Libri di P. Cornelio Tacito
Le storie
di Publio Cornelio Tacito
editore: Rusconi Libri
pagine: 564
È la prima delle grandi opere di Tacito, scritta sotto il regno di Nerva, quando sembrava che si stessero armonizzando due asp
Annali. Testo latino a fronte
di Publio Cornelio Tacito
editore: Mondadori
pagine: 984
Tacito è il più grande storico della letteratura latina: fu, tra i Romani, ciò che Tucidide era stato per i Greci
La Germania. Testo latino a fronte
di Publio Cornelio Tacito
editore: Rusconi Libri
pagine: 384
Nella "Germania", tra le poche opere etnografiche superstiti dell'antichità, composta probabilmente all'inizio del II sec
Storie. Testo latino a fronte
di Publio Cornelio Tacito
editore: Garzanti
pagine: 645
Le "Historiae", scritte tra il 104 e il 109 d
Agricola. Testo latino a fronte
di P. Cornelio Tacito
editore: Rusconi Libri
pagine: 272
Attraverso l'Agricola, scritto nei primi anni dell'impero di Traiano (98 d
Le storie. Testo latino a fronte
di Publio Cornelio Tacito
editore: Mondadori
pagine: 848
Opera fondamentale della storiografia occidentale, Le storie di Tacito furono scritte intorno al 110 d
Germania. Testo latino a fronte
di Publio Cornelio Tacito
editore: Mondadori
pagine: 90
La "Germania", che rappresenta un unicum nell'ambito della letteratura latina, non è un trattato storico, ma un opuscolo geo-e
Germania. Testo latino a fronte
di Publio Cornelio Tacito
editore: Quodlibet
pagine: 502
Questo è il libro che ha inventato la nazione germanica, sia nella percezione dei Romani, sia in quella degli stessi Germani,
Le storie. Testo latino a fronte
di P. Cornelio Tacito
editore: Mondadori
pagine: 846
Opera fondamentale della latinità e di tutta la storiografia occidentale, "Le storie" di Tacito furono scritte intorno al 110 d.C. e narrano - nella parte a noi pervenuta - i fatti del 69-70 d. C., dal famoso "anno dei quattro imperatori" succeduti a Nerone alla prima guerra giudaica con l'assedio di Gerusalemme. Benché incomplete, "Le storie" costituiscono un prezioso documento per conoscere la storia del I secolo dell'Impero e un raffinato documento letterario, di straordinaria densità e forza espressiva. Severo, solenne, Tacito scava nel profondo degli animi degli uomini per dipingere senza infingimenti la brama di potere di chi regna, l'ipocrisia dei cortigiani, la volubilità degli eserciti, l'insensatezza del volgo. Con un'analisi lucida e un giudizio acuto, innalza il contingente - la vicenda del principatus romano - a categoria storica universale, mostrando come la corruzione dei valori, il benessere e l'avidità abbiano portato alla fine di quella libertas mai sufficientemente rimpianta. Ancora oggi le sue parole permettono di penetrare nei disegni nascosti dei governanti, mostrando "di che lacrime grondi e di che sangue" la facciata del potere.
Annali. Libro XI
di P. Cornelio Tacito
editore: Carocci
pagine: 175
I 38 capitoli superstiti del libro XI degli "Annales" trattano gli anni 47 (parte) e 48 del principato di Claudio. Dal processo intra cubiculum contro Valerio Asiatico alla tragica fine di Messalina, il Claudio tacitiano vive di profonde contraddizioni che ne rappresentano la peculiarità rispetto al resto della tradizione biografica e storiografica o alla parodia senecana nel "Apocolocynthosis". Tacito compone un quadro fortemente critico del principato claudiano, eppure è il solo storico che coglie il valore del discorso in senato del principe, favorevole alla richiesta di ius honorum dei Galli Comati. Il confronto tra l'orazione riportata nel bronzo della "Tabula Claudiana" e il testo letterario riscritto negli "Annales" consente di ricostruire il metodo selettivo di Tacito e l'uso che egli fa dei documenti.
Dialogo sull'oratoria. Testo latino a fronte
di P. Cornelio Tacito
editore: Mondadori
pagine: 263
Composto probabilmente tra il 98 e il 100 d.C, il Dialogo sull'oratoria, discussione in forma dialogica sul problema del declino dell'eloquenza e delle sue cause, è un'opera assai originale nel complesso della produzione di Tacito, sia per il contenuto non storiografico sia per lo stile, che preferisce una ciceroniana eleganza alla concisione tesa e asimmetrica, che è la cifra caratteristica della scrittura tacitiana. Per questo, in passato, sono stati avanzati dubbi sulla sua paternità, oggi in gran parte fugati dalla filologia. Tacito raccoglie qui le fila di un dibattito durato un secolo, quello sulla crisi dell'oratoria pubblica, strettamente legato a quello della libertà politica, portando una nota di riflessione profondamente personale. E proprio in questa istanza autobiografica sembra risiedere il significato di quest'opera, così problematica e enigmatica, ma proprio per questo a tutt'oggi ricca di fascino.