Libri di Marc Augé
Le forme dell'oblio. Dimenticare per vivere
di Marc Augé
editore: Meltemi
pagine: 88
In questo saggio, Marc Augé esplora il paradosso dell'oblio come condizione essenziale per la memoria e per l'esperienza umana
Il mestiere dell'antropologo
di Marc Augé
editore: Bollati Boringhieri
pagine: 61
Una riflessione sul mestiere dell'etnologo prima e dell'antropologo poi e sulla materia della loro indagine.
L'antropologo e il mondo globale
di Marc Augé
editore: Cortina raffaello
pagine: 126
In un mondo in trasformazione accelerata, un cambio di scala colpisce e riconfigura le nostre esistenze individuali e collettive. In questo nuovo ambiente, l'antropologia ha d'ora in avanti l'immenso compito di criticare l'insieme ancora proteiforme che chiamiamo il mondo globale. Marc Auge ritorna qui sulle categorie dello spazio e del tempo, in particolare attraverso la nozione di tempo morto nella sua relazione con quella di nonluogo, per interrogarsi sui rapporti tra senso sociale e libertà individuale nel mondo contemporaneo. L'antropologo contribuisce in tal modo allo sforzo di lucidità critica di cui l'umanità ha bisogno oggi più che mai, se davvero vuole un giorno potersi dichiarare non più globale ma totale, nel senso in cui la intende Mauss, vale a dire intelligente, lucida, ambiziosa e solidale. Marc Auge è directeur d'études presso l'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi. Africanista di formazione, da anni si occupa di antropologia delle società complesse. Attraverso testi come "Un etnologo nel metrò" o "II metrò rivisitato", ma anche cimentandosi talvolta nell'etnofinzione ("Diario di un senza fissa dimora"), Marc Auge ha sviluppato un'originale antropologia del quotidiano in grado di esplorare il nostro stesso ambiente. Moltiplicando in tal modo i suoi "terreni", da quello vicino a quello lontano fino a quello immaginario, egli ha proposto un'antropologia che collega la vita quotidiana al mondo globale.
Fiducia in sé, fiducia nell'altro, fiducia nel futuro
di Marc Augé
editore: La compagnia della stampa
pagine: 48
Futuro
di Marc Augé
editore: Bollati Boringhieri
pagine: 138
Nel mondo che conosciamo l'idea di futuro è ipotecata dalle carenze e dalle paure del presente. Sul futuro proiettiamo speranze di riscatto e attese di progresso; dal futuro temiamo qualche apocalisse. Forse, però, esiste un modo meno pregiudicato di guardare al tempo che verrà, liberandolo dai tanti chiaroscuri che finora si sono rivelati solo dei gravami, senza propiziare o sventare alcunché. Dopo tutto, il mito del futuro è speculare a quello delle origini. Da antropologo, Marc Auge ha dimestichezza con una pluralità di luoghi e di tempi, e proprio per questo sa riconoscere i nonluoghi e il nontempo che ogni giorno attraversiamo. Chi, come lui, è abituato a confrontarsi sia con la pienezza sia con la bassa intensità di senso, ragiona sul futuro da una prospettiva diversa: è l'eccesso di visione, di rappresentazioni precostituite che impedisce di concepire il cambiamento a partire dall'esperienza storica concreta. Con un vero colpo d'ala, Auge coniuga scienza e futuro, ossia rimette in onore l'aspetto della scienza che più si discosta dalla tracotanza e dalla dismisura, e dai loro guasti planetari. Solo la sistematica messa in dubbio delle nozioni di certezza, verità e totalità permette infatti di rompere il cerchio magico che appiattisce l'avvenire su un eterno, allucinato presente.
Diario di un senza fissa dimora. Etnofiction
di Marc Augé
editore: Cortina raffaello
pagine: 132
Negli ultimi anni, è comparsa una nuova categoria di persone: hanno un lavoro, ma non guadagnano abbastanza per pagare un affitto e dunque sono spinte per strada. Vivono dove possono, vagano da un luogo all'altro, qualcuno magari decide di dormire in automobile, sia pure una Mercedes. L'etnologo Marc Augé, che rivela qui anche un brillante talento letterario, immagina la vita di uno di questi vagabondi di lusso e descrive in forma di diario i drammatici effetti indotti dalla perdita di punti fermi nello spazio e nel tempo. La situazione dei "senza fissa dimora" non mette a rischio solo la psicologia ma anche il senso della relazione, dell'identità e dell'essere. Il nostro eroe guarda dentro di sé e scopre la follia del mondo. Inventando un genere, etnofiction, l'autore utilizza la forma del racconto per illuminare una realtà sociale: il suo protagonista, un amabile funzionario di medio livello, potrebbe non essere diverso da tanti di noi...
Il bello della bicicletta
di Marc Augé
editore: Bollati Boringhieri
pagine: 69
Nel 1948 esce nelle sale "Ladri di biciclette" di Vittorio de Sica. Passerà appena un anno e Fausto Coppi, trionfatore in sella alla sua Bianchi di Giro d'Italia e Tour de France, diventerà l'eroe dell'epopea moderna celebrato da Roland Barthes. Ed è proprio nel clima di devastazione e speranza, di distruzione e rinascita dell'immediato dopoguerra che si impone il mito contemporaneo della bicicletta, un mito oggi forse maturo per trasformarsi in utopia ecologista e democratica. Augé analizza lucidamente il "nuovo umanesimo dei ciclisti", che annulla le differenze di classe, induce all'uguaglianza, riconduce l'esistenza nelle nostre città a tempi e ritmi più sostenibili, trasforma le vie urbane in spazi da scoprire con la cadenza regolare della pedalata e riapre così le porte, in ultima analisi, al sogno e all'avvenire.
Il metrò rivisitato
di Marc Augé
editore: Raffaello Cortina Editore
pagine: 82
L'antropologo fa ritorno nel metrò
Per una antropologia della mobilità
di Marc Augé
editore: Jaca Book
pagine: 66
Noi non viviamo in un mondo compiuto, del quale non avremmo che da celebrare la perfezione. L'idea stessa di democrazia è sempre incompiuta, sempre da conquistare. Nel concetto di globalizzazione, e in coloro che si richiamano ad esso, c'è un'idea di compiutezza del mondo e di arresto del tempo che denota un'assenza di immaginazione e un invischiamento nel presente profondamente contrari allo spirito scientifico e alla morale politica. Oggi occorre ripensare la frontiera, questa realtà continuamente negata e continuamente riaffermata. Occorre ripensare il concetto di frontiera per cercare di comprendere le contraddizioni che colpiscono la storia contemporanea. Una frontiera non è uno sbarramento: è un passaggio. Le frontiere non si cancellano mai, si ritracciano. La frontiera ha sempre una dimensione temporale: è la forma dell'avvenire e, forse, della speranza. Non dovrebbero dimenticarlo gli ideologi del mondo contemporaneo che, di volta in volta, soffrono di eccessivo ottimismo o di eccessivo pessimismo, in ogni caso di troppa arroganza.