Con La casa della vita del 1958, Mario Praz (1896-1982) scrive il più atipico, ma anche uno dei più belli tra i romanzi del Novecento italiano. Un romanzo che ha per protagonista una casa – il celebre appartamento del Professore a Palazzo Ricci, in via Giulia, nel cuore della Roma rinascimentale – e i suoi preziosi mobili Impero, che oggi ne fanno uno dei più interessanti musei di quello stile al mondo. La storia dei mobili, dei quadri e degli specchi della casa s’intreccia, nel romanzo, a quella degli uomini che li hanno creati, amati, posseduti, a cominciare dall’autore. Proprio La casa della vita è al centro dello studio critico proposto da Arturo Cattaneo, dichiaratamente negli ultimi due capitoli, e come prospettiva che indirizza la veduta generale nei primi tre, dedicati a quel grande e affascinante mosaico romanzesco che sono i saggi di Praz. La casa della vita – è la tesi centrale di queste pagine – rappresenta il trionfo della memoria in senso affettivo e tecnico insieme. La rassegna delle stanze della casa, capitolo dopo capitolo, segue fedelmente i precetti delle tecniche classiche di memorizzazione, che prescrivevano all’oratore di servirsi della pianta di un edificio noto, ripercorrendone con ordine gli ambienti e gli oggetti secondo un disegno prestabilito: ad ogni locus, un argomento. La pianta della casa è la rocca su cui Praz costruisce il suo discorso: la soluzione ordinata al labirinto della memoria in cui persino la sua mente enciclopedica avrebbe rischiato, altrimenti, di perdersi.
Biografia dell'autore
Arturo Cattaneo è professore straordinario di Letteratura inglese presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Si è specializzato in Inghilterra, al Warburg Institute dell’Università di Londra, sul tema della persistenza della tradizione classica nel Rinascimento inglese. La sua attività di ricerca si è svolta in vari ambiti: la letteratura inglese del Rinascimento; il romanzo inglese del Settecento; i rapporti letterari e culturali anglo-italiani; i miti classici e la mitologia amerindia nella letteratura caraibica di lingua inglese. Su questi argomenti ha pubblicato libri e saggi in italiano e in inglese, tra i quali: Tecniche traduttive nell’Umanesimo: l’Eneide in Gran Bretagna da Lydgate a Surrey (Brescia 1990) e L’ideale umanistico. Henry Howard, Earl of Surrey (Bari 1991). Ha anche curato una serie di antologie storiche della letteratura inglese per i licei (la più recente: Literary Maps, Milano 2002). Ha tradotto i saggi inglesi di Joseph Brodskij curandone l’edizione italiana, Profilo di Clio (Milano 2003).