Libri di A. Cavalletti
Cultura di destra
di Furio Jesi
editore: Nottetempo
pagine: 300
"Che cosa vuol dire cultura di destra?" chiede un intervistatore a Furio Jesi nel 1979
Alcune riflessioni sulla filosofia dell'hitlerismo
di Emmanuel Lévinas
editore: Quodlibet
pagine: 112
In questo saggio, uscito nel 1934 sulla rivista «Esprit», uno dei grandi pensatori ebrei di questo secolo si misura con il fen
Il tempo della festa
di Furio Jesi
editore: Nottetempo
pagine: 240
In queste pagine esemplari, tra le più belle che abbia scritto, Furio Jesi definisce per la prima volta il rivoluzionario mode
Mito
di Furio Jesi
editore: Quodlibet
pagine: 208
Scritto di getto in poche settimane nell'estate del 1973, quando Jesi aveva appena ideato il suo più noto modello conoscitivo,
Spartakus. Simbologie della rivolta
di Furio Jesi
editore: Bollati Boringhieri
pagine: 160
Furio Jesi scrisse "Spartakus" nel 1969, a mezzo secolo dalla sollevazione comunista a Berlino e dalla sua rapida e cruenta re
L'avanguardia dei nostri popoli. Per una filosofia della migrazione
editore: Cronopio
pagine: 168
"I profughi costretti di paese in paese rappresentano l'avanguardia dei loro popoli"
Tempo e forma. Scritti (1935-1977)
di Sergio Bettini
editore: Quodlibet
pagine: 380
"Tempo e forma" intende offrire il ritratto di un grande studioso
Germania segreta. Miti nella cultura tedesca del '900
di Furio Jesi
editore: Nottetempo
pagine: 375
"Germania segreta" è il libro con cui Jesi inaugura, nel 1967, il suo originale cantiere di mitologo della modernità
Halachah e Aggadah. Sulla legge ebraica
di Chaim N. Bialik
editore: Bollati Boringhieri
pagine: 77
Nel 1915 il poeta e scrittore ebreo Bialik lesse per la prima volta a Mosca la sua conferenza "Halachah e Aggadah", dedicata alle due categorie fondamentali del Talmud. La Norma, carica di autorità, e la Leggenda, che ne è invece priva. Il lato della certezza giuridica e quello epico, affine al sogno, non sono per Bialik separabili, ma si richiamano continuamente e si ricongiungono nell'unità dell'azione e dell'interpretazione, della vita e della scrittura ebraica. Letto e ammirato da Martin Buber, tradotto in tedesco da Gershom Scholem, Halachah e Aggadah giunse poi nella mani di Walter Benjamin che ne ricevette una forte impressione il cui influsso è rintracciabile in alcune delle sue opere. Chaim Nachman Bialik (1873-1934) è considerato il padre della moderna letteratura ebraica. Formatosi ad Odessa si trasferì poi in Palestina. Oltre ad una vasta opera poetica fu traduttore di Shakespeare, Schiller, Heine, Cervantes.
Il tempo della festa
di Furio Jesi
editore: Nottetempo
pagine: 231
In queste pagine, Furio Jesi definisce per la prima volta il rivoluzionario modello della "macchina mitologica", riflette sull'esperienza festiva e sulla rivolta come "sospensione del tempo storico", getta una luce sorprendente sul rapporto tra poesia e merce. Intreccia le opere e le vicende esistenziali di Rimbaud, di Rilke, del giovane Lukács e di Cesare Pavese, mentre in un importante inedito ricostruisce il linguaggio mitologico della Storia di Susanna nella Bibbia. Ripercorrendo infine la propria biografia intellettuale - dagli esordi da enfant prodige al magistero di Kerényi e agli ultimi lavori ispirati a Benjamin e a Bachofen - ci guida nelle stanze nascoste del proprio laboratorio. Ancora una volta, Jesi ci offre straordinari strumenti critici contro le mitologie dominanti, svelando le strategie che separano gli uomini uguali dai diversi, riconoscendo nel potere una vera e propria "religione della morte" cui si oppone soltanto il tempo della festa e dell'insurrezione.
Cultura di destra
di Furio Jesi
editore: Nottetempo
pagine: 297
"Che cosa vuol dire cultura di destra?" chiede un intervistatore a Furio Jesi nel 1979. È "la cultura entro la quale il passato è una sorta di pappa omogeneizzata che si può modellare nel modo più utile, in cui si dichiara che esistono valori non discutibili, indicati da parole con l'iniziale maiuscola". Originale mitologo della modernità, Jesi dedica gli studi qui raccolti a individuare le matrici sotterranee, il linguaggio e le manifestazioni delle "idee senza parole" della cultura di destra otto-novecentesca; e lo fa smascherandone i luoghi comuni, le formule e le parole d'ordine che alludono a un nucleo mitico profondo e inconoscibile, ma fondante e modellante, cui fanno riferimento i principi ricorrenti di Tradizione, Passato, Razza, Origine, Sacro. Un "vuoto" da riempire di materiali mitologici, manipolati dalla propaganda politica di destra per legittimare il suo potere e gli ordinamenti sociali dominanti. Da questa prospettiva, Jesi indaga gli apparati linguistici e iconici sottesi al fascismo e al neofascismo, al nazismo e al razzismo, penetra nelle pieghe dell'esoterismo di Julius Evola e del lusso retorico dannunziano, attraversa le pagine di Liala e Pirandello. Questa nuova edizione di un libro ancora attualissimo è corredata da tre inediti e un'intervista.