Libri di Andrej Belyj
Il colombo d'argento
di Andrej Belyj
editore: Fazi
pagine: 378
Una torrida mattina di Pentecoste, immerso nella luce che indora il paesaggio agreste della Russia prerivoluzionaria, un giova
Pietroburgo
di Andrej Belyj
editore: Adelphi
pagine: 384
Pietroburgo, 1905. La città è sconvolta dalla tempesta sociale, si moltiplicano i comizi, gli scioperi, gli attentati. Il giovane Nikolaj Apollonovic, che si è incautamente legato a un gruppo rivoluzionario, entra in contatto con Dudkin, nevrotico terrorista nietzscheano, il quale gli affida una minuscola bomba. E il provocatore Lippancenko, doppiogiochista al servizio della polizia zarista e al contempo dei rivoluzionari, gli rivela qual è il suo compito: dovrà far saltare in aria il senatore Apollon Apollonovic, abietto campione dell'assurdità burocratica. Suo padre. È intorno a questo rovente nucleo narrativo che si snodano le vicende surreali e grottesche di "Pietroburgo", unanimemente considerato il capolavoro romanzesco del simbolismo russo. Dove la vera protagonista è tuttavia la "Palmira del Nord": una Pietroburgo maestosa e geometrica solo all'apparenza, edificata su un labile terreno palustre i cui miasmi sgretolano le possenti architetture, le cui brume sfaldano e decompongono ogni comparsa che striscia lungo i vicoli fiocamente illuminati, tra bettole ammuffite e palazzi scrostati. I sommovimenti di inizio secolo, preludio di future tragedie, l'ululato del vento che si incanala lungo le gole del libro, il demoniaco colore giallo dei comizi gremiti di una folla in trance: ogni cosa è in preda a una malefica possessione, che Belyj filtra attraverso la lanterna magica delle immagini.
La corona di fuoco. Poesie scelte
di Andrej Belyj
editore: Medusa Edizioni
pagine: 213
Andrej Belyj, uno dei vertici del simbolismo russo, amico di Ivanov e di Florenskij, è ancora troppo poco conosciuto dal pubblico italiano. Questo volume presenta una scelta di circa cinquanta testi poetici che compongono un distillato lirico fra i più alti nella storia della poesia del Novecento. Sullo sfondo del decadentismo europeo, della Grande Guerra, della rivoluzione bolscevica, mentre il mondo è in ebollizione, Belyj mette in campo Argonauti, centauri e giullari; macina colori e suoni, oro, azzurro, porpora, fruscii, sibili, sciabordii d'acque e musica: un impasto poetico intriso di misticismo, che compone quella che Belyj stesso chiamava "melodia dell'insieme". Scrive Giuseppina Giuliano nella Postfazione: "La sua "filosofia dell'unità assoluta", la teoria del ricongiungimento dell'umano e del divino, il ristabilimento dell'armonia universale attraverso il regno della "Sofia" si traducono nell'opera di Belyj in cangianti spoglie di "Eterno Femminino". Convinto che il mondo sia governato dal dualismo, Belyj cerca attraverso la poesia di trovare il punto di incontro tra gli opposti principi dell'esistenza. Questo poeta-cantore, lungo la sua vita nasconde dietro una serie variegata di maschere il suo vero volto, perché "da sotto la maschera del visibile si spalanca l'invisibile"."
Glossolalia. Poema sul suono
di Andrej Belyj
editore: Medusa Edizioni
pagine: 106
Scritto nel 1917, al ritorno di Belyj da Dornach (Svizzera), dove il poeta si trovava come allievo dell'antroposofo Rudolf Steiner, il poema illustra i quattro giorni della creazione dei suoni: il giorno di Saturno, del Sole, della Luna e della Terra, con l'intento di sostenere con argomentazioni poetiche l'affinità etimologica di alcune delle parole basilari per l'uomo (terra, cielo, sole...) nelle lingua appartenenti al ceppo indoeuropeo.