Libri di Diego Fusaro
Marx a Wall Street. Il capitalismo finanziario e le sue truffe
di Diego Fusaro
editore: Piemme
pagine: 256
Proletari di tutto il mondo unitevi! Questo libro deve diventare la Bibbia degli anticapitalisti, degli umanisti e dei marxist
Storia e coscienza del precariato. Servi e signori della globalizzazione
di Diego Fusaro
editore: Bompiani
pagine: 656
Con il 1989 è tramontato il vecchio capitalismo disciplinato dalla potenza degli stati nazionali e dal sistema welfaristico co
Bentornato Marx! Rinascita di un pensiero rivoluzionario
di Diego Fusaro
editore: Bompiani
pagine: 374
Marx è morto. È questa l'ossessiva litania che siamo ormai abituati a sentire. Dietro tale canto funebre si cela però, forse, l'auspicio che tale trapasso abbia luogo davvero, perché il "morto" in questione è ancora in forze e non cessa di seminare il panico tra i vivi. Chi si ostina a ripetere, in nome di Dio o del Mercato, che "Marx è morto" lo fa, allora, perché assillato dal suo spettro.- esso continua infatti a denunciare le contraddizioni di un mondo capovolto. Anche oggi che il "socialismo reale" è naufragato e che la storia ha mandato in frantumi il sogno di Marx, il fallimento delle sue profezie non intacca l'esattezza della denunce da lui formulate, e la sua critica radicale del capitalismo rappresenta ancora lo strumentario concettuale più "forte"per criticare la società esistente e le contraddizioni che la permeano. Il progetto marxista continua a essere la più seducente promessa di felicità di cui la filosofia moderna sia stata capace.
Essere senza tempo. Accelerazione della storia e della vita
di Diego Fusaro
editore: Bompiani
pagine: 411
Viviamo nell'epoca della fretta, un "tempo senza tempo" in cui tutto corre scompostamente, impedendoci non soltanto di vivere pienamente gli istanti presenti, ma anche di riflettere serenamente su quanto accade intorno a noi. L'endiadi di essere e tempo a cui Martin Heidegger aveva consacrato il suo capolavoro del '27 sembra oggi riconfigurarsi nell'inquietante forma di un perenne essere senza tempo. Figlio legittimo dell'accelerazione della storia inaugurala dalla Rivoluzione industriale e da quella francese, il fenomeno della fretta fu promosso dalla passione illuministica per il futuro come luogo di realizzazione di progetti di emancipazione e di perfezionamento, la nostra epoca "postmoderna", che pure ha smesso di credere nell'avvenire, non ha per questo cessato di affrettarsi, dando vita a una versione del tutto autoreferenziale della fretta: una versione nichilistica, perché svuotata dai progetti di emancipazione universale e dalle promesse di colonizzazione del futuro. Nella cornice dell'eternizzazione dell'oggi resa possibile dalla glaciale desertificazione dell'avvenire determinata dal capitalismo globale, il motto dell'uomo contemporaneo - mi affretto, dunque sono - sembra accompagnarsi a una assoluta mancanza di consapevolezza dei fini e delle destinazioni verso cui accelerare il processo di trascendimento del presente. (Prefazione di Andrea Tagliapietra)
Il nuovo ordine erotico. Elogio dell'amore e della famiglia
di Diego Fusaro
editore: Rizzoli
pagine: 410
C'è stato un tempo in cui il diktat del capitale conosceva dei limiti
La farmacia di Epicuro. La filosofia come terapia dell'anima
di Diego Fusaro
editore: Il Prato
pagine: 216
Fin dall'antichità, il pensiero di Epicuro fu paragonato a un potente farmaco finalizzato a debellare i mali dell'anima che da
Minima mercatalia. Filosofia e capitalismo
di Diego Fusaro
editore: Bompiani
pagine: 504
La modernità è anche la storia del nesso di tensione, adattamento e contrasto tra la filosofia e l'assolutizzazione del mercato in cui si condensa lo spirito del capitalismo. Sulle orme di Hegel e di Marx, il libro delinea una fenomenologia dello spirito del capitalismo condotta sui due piani della storia della modernità e delle principali figure del pensiero che l'hanno animata. Massima alienazione dell'uomo rispetto alle proprie potenzialità ontologiche, l'odierno monoteismo del mercato è la prima società in cui regna sovrano il principio metafisico dell'illimitatezza, il "cattivo infinito" della norma dell'accumulazione smisurata del profitto a scapito della vita umana e del pianeta. In questo scenario, la filosofia resta il luogo del rischio assoluto: infatti, essa è il luogo della possibile resistenza al nichilismo della forma merce e, insieme, della sua eventuale legittimazione in stile postmoderno. Saggio introduttivo di Andrea Tagliapietra.
L'orizzonte in movimento. Modernità e futuro in Reinhart Koselleck
di Diego Fusaro
editore: Il Mulino
pagine: 420
In forza della sua costitutiva pluridisciplinarità, la riflessione di Reinhart Koselleck (1923-2006) costituisce oggi un importante punto di riferimento per studiosi che, provenienti da esperienze culturali molto eterogenee, trovano nella pratica della "storia dei concetti" ("Begriff-sgeschichte") un fecondo metodo d'indagine e di confronto. Il presente lavoro costituisce la prima monografia - nel panorama sia italiano, sia internazionale - specificamente dedicata alla ricostruzione e all'analisi di pensiero di Koselleck, alla sua genesi e ai rapporti intrattenuti con l'ermeneutica gadameriana, la "teoria del politico" schmittiana, l'ontologia heideggeriana, il "teorema della secolarizzazione" löwithiano e la "Verfassungsgeschichte". A giusta distanza dalla tradizionale "history of ideas", l'opera koselleckiana tematizza la concettualità nella sua funzione politico-sociale, facendo convergere il fuoco prospettico della sua analisi sulla "zona di scambio" tra i processi sociali alimentati e tenuti in tensione dal vocabolario moderno e il modo in cui quest'ultimo va modellandosi sul terreno concreto dei conflitti, dei compromessi e degli equilibri dinamici dell'azione e del pensiero politico. Koselleck adombra come in quella "soglia epocale" ("Sattelzeit") racchiusa tra i due estremi del 1750 e del 1850 la costellazione dei concetti fondamentali della storia e della politica sia andata incontro a una profonda risemantizzazione.
Idealismo e prassi. Fichte, Marx e Gentile
di Diego Fusaro
editore: Il Nuovo Melangolo
pagine: 414
Il presente studio affronta il rapporto tra idealismo e prassi nelle riflessioni di Fichte, Marx e Gentile, nella convinzione che tra i sistemi di pensiero dei tre autori si dia un nesso di forte continuità. Per un verso, l'ontologia della prassi su cui si regge la dottrina della scienza fichtiana costituisce la base delle marxiane undici Tesi su Feuerbach. Per un altro verso, l'attualismo di Gentile opera una riforma della dialettica hegeliana in cui risuona il timbro del prassismo fichtiano e marxiano. L'ideale marxiano della prassi trasformatrice non soltanto è presente in Fichte come in Gentile: è la chiave stessa dell'idealismo e del suo rigetto di ogni dogmatica resa alle logiche dell'esistente. In un rovesciamento integrale delle letture più consolidate, si adombra per questa via il carattere intrinsecamente idealistico della prassi e, in maniera convergente, l'essenza antiadattiva dell'idealismo.
Fichte e l'anarchia del commercio. Genesi e sviluppo di «Stato commerciale chiuso»
di Diego Fusaro
editore: Il Nuovo Melangolo
pagine: 274
Il presente studio monografico affronta il problema della genesi e dello sviluppo del concetto di "Stato chiuso dal punto di vista commerciale" nella riflessione di Johann Gottlieb Fichte. Prendendo in esame la non esigua bibliografia sul tema e le più recenti acquisizioni della Fichte-Forschung, il saggio cerca di mostrare come sia possibile rintracciare, nel percorso teorico fichtiano, una correlazione essenziale tra il fondamento della dottrina della scienza come "sistema della libertà" e la teoria dello Stato chiuso commercialmente così come viene sviluppata da Fichte a partire dal 1800. La "chiusura commerciale" appare a Fichte, nella specifica congiuntura storica in cui si trova a operare, la sola via per reagire all'"anarchia commerciale" e, dunque, per rendere praticabile la dottrina della scienza come inesausto sforzo di razionalizzazione dell'esistente.
Antonio Gramsci. La passione di essere nel mondo
di Diego Fusaro
editore: Feltrinelli
pagine: 174
Antonio Gramsci è, più di ogni altro, autore fecondamente "inattuale", dissonante rispetto allo spirito del nostro presente. A caratterizzare il rapporto che l'odierno tempo del fanatismo dell'economia intrattiene con Gramsci è, infatti, la volontà di rimuoverne la passione rivoluzionaria, l'ideale della creazione di una "città futura" sottratta all'incubo del capitalismo e della sua mercificazione universale. Risiede soprattutto "nell'attuale inattualità" della sua figura la difficoltà di ogni prospettiva che aspiri oggi a ereditare Gramsci e ad assimilare il suo messaggio: ossia ad assumere come orientamento del pensiero e dell'azione la sua indocilità ragionata, fondata sulla filosofia della praxis dei "Quaderni". Essa trova la sua espressione più magnifica nella condotta di vita gramsciana, nel suo impegno e nella sua coerenza - pagata con la vita - nella "lotta per una nuova cultura, cioè per un nuovo umanesimo". Critica glaciale delle contraddizioni che innervano il presente e ricerca appassionata di un'ulteriorità nobilitante costituiscono la cifra del messaggio dell'intellettuale sardo: l'ha condensato lui stesso nel noto binomio del "pessimismo dell'intelligenza" e dell'"ottimismo della volontà". Ereditare Gramsci significa, di conseguenza, metabolizzare la sua coscienza infelice e non conciliata, la passione durevole della ricerca di una felicità più grande di quella disponibile.
Europa e capitalismo. Per riaprire il futuro
di Diego Fusaro
editore: Mimesis
pagine: 141
L'odierna Unione Europea è troppo spesso presentata come la realizzazione perfetta dell'idea di un'Europa dei popoli e della libertà. Il presente saggio rovescia questo comune modo di intendere la realtà. A un'analisi attenta e ideologicamente non condizionata, infatti, l'Europa corrisponde a una "rivoluzione passiva" (Gramsci) con cui i dominanti, dopo il 1989, hanno stabilizzato il nesso di forza capitalistico e l'hanno fatto rimuovendo la forza che ancora in parte lo contrastava, lo Stato nazionale sovrano, con il primato del politico sull'economico e con diritti sociali garantiti. Trionfo di un capitalismo ormai assoluto, la creazione dell'Unione Europea ha provveduto a esautorare l'egemonia del politico: ha aperto la strada all'irresistibile ciclo delle privatizzazioni e dei tagli alla spesa pubblica, della precarizzazione forzata del lavoro e della riduzione sempre più netta dei diritti sociali, imponendo la violenza economica ai danni dei subalterni e dei popoli economicamente più deboli. Per questo, la sola via per riaprire il futuro, per difendere i popoli e il lavoro e per continuare nella lotta che fu di Marx e di Gramsci, deve oggi muovere da una critica radicale dell'Europa dell'euro e della finanza.