Longo Angelo

Rime con commento

di Tomaso da Faenza

editore: Longo Angelo

pagine: 232

Tra i romagnoli che, nel De vulgari eloquentia, "a proprio poetando divertisse audivimus", tra coloro cioè che con merito poetico si allontanarono dal proprio volgare, Dante individua Tomaso da Faenza, giudice in attività dagli anni Sessanta del Duecento sino, probabilmente, ai primissimi del Trecento, autore di quattro canzoni e nove sonetti secondo le testimonianze dei canzonieri delle origini e del ms. 4 della Società Dantesca Italiana. Nel corpus spiccano i non facili componimenti in tenzone, con Monte Andrea, Giovanni dall'Orto (contro i quali la specializzazione tomasiana si fisserà sulla difesa di Amore), Cino da Pistoia e Onesto da Bologna (coinvolti in una celebre, ma fumosa, tenzone politica), che delineano il faentino come rilevante, benché non principale, rimatore centro-settentrionale. La nuova edizione critica che qui si propone raccoglie per la prima volta tutta la produzione di Tomaso, comprendendo altresì le rime dei corrispondenti, e presenta un ampio apparato esegetico vòlto al commento puntuale dei testi sinora imperfettamente editi o interpretati. Presentazione di Furio Brugnolo.
28,00

Gli eterni affetti. Il sentimento dipinto tra Bisanzio e Ravenna

di Costanza Fabbri

editore: Longo Angelo

pagine: 142

Nonostante l'immaginario comune assegni alla civiltà bizantina l'etichetta di "arte algida e astratta", la tendenza a rappresentare compiutamente gli affetti sembra essere nata nella seconda metà del XII secolo proprio in territorio bizantino (serbo-macedone), grazie alla concomitanza di due fattori: la radicata tradizione ellenistica presente a Salonicco e la forte matrice folcloristica, di cui l'arte balcanica fu sempre impregnata. In Romagna, la scuola riminese giottesca, favorita dalle committenze francescane, parve accogliere e ben metabolizzare la lezione d'Oriente, sintonizzandola sul patetismo di Giotto a Padova e sulla drammaticità del senese Pietro Lorenzetti ad Assisi. Tra gli esempi oggi superstiti, quello ravennate di Santa Chiara primeggia su tutti, per la squisita armonia tra il pietismo devozionale di indiretta derivazione balcanica, il patetismo espressionistico nordico e il laico umanesimo comunale di cui Giotto si fece mediatore. Mentre l'Oriente greco mirò sempre ad applicare una rappresentazione affettiva dei sentimenti, ovvero addomesticata dalla ragione, l'Occidente latino predilesse una resa più emotiva e passionale, laddove il sentimento, per sua natura indomito, riuscì a liberarsi e a circolare indisturbato, segnando il passo al definitivo trionfo dell'uomo e della sua individualità e spalancando così le porte all'arte del futuro Rinascimento italiano.
18,00

Cinque xilografie della passione da Altomünster alla Biblioteca Classense di Ravenna

di Lorenzo Gigante

editore: Longo Angelo

pagine: 96

Cinque xilografie cinquecentesche oggi appartenenti alla raccolta di grafica antica della Biblioteca Classense di Ravenna, raffiguranti episodi salienti della Passione di Cristo, sono l'oggetto di questa indagine. Con sagacia e accuratezza le piccole, antiche stampe vengono dall'autore indagate: chi le ha fatte, come, quando, perché? Riconosciute come parti di una serie più ampia, raffigurante una Passione di Cristo realizzata nel Monastero di Altomünster in Baviera da matrici intagliate agli inizi del XVI secolo, e più volte reimpiegate, fino al primo Seicento, nascono in un contesto di monastica devozione, ispirata dalle grandi realizzazioni pittoriche, di cui recano tracce e reminiscenze. Non più espressioni artistiche isolate, vengono restituite da questo studio al loro contesto culturale e religioso di origine. Una ricerca che porta alla luce vicende di arte e di uomini, un felice momento di valorizzazione del patrimonio culturale.
20,00

Dante e la sua eredità a Ravenna nel Trecento

editore: Longo Angelo

pagine: 256

All'inizio del Trecento Ravenna offrì a Dante l'ultimo rifugio, secondo la felice formulazione del celebre libro di Corrado Ricci, e a Ravenna, dopo il fatale 14 settembre 132f, il poeta trovò la sua ultima dimora. Sotto le ali della signoria di Guido Novello da Polenta, dunque, Dante passò gli anni estremi della sua vita: in città compose le egloghe indirizzate al maestro bolognese Giovanni del Virgilio, estremo lascito letterario della sua arte e della sua cultura. Intorno a Dante si creò prestissimo un nucleo di devoti e ammiratori, alcuni dei quali ricordati nelle egloghe dietro lo schermo bucolico: Dino Perini, Fiduccio de' Milotti, Guido Vacchetta. Ma il sacro fuoco delle lettere non si spense a Ravenna con la morte del sommo poeta: lì agirono maestri e letterati che, ereditando il testimone di una tradizione illustre, fecero della città romagnola un centro non indifferente del primo Umanesimo fiorito nel corso del Trecento. Altre figure, soltanto apparentemente minori, come quelle di Donato Albanzani, caro amico di Petrarca, e di Giovanni Conversini, maestro rinomato ai suoi tempi, illustrarono con il loro magistero la vita culturale di Ravenna nel solco dei gloriosi esempi offerti dal passato remoto e più recente. Il volume, affidato a diversi specialisti dell'argomento, intende presentare l'impatto culturale che Dante Alighieri ebbe sulla cultura ravennate del Trecento.
28,00

L'artefice aggiunto. Riflessioni sulla traduzione in Italia 1900-1975

editore: Longo Angelo

pagine: 354

I Translation Studies, nati come disciplina accademica negli anni Settanta, hanno richiamato l'attenzione su un'attività umana spesso trascurata eppure tra le più complesse, importanti e decisive per il dialogo fra civiltà, la comprensione dell'altro e la conoscenza di sé. Questi studi hanno di frequente dimenticato l'apporto fondamentale dato alla teoria della traduzione dalla cultura italiana nel Novecento, con filosofi, linguisti, critici, filologi, storici della lingua, poeti, traduttori professionisti, traduttori-scrittori, editori. II volume intende colmare questa lacuna proponendo alcune delle voci più rilevanti che hanno riflettuto sulla traduzione letteraria in Italia tra il 1900 e il 1975. Accanto a pagine di filosofi (Croce, Gentile, Pareyson, Betti, Della Volpe, Anceschi, Mattioli), si potranno leggere quelle di critici (Praz, Cecchi, Contini, Fortini, Poggioli), linguisti (Terracini, Devoto, Simone), filologi (Sabbadini, Folena), storici della letteratura (Flora, Fubini), poeti-traduttori (Quasimodo, Solmi, Dal Fabbro, Valeri), traduttori-traduttori (Fertonani, Pocar), scrittori (Pirandello, Bianciardi, Calvino, Ginzburg), ma anche intellettuali che si sono occupati in particolare della ricezione dei testi stranieri e di problemi di editoria (Gobetti, Borgese, Fabietti, Poliedro, Padellare), di versioni teatrali (Chinol, Pasolini), di lingue classiche (Romagnoli, Valgimigli) e di letterature moderne (Errante, Izzo, Baldini, Pivano).
24,00

Un galantuomo della Repubblica. Enrico Bartoletti: dalle steppe del Don alla cooperazione ravennate

di G. Luigi Melandri

editore: Longo Angelo

pagine: 173

Un libro in cui la memoria incrocia la storia. La memoria formidabile di un uomo che ha attraversato il Novecento, e che con laicità mazziniana vive questo inizio di XXI secolo, si incontra con il fascismo del manganello e dei gerarchi, con la guerra in Italia, con la tragedia in Russia, con le generose speranze della neonata democrazia, con le contrapposizioni della guerra fredda. Un giovane ravennate, Enrico Bartoletti, nato a Cannuzzo di Cervia nel 1920, esce dal turbine della guerra e mette alla prova la sua fede repubblicana impegnandosi in politica e nella società. La Cooperazione diviene il suo credo laico, il modo di unire pace e lavoro, di rendere concrete le speranze di Democrazia e Giustizia. Bartoletti aderisce al PRI fin dal 1945, avvia oltre 70 cooperative nella nostra provincia, è tra i fondatori dell'ACM AR, della UIL ravennate e dell'AGCI, di cui per vari anni sarà il presidente provinciale. Un protagonista del movimento cooperativo, dunque, conosciuto e apprezzato in Italia e all'estero, che, con onestà e modestia, speranza incrollabile e impegno sempre vivo, ci conduce, con la sua precisa e appassionata narrazione, dai braccianti ravennati ad Ostia di fine Ottocento e alla cooperazione-azienda attuale, dalle povere campagne ravennati d'inizio Novecento al mondo disuguale e globalizzato di oggi.
20,00

La prima guerra mondiale nel cinema italiano. Filmografia 1915-2013

editore: Longo Angelo

pagine: 201

Tutta la produzione cinematografica italiana sul primo conflitto mondiale riunita in un unico volume, contenente una scheda per ognuno degli oltre 200 titoli reperiti. I due autori hanno analizzato la storia ed i generi del cinema italiano per creare una filmografia ricca ed accurata, arricchita da un saggio in cui viene presentata l'evoluzione dell'immagine della grande guerra nel cinema italiano. Dalla filmografia emerge la rilevanza quantitativa dei film di fiction nel primo anno del conflitto e lo scarso numero di questo tipodi pellicole nel primo dopoguerra (compreso il lungo ventennio fascista). Particolare importanza nell'evoluzione dell'immagine della prima guerra mondiale è legata alla questione Trieste (che ritorna all'Italia nel 1954), capace di favorire la produzione di pellicole con un forte sapore irredentista. Il volume è corredato da dettagliati indici analitici: il primo, tematico, relativo agli eventi storici, il secondo riguardante i personaggi e il terzo (con le parole chiave) che riporta i vari temi rilevabili nei film. Nel volume, oltre ai film di fiction italiani, sono analizzati anche le coproduzioni e i film per la televisione dedicati al tema. Presentazione di Alessandro Faccioli.
25,00

Lectura Dantis Lupiensis (2013). Vol. 2

editore: Longo Angelo

pagine: 176

20,00

Problemi di biografia dantesca

di Indizio Giuseppe

editore: Longo Angelo

pagine: 543

Il volume raccoglie quindici anni di contributi dedicati dall'autore alla biografia di Dante, per l'occasione rivisti ed aggio
35,00
18,00

L'inizio e la fine. I confini del romanzo nel canone occidentale

di Giuliana Adamo

editore: Longo Angelo

pagine: 384

"Il volume consiste di cinque capitoli, organizzati cronologicamente, dall'antichità classica (I), al medio evo romanzo (II), al Cinquecento (III), all'età moderna (IV), al Novecento (V). La trattazione si concentra sugli inizi e sulle fini dei romanzi (nel senso che il termine assume nei vari periodi), indicando sia le implicazioni filosofiche delle categorie di 'inizio' e di 'fine', sia i loro risvolti semiotici. L'esposizione teorica è luminosa, ma l'aspetto più accattivante del libro consiste nelle ammirevoli analisi dedicate a singole opere, che chiariscono, in profili di una decina di pagine ciascuno, i tratti salienti e rivelatori degli incipit e degli explicit di grandi testi classici. Citerò, fra quelle che ho trovato più illuminanti e attraenti, le pagine dedicate a Boiardo, Ariosto, Tasso, Rabelais, nel capitolo III, ai Promessi Sposi, a Moby Dick, ai Malavoglia, nel capitolo IV, a Proust, Joyce, Flann O'Brien, Calvino, nel capitolo V. "Il tema affrontato in questo libro è inesauribile", conclude l'autrice, con una frase adatta all'inizio, oltre che alla fine dell'opera, e poco dopo cita l'espressione in medias res, in medias sententias, osservando che è stata coniata da Anthony Nuttall esclusivamente per gli inizi letterari, ma che lei non può non estenderla anche alle fini. Si tratta di un motivo con cui è sembrato appropriato cominciare e finire anche questa breve prefazione." (Giulio Lepschy)
28,00

Lecturae Dantis Lupienses (2012). Vol. 1

editore: Longo Angelo

pagine: 118

Poiché l'opera di Dante è probabilmente il più grande e solido patrimonio culturale che la letteratura del passato abbia affid
15,00