Libri di M. Veglia
Decameron
di Giovanni Boccaccio
editore: Feltrinelli
pagine: 1024
Nel progetto di rinascita affidata al Decameron, la centralità della brigata consente, come accade per la prima volta in quest
Il diavolo al Pontelungo
di Riccardo Bacchelli
editore: Mondadori
pagine: 389
Nelle pagine ironiche e avventurose del "Diavolo al Pontelungo", Riccardo Bacchelli rievoca volti e personaggi (il gigante Bak
Le notti di via Bigli. Quarant'anni di confidenza con Raffaele Mattioli
di Riccardo Bacchelli
editore: Il mulino
pagine: 139
Nei «notturni convegni amichevoli» di Via Bigli, a Milano, in casa del banchiere Raffaele Mattioli, si riunivano, fra le due g
Rime e ritmi
di Giosuè Carducci
editore: Carocci
pagine: 198
Con "Rime e Ritmi" (1899) ci troviamo dinanzi all'ultimo Carducci, crepuscolare e pugnace, inattuale e strenuamente fedele a sé stesso. Mentre il paese cambiava e i giovani si allontanavano da lui, egli tornava a sognare le utopie della propria giovinezza, la stagione dei suoi "verd'anni". L'Italia del 1848 e del 1860 gli additava, fra le inquietudini di fine secolo, la via da seguire. Volti femminili, luoghi di un'Italia minore e provinciale, monumenti e memorie di una penisola arcaica e indivisa vengono qui evocati per definire l'immaginario e la sintassi di un popolo unito e coeso, pur nella varietà di mille storie locali.
Il cammino del vero. Lezioni di clinica medica
di Augusto Murri
editore: Carocci
pagine: 197
Nel gennaio del 1905 Augusto Murri affrontava nelle sue lezioni il problema del metodo critico, dell'educazione della ragione al pensiero libero, senza idoli e preconcetti. Forse Murri cercava quello che, di queste lezioni, è il motivo conduttore, di per sé immune da ogni confine disciplinare: il "consiglio delle cose", la forza e il cammino del vero, l'esercizio di un pensiero critico mai dogmatico (nemmeno verso la scienza), dove Newton, Darwin e Pavlov convivono con Cicerone e Voltaire, con Platone e Montaigne. Riletti oggi, questi testi ben degni di un canone letterario ci ridanno il "gusto", come voleva Serra, di un'umanità dispiegata, di una Medicina vissuta come forma di umanesimo integrale.