Negli ultimi sessant’anni i trapianti di rene,
midollo osseo, fegato, polmone, pancreas e
intestino da donatore vivente sono diventati
una consolidata realtà medica, sociale e giuridica,
offrendo opportunità prima inimmaginabili
in termini di vite salvate e salute ritrovata.
La trapiantologia da vivente, però, continua a
sollevare più di una questione. Ad esempio la
relazione tra cedente e ricevente a trapianto
effettuato, la discussione sugli aventi o non
aventi diritto di ricevere (si pensi ai disabili,
agli alcolisti, ai sieropositivi), i modi di affrontare
il gender gap (secondo le statistiche, infatti,
i cedenti sono in maggior numero donne e i
riceventi uomini). E se sulla carta il legislatore
richiede che a donare sia solo la persona capace
d’intendere e di volere, nel concreto ci si
deve confrontare con casi problematici: basti
pensare al donatore minorenne, disabile mentale
o concepito allo scopo. E ancora, la donazione
di un organo si può imporre? È una scelta
revocabile? Per non parlare, poi, della vendita
degli organi umani, opzione legale in pochissimi
Paesi, tuttavia ampiamente diffusa sul
mercato nero e accettata socialmente da molti.
Il volume di Giulia Galeotti ricostruisce, attraverso
l’analisi di numerosi casi italiani e stranieri,
tutto ciò che la trapiantologia da vivente è
riuscita a fare, mettendone in evidenza con
grande efficacia ombre e luci, nella certezza che
si tratti di un tema destinato ad acquistare sempre
più importanza nel quotidiano.
Biografia dell'autore
Giulia Galeotti, storica contemporaneista, collabora
con il Dipartimento di Studi storici
dell’Università di Roma La Sapienza. Tra le sue
pubblicazioni, Storia dell’aborto (2003; tradotto
in spagnolo e portoghese); Storia del voto alle
donne in Italia (2006; Premio Capalbio e
Premio Amelia Rosselli); In cerca del padre
(2009; Premio Minturae). Collabora con
«L’Osservatore Romano».