Come il cinema è penetrato nel territorio rurale italiano? Quali immagini di questo ambiente, sottoposto al cambiamento e al rischio di estinzione, sono state fissate dai film degli anni Trenta? Attraverso un percorso interno alla storia del cinema, ma aperto al confronto con la storia sociale e culturale dell’Italia tra le due guerre, il volume riscopre un paesaggio da tempo negato. Lo fa in primo luogo ripercorrendo il dibattito sulla rappresentazione del paesaggio nel cinema ospitato sulle principali riviste di settore e interrogandosi sulle modalità di rappresentazione del territorio rurale operate dai film. In secondo luogo la ricerca ricostruisce le principali direttrici della ‘cinematografia rurale’, una proposta teorica avanzata in ambito internazionale che trova una concretizzazione in ambito produttivo e nella realizzazione di un circuito di visione alternativo (cinema educativi, cineambulanti, cinenatanti). Il lavoro svela come il cinema definisce la propria specificità in relazione alle pratiche educative e agli strumenti di proiezione dispiegati (film, proiezioni luminose, filminox). L’analisi di questa proposta non può prescindere dalla propaganda del regime fascista che fa del territorio rurale un veicolo di italianità e lo trasforma nel simbolo di una modernizzazione negoziata, spettacolare ma scarsamente problematica.
Biografia dell'autore
Deborah Toschi insegna Storia e linguaggi della radio e della televisione presso l’Università degli Studi di Pavia, dopo aver conseguito nel 2006 il dottorato di ricerca in Discipline filosofiche e discipline delle arti e della comunicazione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Ha indagato le dinamiche e l’impatto del cinema, quale strumento di modernizzazione, nelle aree non urbane e il rapporto tra il medium cinematografico e le pratiche educative, ponendo attenzione alle contaminazioni intermediali.