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L'errore delle religioni pagane

L'errore delle religioni pagane

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Composto intorno al 343-347 d.C. da Giulio Firmico Materno - avvocato siciliano convertito al cristianesimo - il De errore profanarum religionum costituisce non tanto un'apologia del cristianesimo quanto un forte attacco al paganesimo. L'opera vede la luce negli anni successivi alla morte di Costantino, quando la salita al potere dei figli Costante e Costanzo II determina un cambiamento profondo nella politica imperiale - ora fortemente repressiva - nei confronti della componente pagana. Sulla stessa lunghezza d'onda si muove Firmico. Lo scopo dichiarato dell'Autore è infatti di dimostrare le falsità delle religioni pagane. Con uno stile oratorio che ricorda quello utilizzato dall'Autore nelle arringhe che teneva in tribunale, il De errore profanarum religionum esige che il cristianesimo non si limiti solo a tollerare il paganesimo, ma lo distrugga. Un'opera che, grazie all'accurata descrizione dei culti orientali, si rivela per lo studioso del mondo religioso dell'età imperiale romana una fonte molto importante.
 

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