Libri di F. Bergamasco
Ricordi di un entomologo
di Jean-Henri Fabre
editore: Adelphi
pagine: 746
«Da quando Darwin mi ha definito "un osservatore inimitabile", questa qualifica mi è stata applicata molte altre volte qua e l
V13. Cronaca giudiziaria
di Emmanuel Carrère
editore: Adelphi
pagine: 267
Scandito in tre parti - «Le vittime», «Gli imputati», «La corte» -, V13 raccoglie, rielaborati e accresciuti, gli articoli (ap
A Dio per la parete Nord
di Hervé Clerc
editore: Adelphi
pagine: 290
Di Dio si parla, da qualche millennio, in molti modi, e diverse sono le sue facce
L'arringa di un pazzo
di August Strindberg
editore: Adelphi
pagine: 284
Due libri, nella seconda metà dell'Ottocento, hanno scoperchiato la pentola dei rapporti sessuali e sentimentali con una immediatezza inaudita: "La sonata a Kreutzer" di Tolstoj e "L'arringa di un pazzo" di Strindberg, cronaca surriscaldata, irta, lacerante dell'attrazione-repulsione fra un uomo, Strindberg stesso, e sua moglie Siri von Essen. È l'autore, del resto, ad affermare "Questo è un libro atroce" sin dalla prima riga della sua Prefazione, che concluderà chiedendo al lettore di essere lui a emettere la sentenza, una volta che avrà acquisito una esatta "conoscenza dei fatti" quella che gli sarà fornita dalle pagine che seguiranno: una fervida arringa, appunto, che è insieme feroce atto di accusa e veemente autodifesa. I "fatti" esposti sono una esaltata passione amorosa, prima, e un inferno matrimoniale, poi, indagati e ricostruiti con ossessiva precisione, e con furibonda impudicizia. Questo libro, in cui il rapporto fra i sessi viene narrato e anatomizzato come una lotta a morte per la sopraffazione - e la cui prima edizione a stampa, per quanto edulcorata e smussata dal traduttore tedesco, subì un processo per oscenità -, non ha perso un grammo del suo carattere estremo, urtante, angosciosamente veritiero.
Il regno
di Emmanuel Carrere
editore: Adelphi
pagine: 428
"In un certo periodo della mia vita sono stato cristiano" scrive Emmanuel Carrère nella quarta di copertina dell'edizione francese del Regno. "Lo sono stato per tre anni. Non lo sono più". Due decenni dopo, tuttavia, prova il bisogno di "tornarci su", di ripercorrere i sentieri del Nuovo Testamento: non da credente, questa volta, bensì "da investigatore". Senza mai dimenticarsi di essere prima di tutto un romanziere. Così, conducendo la sua inchiesta su "quella piccola setta ebraica che sarebbe diventata il cristianesimo", Carrère fa rivivere davanti ai nostri occhi gli uomini e gli eventi del I secolo dopo Cristo quasi fossero a noi contemporanei: in primo luogo l'ebreo Saulo, persecutore dei cristiani, e il medico macedone Luca (quelli che oggi conosciamo come l'apostolo Paolo e l'evangelista Luca); ma anche il giovane Timoteo, Filippo di Cesarea, Giacomo, Pietro, Nerone e il suo precettore Seneca, lo storico Flavio Giuseppe e l'imperatore Costantino - e l'incendio di Roma, la guerra giudaica, la persecuzione dei cristiani; riuscendo a trasformare tutto ciò, è stato scritto, "in un'avventura erudita ed esaltante, un'avventura screziata di autoderisione e di un sense of humour che per certi versi ricorda Brian di Nazareth dei Monty Python". Al tempo stesso, come già in "Limonov", Carrère ci racconta di sé, e di sua moglie, della sua madrina, di uno psicoanalista sagace, del suo amico buddhista, di una baby-sitter squinternata, di un video porno trovato in rete, di Philip K. Dick...
Il regno
di Emmanuel Carrere
editore: Adelphi
pagine: 428
"In un certo periodo della mia vita sono stato cristiano" scrive Emmanuel Carrère nella quarta di copertina dell'edizione francese del Regno. "Lo sono stato per tre anni. Non lo sono più". Due decenni dopo, tuttavia, prova il bisogno di "tornarci su", di ripercorrere i sentieri del Nuovo Testamento: non da credente, questa volta, bensì "da investigatore". Senza mai dimenticarsi di essere prima di tutto un romanziere. Così, conducendo la sua inchiesta su "quella piccola setta ebraica che sarebbe diventata il cristianesimo", Carrère fa rivivere davanti ai nostri occhi gli uomini e gli eventi del I secolo dopo Cristo quasi fossero a noi contemporanei: in primo luogo l'ebreo Saulo, persecutore dei cristiani, e il medico macedone Luca (quelli che oggi conosciamo come l'apostolo Paolo e l'evangelista Luca); ma anche il giovane Timoteo, Filippo di Cesarea, Giacomo, Pietro, Nerone e il suo precettore Seneca, lo storico Flavio Giuseppe e l'imperatore Costantino - e l'incendio di Roma, la guerra giudaica, la persecuzione dei cristiani; riuscendo a trasformare tutto ciò, è stato scritto, "in un'avventura erudita ed esaltante, un'avventura screziata di autoderisione e di un sense of humour che per certi versi ricorda Brian di Nazareth dei Monty Python". Al tempo stesso, come già in "Limonov", Carrère ci racconta di sé, e di sua moglie, della sua madrina, di uno psicoanalista sagace, del suo amico buddhista, di una baby-sitter squinternata, di un video porno trovato in rete, di Philip K. Dick...
Limonov
di Emmanuel Carrere
editore: Adelphi
pagine: 356
Limonov non è un personaggio inventato. Esiste davvero: "è stato teppista in Ucraina, idolo dell'underground sovietico, barbone e poi domestico di un miliardario a Manhattan, scrittore alla moda a Parigi, soldato sperduto nei Balcani; e adesso, nell'immenso bordello del dopo comunismo, vecchio capo carismatico di un partito di giovani desperados. Lui si vede come un eroe, ma lo si può considerare anche una carogna: io sospendo il giudizio" si legge nelle prime pagine di questo libro. E se Carrère ha deciso di scriverlo è perché ha pensato "che la sua vita romanzesca e spericolata raccontasse qualcosa, non solamente di lui, Limonov, non solamente della Russia, ma della storia di noi tutti dopo la fine della seconda guerra mondiale". La vita di Eduard Limonov, però, è innanzitutto un romanzo di avventure: al tempo stesso avvincente, nero, scandaloso, scapigliato, amaro, sorprendente, e irresistibile. Perché Carrère riesce a fare di lui un personaggio a volte commovente, a volte ripugnante - a volte perfino accattivante. Ma mai, assolutamente mai, mediocre. Che si trascini gonfio di alcol sui marciapiedi di New York dopo essere stato piantato dall'amatissima moglie o si lasci invischiare nei più grotteschi salotti parigini, che vada ad arruolarsi nelle milizie filoserbe o approfitti della reclusione in un campo di lavoro per temprare il "duro metallo di cui è fatta la sua anima", Limonov vive ciascuna di queste esperienze fino in fondo...
A proposito di capolavori
di Charles Dantzig
editore: Archinto
pagine: 265
Chi ha letto "Enciclopedia capricciosa di tutto e di niente" ha già avuto modo di apprezzare lo stile originale e inconfondibile con cui Dantzig affronta l'argomento della sua indagine: rifuggendo anche qui dal trattato sistematico, l'autore cerca di definire il concetto di "capolavoro" in letteratura (soprattutto, ma non solo, perché vengono chiamati in causa anche dettagli pittorici o sequenze cinematografiche) attraverso un'opera colta e briosa, composta di brevi capitoli, meditati e divertiti allo stesso tempo, in cui confluiscono analisi letterarie, squarci autobiografici, umorismo e passioni personali. Dispiegando la sua vivace erudizione, lo scrittore ci guida in una passeggiata fra le opere della letteratura cinese, greca, latina, francese, italiana, inglese, russa, portoghese, americana ecc. per mostrarci come definire un capolavoro sia operazione paradossale, poiché l'essenza del capolavoro è sottrarsi a ogni tentativo di definizione.
Centosedici cinesi, circa
di Thomas Heams-Ogus
editore: Archinto
pagine: 154
Il romanzo rivela un episodio semisconosciuto della storia italiana durante la seconda guerra mondiale. Nel 1941, la Cina (in quanto stato nemico del Giappone, membro dell'Asse) diventa nemica dell'Italia. I pochi cinesi nella penisola il governo italiano li fa rinchiudere nell'ex monastero di Isola (ai piedi del Gran Sasso, in Abruzzo), adibito a campo di concentramento. Il campo non ha sbarre, e i guardiani sono piuttosto tolleranti. Malgrado i rapporti con gli abitanti di Isola siano sporadici e difficili, gli internati vengono guardati con rispetto. La vita di questi centosedici individui travolti dalla Storia, cambia con il crollo del regime fascista. Se alcuni decidono di rimanere, altri scappano facendo perdere le proprie tracce, mentre altri ancora si uniscono alla Resistenza. Durante l'evasione un cinese vede "passare l'aereo che avrebbe cambiato tutto", diventando testimone inconsapevole della fuga di Mussolini dal Gran Sasso. L'autore sceglie di non dare la parola agli internati e di farne emergere l'umanità, i ricordi, le paure e i sentimenti attraverso una scrittura precisa, rarefatta, dove ogni parola è pesata, una scrittura capace nella sua pregnanza di catturare e restituire l'inesprimibile che abita in fondo ai cuori di questi come di tanti altri immigrati. L'elenco finale con i centosedici nominativi restituisce ai protagonisti l'individualità cancellata dalla Storia, e che solo il romanzo può riportare in vita.
Sopravvivere e vivere
di Denise Epstein
editore: Adelphi
pagine: 181
Quando Irène Némirovsky viene arrestata, nel luglio del 1942, la maggiore delle sue due figlie, Denise, ha tredici anni, la minore, Elisabeth, soltanto cinque. Tre mesi dopo anche il padre sarà deportato. Per le due bambine cominciano gli anni atroci della fuga: braccate dalla polizia francese e dalla Gestapo, passano da un nascondiglio all'altro, spostandosi di notte, prendendo treni da cui bisogna saltare giù prima che entrino nelle stazioni per evitare i poliziotti e i loro cani, trovando rifugio in un convento di suore, in cantine umide, in sottoscala. Alla Liberazione, Denise ed Elisabeth si recheranno, insieme a molti altri, alla Gare de l'Est, dove assisteranno sgomente all'arrivo dei treni che riportano a casa quei fantasmi macilenti che sono i sopravvissuti dei campi: ma da quei treni non vedranno scendere né l'uno né l'altro dei genitori. Di loro resta soltanto la valigia che Michel Epstein ha affidato alla figlia maggiore raccomandandogliela come cosa preziosa appartenuta alla madre: la valigia dentro la quale, molti anni dopo, Denise troverà il manoscritto di Suite française. In questa lunga intervista Denise ripercorre, con la limpida chiarezza del suo spirito indomabile, ma anche con l'arguzia e l'ironia che le sono proprie, un'esistenza in cui le assenze hanno pesato più delle presenze, e la memoria (e la difesa della memoria stessa) ha svolto un ruolo determinante.
Una giovinezza di Blaise Pascal
di Marc Pautrel
editore: Archinto
pagine: 55
L'intenso romanzo biografico di Marc Pautrel rivive i due eventi che hanno segnato l'esistenza di Pascal: la passione per la matematica e l'illuminazione religiosa, due momenti che esprimono due diverse modalità di conoscenza di quella Mente che Pascal vedeva all'opera nel mondo già quando, bambino prodigio, scopriva da solo quanto il padre avrebbe voluto tenergli nascosto. Étienne Pascal, matematico di vaglia, aveva cercato di lasciarlo all'oscuro dell'esistenza della matematica e della geometria, temendo che la passione che potevano generare facesse dimenticare al figlio gli affetti umani. Lui stesso, infatti, si rimproverava di avere trascurato la moglie, scomparsa giovane, per le scienze. Ma, senza bisogno di maestri, il tredicenne Blaise sgomenterà i dotti amici paterni con le sue dimostrazioni. Seguiranno l'invenzione della pascalina, la ripetizione dell'esperimento di Torricelli, l'elaborazione della teoria delle probabilità. Dopo la morte dell'amatissimo padre, Pascal si getta nella vita mondana, un periodo che si chiude con il grave incidente che segna il suo ritorno a Dio. Qualche giorno dopo il risveglio dal coma, Pascal vive l'illuminazione estatica del 23 novembre 1654. La realtà che prima gli parlava in forme e numeri ora tace; d'ora in poi gli saranno di consolazione "la parola della Bibbia e la lingua francese, scrivere nella stessa precisa maniera in cui si pensa". Pascal è entrato nel secondo tempo della sua breve esistenza. Quello stesso giorno comincia a scrivere i "Pensieri".
Gli ultimi giorni
di Raymond Queneau
editore: Newton compton
pagine: 223
Nella Parigi del quartiere latino, della Sorbona e dei piccoli caffè, giovani e vechi ingannano il tempo tra conversazioni di filosofia e letteratura. E il tempo è il vero protagonista di questo gustoso romanzo, inteso ciclicamente come ritorno e alternanza ma anche come unica e ineludibile direzione che consegna l'uomo alla vecchiaia e alla morte. Ciascuno ha la propria idea e la propria prospettiva: gli studentelli carichi di speranza, gli anziani frequentatori del café Soufflet, il barista astrologo perso nei suoi calcoli sulla fine imminente dell'universo, il malinconico poeta Tuquedenne. "Gli ultimi giorni" è un capolavoro di costruzione a incastro, in cui si intrecciano le storie, i racconti e le opinioni, narrati con stile sempre accorto e misurato, per restituire al lettore il senso multiforme, ora gioioso ora tragico, dello scorrere del tempo. Introduzione di Arnaldo Colasanti.