Libri di Alfred Jarry
L'oggetto amato. Testo francese a fronte
di Alfred Jarry
editore: La Vita Felice
pagine: 224
Negli ultimi anni della sua vita, Alfred Jarry tornò al suo primo amore con una serie di operette buffe che portarono a conseg
Almanacco illustrato di padre Ubu
di Alfred Jarry
editore: Castelvecchi
pagine: 80
Paradosso e provocazione segnano tutta l'opera di Alfred Jarry, autore capace di sovvertire le convenzioni letterarie e artist
Acrobazie in bici
di Alfred Jarry
editore: Bollati Boringhieri
pagine: 101
Avido di esercizio fisico e di nuove sensazioni, Alfred Jarry - che divideva la stanza con l'adorata, e mai pagata, Clément luxe 96 - ci offre qui un'inedita lettura ispirata a una passione lontana tanto dalla competizione quanto dal cicloturismo, ai quale oppone "l'emozione della velocità nel sole e nella luce", la possibilità di "catturare nel minor tempo possibile, in un rapido drenaggio, forme e colori lungo strade e sentieri sterrati". E ci mostra i suoi protagonisti - Gesù in derapata sul Golgota, Issione attaccato alla ruota per l'eternità, l'acrobata dei velodromi - dediti, in sella a una bicicletta appunto, all'unico sforzo che per lui importava veramente: la ricerca d'assoluto.
Ciclismo patafisico
di Alfred Jarry
editore: Shake
pagine: 140
A fine Ottocento, l'invenzione della bicicletta rivoluzionò, ancor più del treno, i trasporti di massa e la società stessa. Primo vero mezzo meccanico di trasporto individuale, poté garantire una libertà di movimento e d'azione negata per secoli all'uomo comune, a quell'"uomo della strada" che fino ad allora di strada ne aveva fatta ben poca. La bicicletta rappresentò per protofuturisti come Jarry l'incarnazione dell'"uomo-macchina", uno "steam-cyborg" a pedali in cui gambe, telaio e manubrio si fondevano perfettamente in un prodigioso miracolo tecnico-atletico. Il giornalista Giffard, uno degli inventori del Tour de France, profetizzò giustamente il declino del cavallo e l'avvio di una nuova era. Ma la bicicletta fu anche l'inizio della liberazione della donna. Telaio e pedali le concessero il privilegio dei pantaloni, entusiasmando Stéphane Mallarmé e allarmando il pioniere della sessuologia ciclotrasportata Ludovic O'Followell sui pericoli presentati dall'eccitante sellino e dal suo continuo sfregamento. E rappresentò anche un modo per appropriarsi del paesaggio urbano e agreste, come ci raccontano sia Jarry sia Zola e Clemenceau, nelle loro nostalgiche narrazioni di idilliache pedalate sul pavè parigino o sulle polverose strade di una Francia non ancora assalita dall'asfalto.
Ubu sulla collina. Testo francese a fronte
di Alfred Jarry
editore: A & B
pagine: 104
Deformazione grottesca del dramma, parodia buffa e bouffonne, rappresentazione spietata della borghesia capitalista, nazionali