Libri di Wilcock J. Rodolfo
Il libro dei mostri
di J. Rodolfo Wilcock
editore: Adelphi
pagine: 143
Roberto Bolaño racconta che il primo libro di Wilcock che gli capitò di leggere - «in giorni nei quali tutto faceva presagire
Lo stereoscopio dei solitari
di J. Rodolfo Wilcock
editore: Adelphi
pagine: 181
«Simile ai favolisti delle antiche civiltà perdute, che prescindevano da qualunque tipo di moralità, limitandosi ai graffiti,
La sinagoga degli iconoclasti
di J. Rodolfo Wilcock
editore: Adelphi
pagine: 216
"Così giunse nelle mie mani 'La sinagoga degli iconoclasti', in un inverno freddo e umido, e ricordo ancora il piacere enorme che le sue pagine mi diedero, e anche il conforto, in giorni nei quali tutto faceva presagire solo tristezza. Il libro di Wilcock mi restituì l'allegria, come riescono a farlo solo i capolavori della letteratura che sono al tempo stesso capolavori dello humour nero, come gli aforismi di Lichtenberg o il 'Tristram Shandy' di Sterne ... Oggi, diciassette anni dopo, esce in seconda edizione. Se volete ridere, se volete migliorare la vostra salute, compratela, rubatela, fatevela prestare, ma leggetela". (Roberto Bolaño)
Finnegans Wake. Testo inglese a fronte
editore: Giometti & antonello
pagine: 140
Il "Finnegans Wake", l'ultima e più ambiziosa opera di James Joyce, che unisce all'estrema e continua sperimentazione linguistica il tentativo di forzare da ogni lato i confini della forma romanzo, vede la luce nel 1939 dopo ben 17 anni di gestazione. "Il libro - dichiara l'autore - è il sogno del vecchio Finn che, morto, giace disteso lungo il fiume Anna Liffey e osserva la storia dell'Irlanda e del mondo - passato e futuro - scorrergli attraverso la mente come rifiuti sul fiume della vita". Il racconto di un sogno, dunque, espresso in un linguaggio tanto intraducibile che ancora oggi non è stato possibile fornirne una traduzione integrale in italiano. Negli anni '60 quel poliedrico scrittore che era J. Rodolfo Wilcock, il "poeta" Wilcock, plurilingue inventore come lo stesso Joyce, tenta di elaborare un condensato in italiano di quest'opera, una traduzione che risulta ridottissima ma completa, quasi riconducesse quella che lui intitola "La veglia di Finnegan" alla perfezione della sua forma embrionale. Nella presente edizione, l'originale di Joyce fa da contrappunto alla versione di Wilcock. Questa è preceduta da un denso saggio di Samuel Beckett, scritto su richiesta dello stesso Joyce al fine di inquadrare la sua poliforme creazione. Chiudono il volume una serie di testi (finora inediti in volume) che Wilcock, nel corso degli anni, ha dedicato alla figura di Joyce. Prefazione di Edoardo Camurri.
I due allegri indiani
di Wilcock J. Rodolfo
editore: Adelphi
pagine: 297
Nel 1973, quando apparve da Adelphi "I due allegri indiani", l'aggettivo demenziale non era ancora entrato nel lessico della c