Liguori: CRITICA E LETTERATURA
La «baroccaggine» del mondo. Sui romanzi di Gadda
di Guido Baldi
editore: Liguori
pagine: 233
Le letture di Gadda si sono soprattutto concentrate sulla lingua, poi sul pensiero filosofico: questo volume, pur dando il nec
Shakespeare. Una «Tempesta» dopo l'altra
editore: Liguori
pagine: 376
Letture postcoloniali di classiche versioni "anticoloniali" della "Tempesta" e indagini di genere (femminista e queer), razza ed etnia, si accompagnano allo studio delle sue molteplici transcodificazioni e transnazionalizzazioni contemporanee in media, istituzioni, e generi diversi: radio, cinema, pittura, fumetto, opera, dramma, romanzo, scuola. Un filo ricorrente è individuato nella funzione educativa del testo nella formazione dei ruoli sociali e sessuali del soggetto.
Alfonso Gatto. L'uomo, il poeta. Atti del convegno di Studi promosso nel quadro delle celebrazioni per il 25° anniversario della morte (Fisciano-Salerno, 30-31...
editore: Liguori
pagine: 294
L'itinerario poetico di Alfonso Gatto è ricostruito sul filo di quella rivendicata ricerca di "forma" che caratterizza il suo
Esploratori delle nuove Italie. Identità regionali e spazio narrativo nella letteratura del secondo Ottocento
di Iermano Toni
editore: Liguori
pagine: 408
Il mito, il sacro e la storia nella tragedia e nella riflessione teorica sul tragico. Atti del Convegno di studi (Salerno, 15-16 novembre 2012)
editore: Liguori
pagine: 646
La tragedia aveva messo in rapporto il tempo del mito e il tempo del presente, riattualizzando un evento mitico in base al sistema di valori e alle forme di vita della polis. Il punto di vista moderno, soprattutto rispetto ai miti arcaici, oscilla tra una tendenza a spiegarli e a razionalizzarli - e, pur subendone il fascino, a subordinare o a ridurre il loro tempo ciclico al tempo lineare della storia - e una tendenza ad accettarne la sostanza astorica e metastorica, portatrice di valori densi di una verità originaria, a cui collegarsi in un processo di continuità, attraverso la loro assimilazione e riscrittura. La tensione della modernità a rivisitarli è, pertanto, espressione non solo del tentativo di esorcizzare il proprio smarrimento esistenziale e di ristrutturare su basi nuove la realtà, ma anche di una strategia di scrittura delle componenti essenziali del moderno stesso attraverso il mito. Inesauribile, la tragedia riaffiora nella narrativa moderna, dal romanzo dialogico e polifonico di Dostoevskij alle opere di Kafka, in cui tutte le antinomie del reale si confrontano in un immenso, drammatico paradosso.
Jane Eyre, ancora
editore: Liguori
pagine: 181
Questo volume è il risultato dell'incontro "Jane Eyre Day' che ebbe luogo all'Università dell'Aquila un mese dopo il sisma del 6 aprile 2009 e che rappresentò un punto fermo assai significativo di coesione e di confronto fra gli studenti - che presentarono i loro interventi - e i docenti, provenienti anche da altre Università, i quali offrirono le loro competenze con generosa solidarietà. I saggi qui raccolti propongono ulteriori interpretazioni del capolavoro di Charlotte Brontè, confronti serrati con testi echeggianti personaggi e temi di Jane Eyre e riflessioni sulla scrittura popolare e colta.
La lettura entra in scena. «Between the acts» di Virginia Woolf
di C. Maria Laudando
editore: Liguori
pagine: 124
Molto si è già scritto sulla straordinaria mobilità dialogica dell'opera woolfiana tra lettura e scrittura. Qui si prova a declinare il palinsesto intertestuale di "Between the acts" come allestimento stratigrafico di una 'progressione regressiva' della modernità, che sollecita chi legge a scavare nella materia spuria della scena quotidiana. E a partire dal saggio-memoir di Woolf sulla lettura, "Reading", si rintraccia un'insolita matrice umoristica per la composizione scenica dell'ultimo romanzo che va dai tesori segreti di Thomas Browne alle digressioni interstiziali di Laurence Sterne fino agli echi inquieti del buffo ritratto ornitologico di Gilbert White.
Traduttori e traduzioni
editore: Liguori
pagine: 379
Partendo per lo più da analisi concrete di traduzioni e di soluzioni traduttive, i saggi del volume offrono un'ampia panoramica sugli aspetti più problematici di questo complesso processo linguistico: dalle questioni dell'interculturalità e dell'incontro tra popoli e lingue, alle dinamiche comunicative tra parlanti che si esprimono attraverso canali differenti (lingue vocali, lingue visivo-gestuali e lingue tattili). La traduzione emerge da queste pagine come una prassi che investe gli aspetti più complessi della realtà contemporanea e contribuisce a delineare i tratti essenziali delle nuove frontiere della comunicazione, in un mondo che, dopo aver accorciato le distanze geografiche, si confronta in maniera sempre più serrata con l'alterità linguistica e culturale.
Tra metafore e miti. Poesia e teatro in d'Annunzio
di Valeria Giannantonio
editore: Liguori
pagine: 229
La ricerca di nuove vie interpretative per l'opera sia teatrale che poetica dannunziana è alla base del rilevamento, accanto a un sentimento decadente del vivere, che attraversa l'arco temporale del decennio dal 1894 al 1904, di una poesia della senescenza, affidata a un vitalismo del tutto antitetico. L'indagine su alcuni momenti del teatro dannunziano procede lungo l'espressione del contrasto con un nuovo spirito di attivismo, che confluì nell'interventismo, come misura della fissazione del proprio personaggio nella sfida della morte e nell'imperitura fama di se stesso.
Momo. Il demone cinico tra mito, filosofia e letteratura
di Donatella Capaldi
editore: Liguori
pagine: 364
Momo, figlio della Notte, dáimon sospeso tra cielo, terra e inferi, cacciato dall'Olimpo per avere criticato le opere divine, è l'emblema irridente della mordacità e dello scherno. Come il filosofo cinico, negletto e viandante, ma pronto a scardinare ogni convenzione, mescolando il serio e il ridicolo in una tipica varietà del riso antico: lo spoudaion géloion. Tramandato nei secoli del cristianesimo dalle momerie, il demone riemerge con Leon Battista Alberti, recuperando le antiche valenze ciniche; di lì ripartono le vie cinque-seicentesche della satira lucianesca, da Erasmo a Rabelais, dal Lazarillo a Cervantes. Questo saggio prova a restituire la centralità perduta e occultata dell'area del riso cinico, vasto sistema circolatorio europeo alle origini della modernità, nel segno prevalente dell'opposizione erasmista.