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Con un piede in Paradiso. La sofferenza non è fine a sé stessa

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Con un piede in Paradiso. La sofferenza non è fine a sé stessa

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Ho avuto un incidente. Ho passato tre mesi in ospedale, subito nove interventi e infine l'amputazione della gamba sinistra. In questo momento, sono seduto sulla sedia a rotelle. Per rimettermi in sesto dicono che ci vorrà almeno un anno, o forse più. Di certo, non tornerò quello di prima. All'ospedale, quando ne ho sentito il bisogno, ho scritto. Mi sono lasciato provocare da un versetto letto nella preghiera o da un passo della Bibbia che mi balzava alla mente. La realtà appare meno confusa quando guardata alla luce della Parola. Verso la metà di ottobre, a Reggio Emilia, ho conosciuto Giuliano. Aveva un tumore, si stava spegnendo. Abbiamo parlato, pregato, e qualche volta pianto assieme. È stato lui ad insistere perché mettessi in ordine i miei appunti. Diceva che quello che ho vissuto ha aiutato lui e che forse può aiutare qualcun altro. Ora Giuliano è in cielo.
 

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