A dispetto di antichi pregiudizi, Pascal è un pensatore che scruta l’uomo e la società con la speranza cristiana di chi crede che i discendenti di Adamo possano realizzare nella città terrena una giustizia ‘meno ingiusta’, per mezzo di istituzioni miranti al bene comune, e non all’interesse particolaristico di individui o di gruppi. E che Pascal non sia ‘nemico dell’uomo’ si comprende dai tre Discorsi sulla condizione dei grandi, ove si delineano il profilo e l’operato del ‘re di concupiscenza’. A differenza del re tiranno, che domina con la forza, il re di concupiscenza mira al benessere degli altri. Il suo è un ‘umanesimo imperfetto’, che rimane al di qua della linea di demarcazione fra paganesimo e cristianesimo, impantanato in un mondo senza speranza e senza Dio. Da qui il necessario passaggio dal re di concupiscenza al re di carità che, riunendo in sé i valori dell’umanesimo e del cristianesimo, diventa il portatore di un pascaliano ‘umanesimo perfetto’.
Biografia dell'autore
Maria Vita Romeo insegna Filosofia morale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania. Tra le sue pubblicazioni: Verità e bene (2003); Il numero e l’infinito (2004); Pascal en Italie: une décennie d’études (2005); La ricerca pascaliana dell’infinito (2006); Una politica ‘selon le coeur’ (2006); Considerazioni su Hobbes e Pascal (2007); L’éthique du coeur dans ‘Les Provinciales’ (2008); La concezione cristiana del lavoro in Romano Guardini (2009).