Libri di M. Tullio Cicerone
Difesa dell'attore Roscio-Contro Vatinio. Testo latino a fronte
di M. Tullio Cicerone
editore: Garzanti Libri
pagine: 178
La prima delle orazioni raccolte in questo volume è la "Difesa dell'attore Roscio", che risale al 76 o, secondo altri studiosi, agli anni 69-68 a.C. Si tratta comunque del periodo contemporaneo o appena successivo al viaggio in Grecia, durante il quale si era rivelata decisiva l'esperienza nella scuola retorica di Molone di Rodi per correggere l'eccessivo manierismo asiano, cifra stilistica delle prime orazioni. L'orazione "Contro Vatinio" è un'appendice della "Pro Sestio", e anche in questo caso Cicerone ha un interesse personale per la vicenda. L'accusa a Vatinio è una dura inquisizione sulla congiuntura politica dell'anno 59 a.C., che aveva determinato l'esilio dello stesso oratore. Testo originale a fronte. Con una saggio di Mariangela Scarsi.
Le catilinarie. Testo latino a fronte
di M. Tullio Cicerone
editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
pagine: 208
Lettere. Testo latino a fronte
di M. Tullio Cicerone
editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
pagine: 320
Scritte tra il 65 e il 43 a
Difesa di Marco Celio
di M. Tullio Cicerone
editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
pagine: 176
La più spiritosa e divertente fra le orazioni ciceroniane nasconde un sinistro retroscena: le gravi imputazioni raccolte contr
Bruto. Testo latino a fronte
di M. Tullio Cicerone
editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
pagine: 450
De officiis. Quel che è giusto fare. Testo latino a fronte
di M. Tullio Cicerone
editore: Einaudi
pagine: 399
Nell'accezione ciceroniana, gli "officia" sono regole di comportamento. Per condurre bene, virtuosamente, sia la vita pubblica sia quella privata. Con il "De officiis", l'anno prima di morire, Cicerone si rivolge al figlio Marco e cerca di organizzare un sistema di trasmissione della memoria fra generazioni. Una specie di "Etica spiegata a mio figlio", come si intitolerebbe oggi, che è poi diventata uno snodo fondamentale per la cultura latina, medievale e moderna. Nata in tempi difficili per riassumere e tramandare l'identità culturale di una comunità in un passaggio storico cruciale, nel momento di massima discontinuità dell'organizzazione statuale romana, l'opera ha trovato lettori e cultori molto in là nel tempo. Questo passaggio di consegne, elaborato nella e per la guerra civile, è stato ripreso soprattutto quando la latinità era solo un ricordo o un modello. Con modalità prescrittive, Cicerone ha trasmesso il suo "munus" alle generazioni successive, proponendo quello che, nella ricezione, è divenuto un paradigma per chi si proponeva di riorganizzare altri tipi di società, sui fondamenti della "sapientia", della "iustitia", della "magnitudo animis", del "decorum". Si tratta di virtù che non potevano più essere, né concettualmente né politicamente, quelle che Cicerone aveva messo a punto ma che alla sua teorizzazione si rifacevano, reinterpretandola, adattandola, in una trasmissione di valori che ha permeato la cosiddetta "cultura occidentale" fino ai giorni nostri.