Libri di Patrick Leigh Fermor
I violini di Saint Jacques. Un racconto delle Antille
di Patrick Leigh Fermor
editore: Adelphi
pagine: 129
Una misteriosa mademoiselle settantenne che fuma e dipinge nella luce meridiana degli uliveti di Mitilene, e un quadro raffigu
Rumelia. Verso la Grecia del Nord
di Patrick Leigh Fermor
editore: Adelphi
pagine: 291
Il nome Rumelia non compare sulle mappe, e lo cerchereste invano sui vostri GPS: indica una regione che corrisponde grosso mod
Tempo di regali. A piedi fino a Costantinopoli da Hoek Van Holland al medio Danubio
di Patrick Leigh Fermor
editore: Adelphi
pagine: 356
Munito solo di uno zaino da alpinista, un vecchio cappotto militare, scarponi chiodati, l'"Oxford Book of English Verse" e un
La strada interrotta
di Patrick Leigh Fermor
editore: Adelphi
pagine: 365
Alla fine del 1933 il diciottenne Leigh Fermor lasciò l'Inghilterra con uno zaino, un vecchio cappotto militare, due libri di poesia, una sterlina alla settimana da ritirare al fermoposta e l'inflessibile proposito di raggiungere a piedi Costantinopoli. Grazie alla sua curiosità onnivora e alla precisione visuale della scrittura, quell'impresa, raccontata a distanza di oltre quarant'anni in "Tempo di regali" (1977) e "Fra i boschi e l'acqua" (1986), è ormai parte del canone della letteratura di viaggio; ma la narrazione si arresta fra i gorghi delle Porte di Ferro, e Leigh Fermor, morto nel giugno 2011 all'età di 96 anni, non è mai riuscito a pubblicare l'ultimo volume della progettata trilogia. L'hanno fatto per lui, fortunatamente, Colin Thubron e Artemis Cooper, i suoi esecutori letterari: e leggendo di palazzi aristocratici, nottate all'addiaccio e migrazioni di cicogne, esperimenti con l'hashish, chiese bizantine ed eruzioni di ferocia nazionalista non potremo che riconoscere l'inconfondibile voce di Leigh Fermor e la sua capacità di assorbire qualsiasi cosa infondendole profondità storica - e conservando intatto il debordante entusiasmo dei diciotto anni.
Tempo di regali. A piedi fino a Costantinopoli da Hoek Van Holland al medio Danubio
di Patrick Leigh Fermor
editore: Adelphi
pagine: 356
Munito solo di uno zaino da alpinista, un vecchio cappotto militare, scarponi chiodati, l'"Oxford Book of English Verse" e un passaporto nuovo di zecca che gli attribuisce la professione di studente (anziché, come avrebbe auspicato, quella di vagabondo), nel dicembre del 1933 Patrick Leigh Fermor abbandona Londra e una carriera scolastica sciagurata e ribalda. Ha appena diciotto anni, vaghe ambizioni letterarie, ma un progetto nitido e grandioso: attraversare l'Europa a piedi e raggiungere Costantinopoli. Quando vi arriva, il 1° gennaio 1935, è ormai un altro: non solo si è lasciato per sempre alle spalle disastri e misfatti, ma ha sviluppato una rara forma di nomadismo e l'arte, ancora più rara, di trasmetterlo agli altri. Che contempli lo splendore barocco dello Schloss Bruchsal o le nodose mani dei contadini fra cipolle tagliate, caraffe sbeccate e pane integrale; che dorma in un fienile steso come un crociato sulla tomba o nel "capanno da caccia" del barone Pips Schey a Kòvecses; che percorra il Reno su una colonna di chiatte che trasportano cemento o attraversi Vienna offrendosi come ritrattista a domicilio; tutto ci appare il dettaglio di un fantasmagorico affresco, tutto sembra ricomporsi in un gigantesco puzzle dove risorge il passato dell'Europa. E insieme scopriremo qui il modello ancora fragrante di quel modo di viaggiare (e di vivere) che sarà un giorno identificato con la fisionomia di un giovane amico di Leight Fermor: Bruce Chatwin.
Mani. Viaggi nel Peloponneso
di Patrick Leigh Fermor
editore: Adelphi
pagine: 394
Fin dal 1933, quando si è lanciato in una traversata a piedi dell'Europa, Patrick Fermor è un'approssimazione all'archetipo del viaggiatore. "Mani" è il nome dell'ultima propaggine del Peloponneso, che si distacca dal resto della Grecia per la sua storia di terra inaccessibile e per la sua natura di terra aspra e allucinatoria. Quasi sempre a piedi, e per anni, ha percorso la regione descrivendone i paesaggi fascinosi, facendone rivivere storie, leggende e personaggi, definendo un modo di viaggiare non solo nello spazio, ma anche nel tempo. Che entri in una torre costruita per respingere gli attacchi dei saraceni, che racconti delle icone custodite nei monasteri riesce a trasmettere quello che ha visto e sentito dalla prospettiva del nomade.