Baroncelli presenta con ironia e inganno questo suo libro come un'autobiografia. Lui, biografo nei suoi libri passati di esistenze inventate e falsificatore di vite vere che si rivelano nel lampo di un singolo evento, scrittore di necrologi di persone mai morte, di recensioni e di risvolti di copertina esistenti al posto dei loro volumi, inventore di trame proprie in romanzi attribuiti ad altri e viceversa, voleva non solo un'autobiografia dell'Altro lui («È all'altro, a Baroncelli, che capitano le cose»), ma una autobiografia dei molti Altri e delle loro proiezioni. E svolge il compito mescolando come al solito erudizione e apocrifi, futilissimi ricordi, esperienze di letture racchiuse in una frase, fatti accaduti ad altri scrittori e rivissuti in proprio, micro-racconti, aforismi di saggezza spogliati in principio di ogni pretesa di convincere, periferie di posti di viaggio, affetti e gesti sfuggenti. Tutto questo in uno stile personale che ostenta di preferire su ogni espressività la musica del fraseggio, che quindi rende quasi obbligatorio far seguire a ogni breve paragrafo letto il successivo da leggere.
Il cielo più pietoso è quello vuoto. Quindici voci di un'improbabile autobiografia

Titolo | Il cielo più pietoso è quello vuoto. Quindici voci di un'improbabile autobiografia |
Autore | Eugenio Baroncelli |
Argomento | Narrativa Narrativa contemporanea |
Collana | La memoria, 1339 |
Editore | Sellerio Editore Palermo |
Formato |
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Pagine | 304 |
Pubblicazione | 2025 |
ISBN | 9788838947810 |
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