Libri di Goffredo Fofi
Cari agli dèi
di Goffredo Fofi
editore: E/O
pagine: 167
Una galleria di indimenticati, giovani che erano pronti a cambiare il mondo, ma di cui una Storia ingiusta ci ha privato tropp
Son nato scemo e morirò cretino. Scritti 1956-2021
di Goffredo Fofi
editore: Minimum fax
pagine: 512
Dalla Sicilia delle baracche alla Torino del boom, dal Sessantotto agli opachi anni Ottanta, fino all'intervento sociale degli
Fellini anarchico
di Goffredo Fofi
editore: Eleuthera
pagine: 120
Furono per primi due francesi, il critico André Bazin e più tardi lo scrittore Daniel Pennac, a parlare di un «Fellini anarchi
Il secolo dei giovani e il mito di James Dean
di Goffredo Fofi
editore: La nave di teseo
pagine: 160
Gli incauti ed entusiasti studiosi che hanno osato chiamare il Novecento "il secolo dei giovani" non pensavano certamente ai m
Totò. L'uomo e la maschera
editore: Minimum fax
Questa storia parte da lontano, dal 15 febbraio del 1898, quando nel poverissimo rione Sanità Anna Clemente e Giuseppe - figli
L'oppio del popolo
di Goffredo Fofi
editore: Eleuthera
pagine: 166
"Quanti sono gli italiani che vivono di «cultura»? Sono - anzi siamo - milioni, ben piazzati nelle scuole di ogni ordine e gra
Il Paese della sceneggiata
di Goffredo Fofi
editore: Medusa Edizioni
pagine: 99
Per tutto il corso del Novecento, fino agli anni Ottanta e Novanta, la sceneggiata è stata la forma di spettacolo prediletta dal proletariato napoletano e campano, dal cosiddetto sottoproletariato urbano - in realtà proletariato marginale - e dal mondo contadino che, quando era costretto a entrare in città, trovava il suo svago al teatro Duemila o al Trianon, vicini alla stazione ferroviaria e a piazza Garibaldi. Gli spettacoli erano tre al giorno, la mattina alle 11, il pomeriggio alle 6, la sera alle 9 e il programma cambiava di settimana in settimana, e si provava il nuovo copione nell'unica mattina in cui il teatro era chiuso. Come nel teatro dell'Ottocento, la compagnia aveva attori in ruoli fissi: al centro, "isso, essa e 'o malamente" e la coppia comica. La scena era il vicolo, e simili erano le storie narrate: l'innocenza insidiata, i buoni e i cattivi, un vicinato partecipe. Tutto diventava pubblico, tutto tornava strada. Al quinto atto, la canzone che dava il titolo a ogni testo e ne riassumeva vicenda e sentimenti. Ci fu un tempo in cui il popolo produceva la propria cultura, le proprie forme di spettacolo, la propria musica. Aveva gusti e idee propri e non quelli imposti dal potere attraverso comunicazioni di massa artefici di una cultura omologata e massificata. È utile ricordarlo.
L'Italia secondo Fellini
editore: E/O
pagine: 73
A cento anni dalla nascita del grande regista della "Dolce vita", "Amarcord" e altri capolavori, una lunga intervista con Goff
Elogio della disobbedienza civile
di Goffredo Fofi
editore: Nottetempo
pagine: 91
Qual è la differenza tra disobbedienza civile e nonviolenza? Quando i cittadini hanno il dovere di opporsi a uno stato ingiusto e come? Goffredo Fofi ripercorre la storia dei movimenti di disobbedienza civile da Thoreau a Gandhi, dal '68 al trentennio berlusconiano, raccontandone la nascita e la crisi, offrendo una mappa a chi oggi voglia ancora resistere. Perché l'unica via contro un potere manipolatorio e coercitivo è ancora non accettare, smettere di obbedire prima che sia troppo tardi.
Il cinema del no. Visioni anarchiche della vita e della società
di Goffredo Fofi
editore: Eleuthera
pagine: 108
Se è vero che la grande arte ha sempre in sé qualcosa di anarchico, di critica dell'esistente, di contestazione dell'ordine sociale dato, il cinema ha sempre avuto due anime: quella consolatoria, ovvia, tesa a intorpidire le menti (prevalente), e quella non conciliata, provocatoria, critica del "mondo cosi com'è" (minoritaria). Ed è di quest'ultima che si occupa Fofi, di quel cinema che ha cercato l'oltre e il fondo, che ha esplorato territori e linguaggi capaci di mettere a nudo ogni maschera del potere, ogni cultura dell'accettazione, ogni mercato dell'intelligenza e dell'immaginazione. Tanti gli esempi di questo rapporto diretto o indiretto tra cinema e anarchia che possono essere rintracciati in film e registi sia del passato, a partire da maestri come Vigo e Bunuel, sia del presente, in autori come Kaurismàki, Oshima o Cipri e Maresco. Ne viene fuori un sorprendente affresco che ci dà conto di quell'inesausto filone della sfida e della grazia che continua sotterraneamente ad agire nel cinema del nostro tempo.
I film da vedere a vent'anni. Una filmografia selettiva
editore: Edizioni dell'Asino
pagine: 248
Una guida per conoscere la storia del cinema attraverso i suoi classici: le opere più significative dalla sua origine a oggi,
Italia A/Z. L'Italia in 26 lettere e 45 parole
editore: Orecchio acerbo
pagine: 48
Dalla A di Adriatico alla Z di Zombie - passando per la G di Gratta e vinci e la V di Voltagabbana - quarantacinque impietosi ritratti dell'Italia di oggi. O forse sarebbe meglio dire quarantacinque selfie. Difficile infatti, quasi impossibile, scorrere disegni e parole senza riconoscerci.