Libri di Luciano di Samosata
Storie vere
di Luciano di Samosata
editore: Pungitopo
pagine: 88
Storie vere è il primo romanzo di fantascienza sortito da mente umana
Menippo o la negromanzia. Testo greco a fronte
di Luciano di Samosata
editore: Mimesis
pagine: 297
Scendere all'Ade è un bell'impegno
La dea Siria. Testo greco a fronte
di Luciano di Samosata
editore: La vita felice
Con un'aderenza alla lingua e ai modi narrativi di Erodoto che orienta decisamente per l'attribuzione a Luciano, l'operetta si
Una storia vera e altre opere scelte da Alberto Savinio
di Luciano di Samosata
editore: Adelphi
pagine: 386
Una congiura del silenzio, scrive Savinio, stringe e soffoca chi è «incongregabile», chi cioè «scioglie la complicità, chiaris
Storia vera. Testo greco a fronte
di Luciano di Samosata
editore: Mondadori
pagine: 185
Romanzo di fantascienza ante litteram, "Storia vera" - che nasce come beffarda caricatura dei difetti della storiografia dell'
Impostura
di Luciano di Samosata
editore: Aragno
Il concetto d'impostura (dal verbo latino imponere) racchiude l'idea d'imposizione di un peso o anche - secondo Erasmo - la sostituzione d'una merce buona con una adulterata. È comunque implicita la nozione di dolo, di mala fede, d'inganno volontario per trarne un vantaggio, per sé o per la propria parte, per la persona o l'idea della quale si è al servizio. Impostura era dunque quella di Alessandro di Abonutìco del quale Luciano ci racconta le imprese, quelle di un falso profeta, avido di denaro, pur simulando indifferenza. Alessandro, un personaggio realmente esistito, è un ciurmatore, un esoterico manipolatore dei sentimenti degl'ingenui, avendo egli compreso che "la vita degli uomini è tiranneggiata da due grandi cose, dalla speranza e dal timore, e che chi opportunamente può usare di una di queste, tosto diventa ricco". La traduzione italiana del testo è di Luigi Settembrini, che vi attese quand'era detenuto politico nel carcere borbonico dell'isola di Santo Stefano.
Dialoghi delle cortigiane
di Luciano di Samosata
editore: Il Nuovo Melangolo
pagine: 108
I quindici brevi "Dialoghi delle cortigiane" sono forse l'opera più originale e curiosa di Luciano di Samosata. Servendosi di uno stile semplice e diretto, l'autore ritrae magistralmente il mondo equivoco delle cortigiane, con i suoi amori, le sue gelosie, i suoi interessi, le sue maldicenze. A differenza di altri scritti di Luciano, insieme alla consueta vena pungente e corrosiva, troviamo qui una particolare delicatezza nella descrizione dei caratteri e dei sentimenti, che oltre a rendere più realistici e credibili i personaggi dei vari dialoghi, contribuisce a fare di quest'opera un gioiello di equilibrio e grazia.
Come difendersi dalla calunnia
di Luciano di Samosata
editore: Il Nuovo Melangolo
pagine: 52
I calunniatori frequentano soprattutto le corti dei re, e godono di grande considerazione tra gli amici dei principi e dei potenti, in un ambiente che brulica di gelosie e di sospetti, e in cui abbondano le occasioni per adulare e per calunniare. D'altronde una calunnia non è qualcosa che si fa alla leggera, e non risulta tanto facile da mettere in pratica, come qualcuno sarebbe forse indotto a pensare, ma richiede grande abilità e notevole perspicacia; esige cioè una cura minuziosa. Le armi di cui si servono contro chi li ascolta sono l'inganno, la menzogna, lo spergiuro, l'insistenza, l'impudenza e mille altre bassezze.
Storia vera e altri racconti fantastici. Testo greco a fronte
di Luciano di Samosata
editore: Garzanti
pagine: 474
Tra i più illustri rappresentanti della "seconda sofistica", Luciano di Samosata (secolo il d
Il simposio o i lapiti
di Luciano di Samosata
editore: La vita felice
pagine: 192
Il dialogo fa parte dei cosiddetti "dialoghi liciniani", che vedono come narratore e personaggio interno agli eventi Licino, una delle maschere principali dell'autore.
A un bibliomane ignorante
di Luciano di Samosata
editore: Archinto
pagine: 63
Con l'arguzia e il sarcasmo che gli sono propri, Luciano prende di mira uno stolto bibliomane che spera di rimediare alla prop
Vite dei filosofi all'asta-La morte di Peregrino. Testo greco a fronte
di Luciano Di Samosata
editore: Carocci
pagine: 238
Tra le "Vite dei filosofi all'asta" e "La morte di Peregrino" si apre una medesima scena e si svolge, al contempo, una medesima vicenda del pensiero: è un teatro e una storia della mimesi, con la giostra - un po' folle e bislacca - delle copie, delle imitazioni, dei simulacri che danzano ormai liberi e festeggianti sulla morte, inequivocabilmente definitiva, della verità. Il grande cadavere è quello della filosofia platonica e di tutte le filosofie che, sulle orme di Platone, hanno voluto porsi sul piedistallo della virtù e della conoscenza vera. Così Luciano, il grande scrittore di Samosata (II secolo d.C.), mette in vendita, anzi in svendita, tutte le filosofie possibili sulla piazza del mercato ed erige un grande rogo su cui, simbolicamente, con l'impostura di Peregrino, sale anche tutta quella vanagloria filosofica che ha spirato con potenti soffi di alterigia per secoli e secoli. Da queste ceneri possono così rinascere la scrittura e il racconto, liberati dai sequestri e dalle ipoteche della verità e della virtù, del bene e della politica. Ha l'aria della vendetta, tutto ciò, e lo è certamente. Ma è anche qualcosa in più. Questa scena, allestita da Luciano tra le "Vite" e il "Peregrino", è una delle riflessioni più profondamente filosofiche che sia dato di leggere sul "ragno implicito" di ogni filosofia: l'ipocrita recita dell'esemplarità. Se poi questa recita ha già trovato dei pericolosi eredi, come i cristiani...