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Libri di Marya Hornbacher

Sprecata. Autobiografia di un'anoressica-bulimica che è tornata alla vita

di Marya Hornbacher

editore: Corbaccio

pagine: 336

"Ho scritto questo libro perché credo che alcune persone ci si riconosceranno
13,43

Una vita bipolare. Oltre i confini della normalità

di Marya Hornbacher

editore: Corbaccio

pagine: 343

Quando Marya Hornbacher pubblicò il suo primo libro, "Sprecata: Autobiografia di un'anoressica bulimica che è tornata alla vita", non conosceva ancora la causa profonda della sua infelicità. Poi, a ventiquattro anni, le fu diagnosticata una forma grave di disturbo bipolare, una malattia seria e invalidante. Chi soffre di questa condizione affronta fasi di profonda depressione alternate a fasi maniacali caratterizzate da un eccesso di euforia. Marya Hornbacher ha sperimentato sulla sua pelle cosa vuol dire esserne vittima e, con lo stile che la caratterizza, ci porta con sé sulle montagne russe della sua vita, raccontandoci la sua struggente esperienza. Attraverso immagini di straordinaria potenza viscerale ed emotiva ci conduce dentro i suoi disperati tentativi di contenere oscillazioni d'umore che la fanno sbandare violentemente - digiuno autoimposto, abuso di farmaci e droghe, sesso per intontirsi - sullo sfondo di un'esclusiva scuola d'arte nel Midwest, della San Francisco chic nel suo periodo più brillante e, soprattutto, di innumerevoli reparti psichiatrici. Il fulcro di questo diario coraggioso è la battaglia che la Hornbacher combatte per trovare una via d'uscita da una pazzia che la distrugge, e per riuscire, nonostante tutto, a vivere una vita e un matrimonio difficili, ma talora bellissimi. Un memoir intenso sulle difficoltà e le potenzialità di una vita segnata dalla malattia mentale. Viscerale e coinvolgente.
18,60

Sprecata

di Marya Hornbacher

editore: Tea

pagine: 328

"Ho scritto questo libro perché credo che alcune persone ci si riconosceranno. L'ho scritto perché non sono d'accordo con quasi tutto quello che si sostiene a proposito dei disordini alimentari. L'ho scritto perché spesso le persone considerano il disordine alimentare una manifestazione di vanità, pazzia e immaturità. E, in un certo senso, è tutte queste cose insieme. Ma è anche una dipendenza; una risposta, per quanto perversa, alla cultura, alla famiglia, e se stessi."
8,60

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