dati che l'autore indaga ed elabora: l'ampio corpus degli Atti del Partito nazionale fascista, fonti legislative, dati statistici, stampa e pubblicistica dell'epoca. Dall'esame diretto delle fonti, che nei suoi esiti connota il volume di una notevole valenza storiografica e sociologica, emerge netta la natura del partito come "un'istituzione senza precedenti", "un ordine", "una chiesa", "un esercito": che, affiancato dagli altri organi di massa del regime, controlla e pervade in modo tentacolare l'intero corpo sociale. Ruolo cruciale dell'apparato, centralità della classe politica proveniente dal partito nel processo decisionale dello stato, intreccio fra istruzione statale e organizzazioni giovanili del partito, perfezionamento delle tecniche di propaganda e uso sistematico del controllo totalitario sui mezzi di comunicazione di massa: questi gli elementi essenziali su cui si incentra il fuoco dell'analisi di Germino.
L'uomo delinquente studiato in rapporto all'antropologia, alla medicina legale ed alle discipline carcerarie
di Lombroso Cesare
editore: Il mulino
pagine: 437
Nel 1876 Cesare Lombroso pubblica la prima edizione dell'"Uomo delinquente studiato in rapporto all'antropologia, alla medicin
Il «popolo dei morti». La Repubblica Italiana nata dalla guerra (1940-1946)
di Leonardo Paggi
editore: Il mulino
pagine: 309
Durante i lavori dell'Assemblea costituente Piero Calamandrei affermò che nel "popolo dei morti", ossia nell'eccezionale tributo di vite umane pagato alla seconda guerra mondiale, si doveva scorgere la più importante fonte di legittimazione della rinata democrazia italiana ed europea. Muovendo da questa prospettiva, il volume di Leonardo Paggi descrive il passaggio alla Repubblica come uno svolgimento storico più corale, e anche più contraddittorio, di quello solitamente prospettato dalla tradizione antifascista, che accentua il ruolo preminente della resistenza armata. Ne viene una articolata, incisiva ricostruzione storica della transizione alla democrazia, che si sofferma anzitutto sulla violenza dei bombardamenti angloamericani, fino ad oggi taciuta nel rispetto del paradigma della "guerra giusta", e sui suoi effetti politici di breve e lungo periodo. Con inedita documentazione di archivio viene poi messo in luce il nuovo senso dei diritti che si diffonde tra le popolazioni più duramente colpite dallo stragismo nazifascista. Paggi respinge inoltre la tesi di un diffuso trasformismo degli intellettuali italiani, rileggendo con sottile sensibilità il ruolo di rottura che la guerra assume nell'opera di Piero Calamandrei e di Eugenio Montale. Ne risulta nitidamente smentita l'immagine di passività suggerita dalla teoria revisionista della "zona grigia", secondo la quale all'8 settembre avrebbe fatto seguito una sorta di sospensione nella coscienza di sé del popolo italiano.