Libri di Antonio De Simone
Il destino del presente. Storia, tempo e vita. Simmel e noi
di Antonio De Simone
editore: Mimesis
pagine: 324
Nel nostro presente il rapporto tra filosofia e storia, tra storia della filosofia e filosofia della storia, tra tempo della s
Metropoli e fotografia. Da Simmel a Benjamin e oltre. Costellazioni filosofiche
di Antonio De Simone
editore: Mimesis
pagine: 238
In "Metropoli e fotografia", Antonio De Simone in un originale intrico narrativo, critico e interpretativo, ci offre un docume
Amor vitae. Stili e forme dell'arte nell'estetica di Georg Simmel
di Antonio De Simone
editore: Mimesis
pagine: 312
In questo libro di Antonio De Simone, come si può leggere, nei confronti di Simmel occorre constatare in primo luogo che la su
La via dell'anima. Simmel e la filosofia della cultura
di Antonio De Simone
editore: Meltemi
pagine: 2016
Definito da Friedrich H.Tenbruck come '"doctor utriusque' della realtà", Georg Simmel è unanimemente considerato nella contemporaneità uno dei crocevia , obbligati di riferimento per lo studio del ruolo della cultura nell'azione umana, non solo per il rapporto che intrattiene con la struttura sociale ma anche per la comprensione delle forme della vita individuale. Simmel, in modo singolare, come ha detto Jürgen Habermas, si presenta a noi come Zeitdiagnostiker, "diagnostico dell'epoca" moderna, ovvero come "il critico della cultura" che ci è "nel contempo vicino e distante". Nella sua opera il filosofo di Berlino ha sviluppato un'originale e complessa filosofia della cultura che poggia su una diagnosi del conflitto della cultura moderna tutto esemplato, nella matrice ontologica che pervade l'inquieto vìncolo dell'umano, sulla tragica e lacerante contraddizione (non mediabile) che segna, nel suo fluire dinamico, la Vita nella lotta contro le Forme che ineludibilmente la oggettivano, la manifestano e la cosalizzano. La separazione tra soggettivo e oggettivo segna alternativamente la 'crisi', la 'tragedia' o la 'patologia' della cultura nel conflitto della modernità, le cui propaggini si riflettono in modo vistoso anche nel mondo globale contemporaneo dominato dalla frammentazione e nel quale è difficile erogare un surplus di senso e di significato che sappia eliminare la frequente denutrizione intellettuale e affettiva degli individui. Un mondo nel quale, come diceva paradossalmente Simmel, "tutto è interessante, nulla è più significativo". Un siècle après, come sostiene Antonio De Simone in "La via dell'anima", la diagnosi simmeliana e la sua filosofia della cultura permangono, intempestivamente, ancora in tutta la loro problematica e cogente 'attualità'.
L'arte del conflitto. Politica e potere da Machiavelli a Canetti
di Antonio De Simone
editore: Mimesis
pagine: 634
Una storia della filosofia politica o una storia filosofica della politica da Machiavelli a Canetti e oltre. O l'una o l'altra, anzi l'una e l'altra insieme. Un percorso che attraversa criticamente la tradizione occidentale del pensiero filosofico e politico moderno e contemporaneo che ha interrogato, nella storia, l'ineffabile intreccio che lega, tra vita e politica, il conflitto e il potere nelle sue espressioni più paradigmatiche che incarnano l'inquieto vincolo dell'umano. Ragione e giudizio non bastano per comprendere nella logica e nella metamorfosi del vivente che ruolo giocano il conflitto e il potere. Il conflitto c'è ed è pervasivo antropologicamente della condizione umana, agonica, antagonistica e contingente. Esso abita la dimensione intersoggettiva che caratterizza i fenomeni e i processi biopolitici, economici, culturali e normativi. Storicamente nessuna società ha neutralizzato il conflitto, perché esso è immanente alla struttura sociale. La vita non può che esprimersi in forme che la contraddicono in una struttura dialettica che affonda le proprie radici nella realtà, anche nei momenti tragici della storia in cui si esprime acutamente la massima lacerazione dell'essere. Gli umori e gli interessi permeano l'arte del conflitto e l'agire politico nella passionale ambiguità umana, in cui la contraddizione è limite e sostanza della verità, vissuta solo nel frammento dell'esperienza dove il cerchio infinito dell'inquietudine...
Alchimia del segno. Rousseau e le metamorfosi del soggetto moderno
di Antonio De Simone
editore: Mimesis
pagine: 202
Nello scenario della cultura contemporanea l'"inquiétante étrangeté" della scrittura di Jean-Jacques Rousseau rimane ancora un problema. Cifra e traccia della complessità reale della soggettività moderna, la scrittura rousseauiana, pur nelle sue irresolubili antinomie filosofico-politiche e nella sua prorompente e vibrante tensione autobiografica, ontologica ed etica, si pone progettualmente come destinata a oltrepassare l'ostacolo tra verità, apparenza e menzogna e fra teoria, filosofia e letteratura, dimostrando, nel suo stesso farsi, quanto sia complesso l'intreccio di filosofia, politica e vita con i modi della loro espressione. Eccentrico, rispetto ai percorsi segnati dalle mappe del sapere filosofico classico, l'itinerario della scrittura di Rousseau si insinua negli interstizi del reale, nelle pieghe dell'immaginario, nelle metafore vissute, nella semantica dei tempi storici e politici, nei campi di un sapere-pensare post-cartesiano. C'è un Rousseau errante che, a causa delle sue vicende personali, biografiche, viaggia alla ricerca delle condizioni più favorevoli per vivere la propria individuale esistenza. Nella dimensione errante non si iscrive soltanto la personale esperienza di Jean-Jacques, ma prende corpo, nel labirinto della scrittura, il viaggio "pericoloso", solitario e immaginario della riflessione che pervade l'intera sua oeuvre. C'è, infine, il viaggio che, dopo Rousseau, è stato fatto compiere al suo pensiero attraverso una continua riappropriazione e riscrittura...
Il soggetto e la sovranità. La contingenza del vivente tra Vico e Agamben
di Antonio De Simone
editore: Liguori
pagine: 257
Inoltrarsi nei sentieri filosofici - tra Vico e Agamben - per sondare la contingenza del vivente che segna il rapporto tra il soggetto e la sovranità, è l'obiettivo di questo libro di Antonio De Simone. In esso il filosofo dell'ateneo urbinate riflette su ciò che di-svela nella storia la cifra dell'"umana politicità" e della mondanizzazione del soggetto. Egli rilegge, oltre "la linea del presente" (Esposito), il legame tra soggetto e desiderio, tra signoria e servitù, mondo umano e storia, tra vita, conflitto e politica, società opaca e democrazia, tra umano e non-umano animale, un legame non concepito come gerarchicamente dato da una eccezione sovrana esterna del potere, intriso di trascendenza. Ogni decostruzione critica del soggetto sa che esso "non è mai dato (alla conoscenza)", ma deve "essere trovato" (Badiou): perciò occorre ancora fare i conti (anche attraverso e oltre Kojève) con la "Darstellung" hegeliana del soggetto, con i luoghi del soggettivo che marcano le condizioni di emergenza di un soggetto trascinato dal mutamento del proprio sé, frammentario, diversificato, contingente, fallibile, che spesso non è ciò da cui si parte ma ciò a cui si arriva, che non è origine o causa sui, ma anche effetto. In un originale intrigo argomentativo, l'autore spiega perché la contemporaneità è definita dal conflitto e come la politica della filosofia può vivere le metamorfosi e le dislocazioni del politico nelle contraddittorie espressioni teoretiche e pratiche che sperimentano.
Giovanni Palatucci un giusto e un martire cristiano
editore: La scuola di Pitagora
pagine: 800
"Nel mare magnum della Shoàh - espressione radicale e immedicabile, lato sinistro e notturno del 'secolo degli orrori', con la sua indiscernibilità e misteriosità imperscrutabili - il giovane questore reggente di Fiume ancora italiana, dottor Giovanni Palatucci, dopo aver sistematicamente e ininterrottamente soccorso perseguitati di ogni genere, in primis ebrei, per almeno sette anni, dalla promulgazione delle nefande leggi razziali del 1938 fino al suo arresto il 13 settembre 1944, sottraendone almeno 5000 ai rastrellamenti dei nazisti, com'è comprovato da testimonianze univoche e incontrovertibili, il 10 febbraio 1945 veniva falcidiato nel lager di Dachau, ove era stato ristretto circa tre mesi prima, da un'infezione di tifo petecchiale, o direttamente ucciso con una iniezione letale, come testimonia Giuseppe Gregorio Gregori, compagno di baracca di Giovanni nei suoi ultimi cento giorni di vita".