Libri di Cesare Zavattini
Diari
di Cesare Zavattini
editore: La nave di teseo
pagine: 624
Cesare Zavattini iniziò a tenere regolarmente un diario il 14 gennaio del 1941 e continuò a "resocontare" le sue giornate sino
Ligabue
di Cesare Zavattini
editore: Abscondita
pagine: 144
"La poesia è lì, da leggere, da inghiottire; si intitola «Ligabue»; racconta di un pittore, un grande pittore, ma anche dell'u
La pace. Scritti di lotta contro la guerra
di Cesare Zavattini
editore: La nave di teseo
pagine: 256
"La pace - 'questa parola rotonda come una sfera' - è stata il tema costante, ossessivo, il grande tema dei temi che ha impron
Un paese
di Cesare Zavattini
editore: Einaudi
pagine: 104
In pieno neorealismo, quando al cinema vengono proiettati i film di De Sica, Visconti e Rossellini, dall'incontro tra un grand
Straparole
di Cesare Zavattini
editore: Bompiani
pagine: 416
Diviso in quattro parti, due diaristiche ("Diario di cinema e di vita" e "Riandando") e due narrative ("Viaggetto sul Po" e "L
L'uomo che vende un occhio. Un soggetto per il film «Il boom» di Vittorio De Sica
di Cesare Zavattini
editore: Ets
pagine: 81
Già nel 1957 Cesare Zavattini scrisse, partendo da un fatto di cronaca, un soggetto dal titolo L'uomo che vende un occhio, il
Al macero
di Cesare Zavattini
editore: Bompiani
pagine: 293
Nel 1926 Zavattini pubblica il suo primo servizio per la Gazzetta di Parma. È l'atto di nascita di un personaggio scomodo che per più di mezzo secolo influenzerà la cultura italiana e che con il suo estro provocatorio e il suo humour lirico introdurrà nella letteratura nazionale i primi amari, autentici commenti a una condizione civile e politica di estrema umiliazione. Sceneggiature, epistolari, progetti, racconti, conversazioni radiofoniche, articoli: la produzione di Zavattini è vastissima ed eclettica. In questo libro è raccolta una selezione dei testi scritti dal 1927 al 1940 che meglio rispecchiano il suo umorismo e il suo acume e che compongono un affresco dell'Italia degli anni trenta.
Parliamo tanto di me
di Cesare Zavattini
editore: Bompiani
pagine: 143
"È il mio primo libro. L'ho scritto a 27-28 anni, nel 1929-1930, al mio paese, mentre mio padre moriva di cirrosi epatica [...] Mentre lui agonizzava io scrivevo. Scrivevo a mano. Scrivevo anche di notte, a ritmo variabile: a volte ho delle prontezze prodigiose e la roba mi viene subito, altre volte continuo a scrivere e rivedere. Non so perché mi sono messo a lavorare a 'Parliamo tanto di me': forse era un modo per fare comunque il mio mestiere, nonostante le circostanze; forse era una rivolta di vita contro il morire di mio padre; o semplicemente c'era in me, senza che lo sapessi, una natura di scrittore." Il libro fu un successo clamoroso e segnò l'inizio della fortunata carriera letteraria di Zavattini.
Ligabue
di Zavattini Cesare
editore: Bompiani
pagine: 118
Antonio Ligabue (1899-1965) è un pittore svizzero di nascita ma che visse a lungo a Gualtieri, in quell'Emilia emblematica per
Totò il buono
di Cesare Zavattini
editore: Bompiani
pagine: 182
Un bambino nato sotto un cavolo, una vecchietta, il pezzente drappello dei "baracchesi", una cricca di miliardari, due angeli custodi: sono i protagonisti di questo "romanzo per ragazzi, che possono leggere anche i grandi", e nella loro storia Zavattini ha saputo riversare la sua inconfondibile capacità di fondere realtà, simbolo e racconto, di far scaturire la fiaba dalla più ordinaria quotidianità. Da "Totò il Buono" Zavattini trasse lo spunto per la sceneggiatura di "Miracolo a Milano" diretto da De Sica, uno dei film più amati della storia del cinema italiano.
Io sono il diavolo-Ipocrita 1943
di Cesare Zavattini
editore: Bompiani
pagine: 228
"Io sono il diavolo", una raccolta di quarantadue racconti editi nel 1941, e "Ipocrita 1943", un magma di riflessioni, confessioni, rimuginamenti, iniziato nel 1943 - completato negli anni successivi, e pubblicato, nel 1955, in volume presso Bompiani -, segnano una svolta epocale nella creatività di Zavattini. Il suo umorismo diviene più impegnato e riflessivo, rispecchia la coscienza in crisi di un intellettuale sfibrato dal fascismo e appena uscito dalla guerra. La formula fulminante del racconto breve, la spregiudicatezza del genere surreale-umoristico, permettono a Zavattini di smascherare il buon senso qualunquista, di confessare la sua passione civile e politica e di restituire in immagine i suoi conflitti profondi. Con un testo di Geno Pampaloni. Con una lettera di Giacomo Debenedetti.