Le Lettere
O patria mia. Passione e identità nazionale nel melodramma italiano dell'Ottocento
di Simonetta Chiappini
editore: Le Lettere
pagine: 268
Gli stranieri ci hanno considerati, per almeno tre secoli, e ancor prima che fossimo una nazione, il "popolo cantante". Italianità ha significato spontaneo talento musicale, ma anche vocazione alla pigrizia e alla delizia estetica, inerzia politica e inaffidabilità civile. Eppure il melodramma, frutto dello splendore e del malessere di un popolo oppresso, negli anni della riscossa risorgimentale è riuscito a interpretare la necessità di costruire il carattere nazionale: il "volgo disperso" geniale e truffaldino sarebbe divenuto, anche grazie alla musica, un popolo di eroi, di generosi combattenti, di martiri capaci di sacrificio e di coscienza civile. La trasformazione della donna-Italia da femmina violata e sconfitta, destinata a compiacere i vincitori e i potenti, a figura di immacolata redentrice fu esaltata attraverso le peripezie vocali dell'eroina operistica, il soprano, che con la sua voce ardente e angelica ne incarnava il sublime destino di sacrificio, morte e resurrezione. Questo libro disegna l'intreccio tra melodramma e storia d'Italia, tra passione e politica, esplorando i rivoli sotterranei e i meandri segreti di un'identità nazionale ancora da scoprire.
Eleonora Duse capocomica
di Francesca Simoncini
editore: Le Lettere
pagine: 246
L'attività di Eleonora Duse come capocomica è stata fino a ora solo frammentariamente illuminata dalla storiografia a lei dedicata. L'attrice visse invece interamente immersa nel sistema produttivo e organizzativo del teatro del suo tempo, assumendo l'onere, direttivo ed economico, delle compagnie a lei intitolate. Un aspetto del suo modo di essere donna e di essere artista che il suo straordinario talento e il suo seduttivo fascino scenico hanno a lungo oscurato, impedendo di far emergere la sua altrettanto elevata capacità di esercitare l'ordinaria prassi del mestiere. Eppure Eleonora Duse svolse senza esitazioni le funzioni che spettavano al suo ruolo di gestione della ditta capocomicale, formando e guidando compagnie, pianificando numerose tournées estere, dirigendo gli attori nelle prove, assumendo funzioni di dramaturg, tentando audaci e dispendiose sperimentazioni e, infine, divenendo un'inflessibile e consapevole donna manager disposta, a differenza di molti imprenditori odierni, a correre personalmente il rischio di impresa.
Le cinque leggi della biblioteconomia
di Ranganathan Shiyali R.
editore: Le Lettere
pagine: 399
Shiyali Ramamrita Ranganathan inizia a scrivere quest'opera perché spinto dal bisogno di ricondurre i saperi professionali e l
Gli intellettuali di Mussolini. La cultura finanziata dal fascismo
di Sedita Giovanni
editore: Le Lettere
pagine: 258
Il fascismo ottenne dagli intellettuali italiani un vasto consenso
La Gran Bretagna e l'antifascismo italiano. Diplomazia clandestina, intelligence, operazioni speciali (1940-1943)
di Berrettini Mireno
editore: Le Lettere
pagine: X-162
Lo Special Operations Executive mise in atto, nell
Tempo e violenza. Poesie scelte
di Boland Eavan
editore: Le Lettere
pagine: 234
Tempo e violenza è una raccolta di cinquanta poesie con testo a fronte scelte da due raccolte della poetessa irlandese Eavan B
Gli studi post coloniali
editore: Le Lettere
pagine: 256
Questo manuale si propone di offrire al lettore non specialista un'introduzione agli studi postcoloniali attraverso una serie
L'emiro e il granduca. La vicenda dell'emiro Fakhr ad-Din II del Libano nel contesto delle relazioni fra la Toscana e l'Oriente
di Kaled El Bibas
editore: Le Lettere
pagine: 192
Le maschere di Chateaubriand. Libertà e vincoli dell'autorappresentazione
di Rosi Ivanna
editore: Le Lettere
pagine: 328
In contrasto con la rappresentazione realistica dell'io propria delle Confessions di Rousseau, Chateaubriand nei Mémoires d'ou
Menzogna e potere nella filosofia occidentale
di Lorella Cedroni
editore: Le Lettere
pagine: 246
Questo libro analizza il problema della menzogna e del potere nella storia della filosofia politica occidentale. Per Platone coloro che dispongono del privilegio della menzogna sono i reggitori filosofi, i quali la utilizzano come farmaco, solo per il bene della città. L'uso politico della menzogna, finalizzato esclusivamente al mantenimento del potere, viene perorato anche da Machiavelli, secondo il quale chi governa deve esercitare la virtù di saper simulare e dissimulare, senza però apparire spergiuro e mentitore. In epoca contemporanea, Hannah Arendt ha evidenziato come la menzogna reiterata finisca in realtà per mostrare, prima o poi, il suo impatto distruttivo sulla politica, che si realizza massimamente nei regimi totalitari. Oggi, nelle democrazie occidentali, anche in quelle più mature, l'atto intenzionale del mentire è diventato una specifica forma di azione politica che ha perduto ogni carattere di eccezionalità, non soltanto mettendo a repentaglio l'uguaglianza e la libertà di tutti, ma anche minando alla radice il vincolo fiduciario su cui si fonda ogni forma di convivenza organizzata della società.