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Johan & levi: Biografie

La dittatura della fantasia. Collage autobiografico

di Remo Bianco

editore: Johan & levi

pagine: 244

Un lungo ricovero in ospedale costringe Remo Bianco a fermarsi e fare il punto della propria vita, «come certi marinai in mare
24,00

La dea stanca. Vita di Lina Bo Bardi

di Zeuler Rocha Mello de Almeida Lima

editore: Johan & levi

pagine: 400

«Gli architetti devono avere un contatto profondo con il vivere, perché il vivere è tutto»: sembra avere già in mente queste p
40,00

Autobiografia di un impostore. Narrata da Laura Leonelli

di Paolo Ventura

editore: Johan & levi

pagine: 152

C'era una volta un impostore
20,00

Arthur Cravan. Una strategia dello scandalo

di Maria-Lluisa Borras

editore: Johan & levi

pagine: 222

Dopo aver preso «tutti i treni e tutte le navi» Fabian Avenarius Lloyd si stabilisce a Parigi, smanioso di ottenere fortuna pe
23,00

Alberto Giacometti. Biografia

di Catherine Grenier

editore: Johan & levi

pagine: 306

«Sorride
30,00

Automitobiografia

di Enrico Baj

editore: Johan & levi

pagine: 272

Marcel e Suzanne Duchamp, Octavio Paz e Edoardo Sanguineti, Breton e Man Ray, de Chirico e la duchessa di Beaufort sono solo a
23,00

Un posto per tutti. Vita, architettura e società giusta

editore: Johan & levi

pagine: 372

Molto più di una semplice autobiografia, questo libro è un'improvvisazione jazz in cui si amalgamano memorie personali e idee
36,00

Arturo Martini. La vita in figure

di Elena Pontiggia

editore: Johan & levi

pagine: 301

Scultore prodigioso nel forgiare immagini e narrare miti, Arturo Martini (1889-1947) si è consacrato interamente a quest'arte
25,00

Night studio. Un racconto intimo di Philip Guston

di Musa Mayer

editore: Johan & levi

pagine: 291

Aggirandosi tra le sale della retrospettiva inaugurata in suo onore nel 1980, solo tre settimane prima della sua morte, Philip
31,00

La mia arte, la mia vita

di Diego Rivera

editore: Johan & levi

pagine: 202

Mostro sacro del muralismo messicano, Diego Rivera è stato in realtà tante cose: sodale di Picasso, donnaiolo impenitente e am
23,00

Basquiat. La regalità, l'eroismo e la strada

di Michel Nuridsany

editore: Johan & levi

pagine: 381

È il 10 febbraio 1985 e sulla copertina del New York Times Magazine troneggia un Jean-Michel Basquiat in pompa magna, seduto nel suo studio di Great Jones Street. Lo sguardo indolente fissa l'obiettivo mentre la mano impugna il pennello come un'arma. Il piede nudo, poggiato su una seggiola rovesciata che pare una carcassa di animale, spezza la formalità del completo Armani lasciando intravedere l'orlo del pantalone sporco di pittura. Distanze siderali lo separano dai tempi in cui, sottrattosi all'indifferenza borghese del padre e all'instabilità psichica della madre, ha scelto la strada, il mondo underground dei graffiti e della musica no wave, dei club, ma soprattutto i muri di New York per dare sfogo a quell'"ottanta percento di rabbia" che alimenta la sua fame di successo. Dall'anonimato di SAMO - il marchio con cui ha timbrato a fuoco la pelle di una città ancora ostaggio dei problemi razziali e del degrado urbano - nel giro di pochi anni Jean-Michel passa a firmare opere a quattro mani con Andy Warhol. È ormai il più noto pittore nero, il primo a ottenere una fama internazionale. Un traguardo fortemente voluto e raggiunto con caparbietà, ma che non tarda a trasformarsi in un'etichetta da appiccicargli addosso, in una gabbia dorata in cui l'establishment dell'arte sembra averlo rinchiuso e da cui nemmeno gli eccessi e forse l'ultimo, estremo tentativo di fuga - un ritorno alle origini, a quell'Africa meta del biglietto aereo che ha in tasca al momento della prematura morte a ventisette anni - riusciranno a salvarlo. Temperamento contraddittorio in un'epoca di contraddizioni, Basquiat vive sulla propria pelle e nella propria persona un turbinio di stimoli, un groviglio di emozioni che riversa poi sulla tela e su qualsiasi supporto abbia a portata di mano: parole, immagini e suoni si ricompongono magicamente in una forma nuova che fa di lui uno dei maggiori poeti visivi del Novecento.
33,00

Robert Mapplethorpe. Fotografia a mano armata

di Jack Fritscher

editore: Johan & levi

pagine: 348

New York, autunno 1978. Giovedì sera, alle otto spaccate, Robert Mapplethorpe, elegante e sfrontato nella sua giacca di pelle nera, scende le scale e fa il suo ingresso nella sala principale del famigerato Mineshaft, il brulicante club sotterraneo per soli uomini tempio e ricettacolo di ogni forma di perversione. È il decennio famelico e scintillante dell'emancipazione gay: arte e sesso sono legati a doppio filo e il pronostico warholiano sui quindici minuti di celebrità è un imperativo esistenziale. Mapplethorpe, il fotografo scandaloso e provocatorio per eccellenza, brandisce la sua Hasselblad come fosse un revolver e mira dritto al lato oscuro di quegli anni, di cui è insieme testimone e protagonista: nudi statuari o corpi fasciati in latex e corde, scene leather e pratiche feticiste, fino agli autoritratti luciferini. Un "fuorilegge" venuto dall'Inferno, che ha preso d'assalto i dogmi della società americana ed è diventato, nonostante i tentativi di censura, uno tra gli artisti più acclamati del Ventesimo secolo dopo la sua morte per AIDS nel 1989. Questa di Jack Fritscher - amante e compagno di Mapplethorpe alla fine degli anni settanta e direttore della prima rivista che pubblicò le sue controverse immagini - non è una biografia in senso stretto: è il ritratto di un'epoca dal cuore selvaggio, raccontata nei suoi estremi e bizzarrie attraverso una scrittura sincopata, ironica, fatta di dialoghi fulminei e ritratti allucinati.
28,00

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