Libri di Pierfranco Pellizzetti
Il conflitto populista. Potere e contropotere alla fine del secolo americano
di Pierfranco Pellizzetti
editore: Ombre corte
pagine: 138
Se l'irradiamento economico, politico, culturale e mediatico da parte del mondo anglosassone, epicentro dell'ordine novecentes
Società o barbarie. l risveglio della politica tra responsabilità e valori
di Pellizzetti Pierfranco
editore: Il saggiatore
pagine: 428
La società non esiste
Storia della paura. Gli inconfessabili retropensieri collettivi dell'Occidente
di Pellizzetti Pierfranco
editore: Mimesis
pagine: 206
Seguendo una via mediana tra ermeneutica del sospetto e archeologia del pensiero politico, l'indagine sulle paure "oscurate" d
Conflitto
L'indignazione può davvero cambiare il mondo?
di Pellizzetti Pierfranco
editore: Codice
pagine: 115
Stiamo assistendo, in questi anni, a una progressiva accelerazione delle insorgenze sociali: dalle piazze maghrebine agli indi
La libertà raccontata a ragazze e ragazzi
editore: Manifestolibri
pagine: 64
Libertà. Un termine misterioso come quasi tutte le parole che si riferiscono alle cose davvero importanti per la vita delle donne e degli uomini. Noi diciamo che la libertà è la condizione opposta alla schiavitù. In questo caso è libero chi non ha padrone. Ma chi è il padrone? Il padrone è chi ha il potere e la possibilità di imporre a qualcuno la sua volontà. Tuttavia per essere liberi non basta non avere un padrone: occorre essere autonomi e indipendenti; rispettare gli spazi e i diritti degli altri, partecipare attivamente alla vita comune, leggere le informazioni e gli eventi con un proprio spirito critico. Libertà secondo noi significa fare consapevolmente le proprie scelte. Età di lettura: da 12 anni.
La quarta via. Una sinistra vera dopo la catastrofe
di Pellizzetti Pierfranco
editore: Dedalo
pagine: 242
Per la Sinistra, contro "questa" Sinistra, perché la catastrofe economica, sociale e morale delle politiche liberiste e della
Fenomenologia di Antonio Di Pietro
di Pierfranco Pellizzetti
editore: Manifestolibri
pagine: 159
Il paradosso di un uomo intrinsecamente di destra (l'eroe di Tangentopoli, il fondatore e padrone dell'Italia dei valori) che lancia un'Opa sull'intera sinistra italiana come segnale di una crisi generale della politica nello stallo dei processi di modernizzazione del paese. Il fenomeno di un magistrato, ex questurino, che diventa una star, con curiose analogie con il fenomeno contemporaneo incarnato dal suo avversario: Silvio Berlusconi. In un tempo in cui i personaggi sostituiscono le personalità, Di Pietro assume le sembianze di un Marco Pannella del XXI secolo, ma anche di un nuovo Bertoldo, intriso di antichissima cultura contadina furbesca. Campione di quella politica delle "persone perbene" che pretende di assumere il ruolo di una sorta di comitato di liberazione nazionale, con le sue ambigue scorciatoie e la sua retorica del rancore.
Fenomenologia di Berlusconi
di Pierfranco Pellizzetti
editore: Manifestolibri
pagine: 127
L'irresistibile ascesa del cavaliere - questa la tesi del pamphlet di Pierfranco Pellizzetti - corrisponde all'affermazione di un nuovo tipo umano, il "banale mannaro": mutazione genetica nell'arcaicità di un paese profondo, che si rinnova per finta, impadronendosi delle tecniche di un americanismo a fumetti dietro il quale si nasconde la dittatura di una "neoborghesia" arrampicatrice e accaparratrice. Il saggio illustra in sei capitoli il "fenomeno Berlusconi", la sua "estetica" involgarita e plebea, il suo armamentario comunicativo da film hollywoodiano, il trionfale semplicismo delle sue idee, i giudizi sulle donne e sul sesso. Conclude il libretto un capitolo su "SB e l'eternità", in cui si svela la trasformazione del Cavaliere in cyborg immortale, icona autobiografica di tutti i vizi del carattere nazionale. (Presentazione di Furio Colombo)
Liberista sarà lei! L'imbroglio dei liberisti di sinistra
editore: Codice
pagine: 165
La scossa tellurica iniziata nell'autunno dell'anno scorso è stata un segnale inequivocabile: l'egemonia della finanza globalizzata sta volgendo al termine tra crolli borsistici, fallimenti di istituzioni bancarie presunte invulnerabili e arresti di osannati "signori del denaro". È ormai tempo, sostengono Carnevali e Pellizzetti, di ripercorrerne le tappe storiche ed esaminarne l'ideologia di supporto per individuare le vie possibili di un progetto futuro. La pratica incontrollata del 'laissez faire' e della deregulation, con cui sono state distrutte le fondamenta dello Stato sociale e ricacciati in basso strati sempre più ampi di cittadini, ha manipolato fino a stravolgerlo il patrimonio di valori della civiltà democratica, e ha sottomesso la politica ai voleri del "dio mercato". Un'operazione che viene da lontano, e che oggi ha conquistato e assorbito anche buona parte dello schieramento chiamato a opporvisi, e da cui deve necessariamente innescarsi il processo di ricostruzione. La sinistra.
Italia disorganizzata. Incapaci cronici in un mondo complesso
editore: Dedalo
pagine: 149
La patria dei più grandi organizzatori dell'antichità, i Romani, è ora il paese dove eccellono solo unità minime, individuali. Per la prima volta, nel deprimente elenco delle patologie che affliggono "il caso italiano" (familismo amorale, collusione tra sistema politico ed economia, inadeguatezza delle classi dirigenti, compromissione dei partiti con settori della malavita organizzata), viene messa a fuoco una cronica debolezza culturale e operativa che spiega lo specifico nazionale: il deficit organizzativo. Perché stentiamo sistematicamente a far funzionare con efficienza le megamacchine sociali, le strutture complesse della modernità (dalla fabbrica integrata all'ospedale, dalla pubblica amministrazione agli apparati militari e di polizia), non meno di una semplice coda per acquistare un biglietto del cinema? Perché continuiamo a consolarci con il mito del genio italico, che cerca sempre l'uomo forte (da Mussolini a Berlusconi) come soluzione ai problemi? La vecchia modernità accentratrice e "piramidale" ci ha visto in evidente difficoltà; il nuovo mondo delle reti sarebbe l'occasione per superare il deficit organizzativo colmando limiti tecnici e interiorizzando il valore liberale della partecipazione deliberativa.