Einaudi: Saggi
Il bestiario del papa
di Agostino Paravicini Bagliani
editore: Einaudi
pagine: 396
"Dal 13 marzo 2013 siede sull'antica cattedra di Pietro un pontefice che, primo nella storia, ha scelto il nome di Francesco, il santo che ancora oggi tutti associano all'amore nei confronti dell'ancor più antico miracolo della natura creata e dei suoi animali. Certo, i tempi cambiano, e l'enciclica Laudato si' del 2015 è stata debitamente definita 'ecologista' dai media per le novità che contiene. Ma in realtà, papa Francesco si riallaccia a una tradizione, tanto remota quanto ininterrotta, che associa animali e pontefici in un rapporto simbolico e metaforico di stupefacente coerenza, pur nell'estrema varietà dei messaggi. Una storia, anzi un insieme di storie per narrare le quali nessuno strumento ci è parso altrettanto opportuno della più veneranda delle enciclopedie: un bestiario. Nel corso delle pagine che seguiranno, cercheremo di costruirne uno assai particolare, popolato di colombe, draghi, cavalli, asini e cammelli, pappagalli, fenici e pavoni, aquile, leoni, leopardi, corna di ceraste e corni di unicorni, oltre che di orsi ed elefanti, allo scopo di comprendere in qual modo tutti questi animali abbiano contribuito a creare e poi accompagnato - talvolta senza soluzione di continuità e per molti secoli - l'autoaffermazione simbolica del papato nel suo divenire storico e istituzionale; oppure, al contrario, siano stati usati per criticare o delegittimare il pontefice e la Chiesa".
La libertà di Bernini. La sovranità dell'artista e le regole del potere
di Tomaso Montanari
editore: Einaudi
pagine: 347
Gian Lorenzo Bernini non ha un posto nella genealogia dell'arte moderna: quella che parte dalla rivoluzione di Caravaggio, e attraverso Velázquez, Goya e Manet, conduce agli Impressionisti, e dunque alle avanguardie. L'artista più potente, ricco e realizzato dell'Italia secentesca, "il dittatore artistico di Roma", è sempre stato considerato troppo organico alla propaganda dei papi e dei gesuiti per poter aver parte in questa storia di libertà. Basandosi su oltre vent'anni di ricerca, e ribaltando la lettura corrente di opere, fonti e documenti, questo libro dimostra il contrario: a modo suo, Bernini ha seguito Caravaggio sulla via del conflitto, arrivando a sacrificare una parte del proprio successo pur di difendere la sovranità sulla propria arte. Ed è anche grazie a questa tensione che le opere di Gian Lorenzo ci appaiono ancora così terribilmente vive. Bernini seppe uscire dalle regole, pagandone tutte le conseguenze e facendo leva sul giudizio di un'embrionale opinione pubblica europea per affrancarsi dall'arbitrio dei principi. Le sue mani e la sua testa divennero l'unica misura che accettava, e il suo atelier fu insieme luogo della creazione e teatro della libertà. Ma come dimostrare questa tesi? Nelle sue biografie "ufficiali" affiorano cospicue smagliature, fra loro coerenti, che questo libro individua e allarga, una per una. Costruendo così per le opere di Bernini una nuova chiave di lettura.
Vita divisa. Storia di Bruno Pontecorvo, fisico o spia
di Frank Close
editore: Einaudi
pagine: 423
La comunicazione sulle possibili attività spionistiche di Bruno Pontecorvo, spedita da Washington, venne intercettata da Kim Philby, un agente inglese che agiva come spia per i sovietici, nel luglio del 1950. Sei settimane più tardi, Pontecorvo, un fisico di Harwell, il laboratorio di fisica nucleare del Regno Unito, sparì senza lasciare traccia all'età di 37 anni, proprio qualche mese dopo la condanna della spia atomica Klaus Fuchs, un suo collega. Quando ricomparve, cinque anni più tardi, Pontecorvo si trovava dall'altra parte della cortina di ferro. Era uno dei più geniali scienziati della sua generazione, ed era al corrente di molti segreti: aveva infatti lavorato al Manhattan Project anglo-canadese e aveva fornito un contributo fondamentale alle ricerche sulla fissione nucleare. Quando sparì, però, il controspionaggio del Regno Unito sostenne che le informazioni in suo possesso non erano tali da mettere in pericolo la sicurezza dell'Occidente. Quella dello scienziato fu una personalità divisa in due parti complementari: in una Bruno Pontecorvo, ricercatore estroverso, sempre in vista, brillante, e nell'altra Bruno Maksimovic Pontekorvo, figura enigmatica, oscura, strettamente legata, con devoto impegno, al sogno comunista. Oggi, grazie alla possibilità di accedere a nuovi archivi e carteggi, e dopo aver intervistato membri della famiglia e i colleghi scienziati, Frank Close cerca di far luce sulla vita di un uomo segnato dall'avvento dell'era atomica e della guerra fredda.
Una bellissima domanda. Scoprire il disegno profondo della natura
di Frank Wilczek
editore: Einaudi
pagine: 423
Da sempre l'innovativo lavoro di Frank Wilczek nella fisica quantistica è ispirato dalla sua ricerca di un più profondo ordine della bellezza nella natura: dall'assunto che l'universo incarni forme bellissime le cui caratteristiche sono la simmetria - armonia, equilibrio, proporzione - e l'economia. Wilczek non è certo l'unico grande scienziato che traccia la sua rotta usando come bussola la bellezza. Come rivela in "Una bellissima domanda", questa fu la base delle ricerche scientifiche a partire da Pitagora, il primo a sostenere che "tutto è numero", per arrivare a Galileo, Newton, Maxwell, Einstein e alle acque profonde della fisica del Novecento. Anche se gli antichi non avevano ragione riguardo a ogni cosa, la loro fede appassionata nella musica delle sfere si è rivelata giusta fino al livello quantistico. Esplorando il fitto intreccio tra le nostre idee sulla bellezza e sull'arte e la comprensione scientifica del cosmo, Wilczek ci porta alle frontiere attuali della conoscenza, dove le intuizioni essenziali delle idee quantistiche, persino le più azzardate, applicano principi che siamo tutti in grado di comprendere. Le equazioni degli atomi e della luce sono quasi le stesse equazioni che governano gli strumenti musicali e il suono; le particelle subatomiche, responsabili della maggior parte della nostra massa, sono determinate da semplici geometrie simmetriche. L'universo stesso, suggerisce Wilczek, sembra voler incarnare forme bellissime ed eleganti.
L'invisibile. Il fascino pericoloso di quel che non si vede
di Ball Philip
editore: Einaudi
pagine: XVI-350
Se l'uomo potesse essere invisibile, cosa farebbe? Probabilmente qualcosa che ha a che fare con il potere, la ricchezza o il s
La musica nel castello del cielo. Un ritratto di Johann Sebastian Bach
di John Eliot Gardiner
editore: Einaudi
pagine: 664
Johann Sebastian Bach è uno dei compositori più enigmatici e complessi della storia della musica
La realtà e lo sguardo. Storia del fotogiornalismo in Italia
editore: Einaudi
pagine: 595
I milioni di immagini he popolano ormai il nostro mondo ci aiutano ancora a vedere e capire la realtà che ci circonda o invece la nascondono come uno schermo, calandoci in un gigantesco "Truman Show"? Un'immagine è ancora in grado di stupirci e sconvolgerci? Nel 1922 Marcel Duchamp scriveva ad Alfred Stieglitz:" Sai esattamente cosa penso della fotografia. Vorrei che portasse a disprezzare la pittura finché qualcos'altro a sua volta renderà insopportabile la fotografia". Quel momento è forse arrivato? Il fotogiornalismo sta morendo per obsolescenza? Ha esaurito la sua funzione storica? Ricostruendo i percorsi di oltre cento anni di storia del fotogiornalismo italiano il libro ci conduce fino a queste domande. Ragiona sulle funzioni attribuite nel secolo scorso alla fotografia d'informazione e sulle caratteristiche e i limiti che ne hanno segnato l'evoluzione in Italia. Analizza le scelte culturali e politiche del nostro fotogiornalismo, seguendo la storia delle testate e quella dei fotoreporter. Esamina i generi e gli stili, il rapporto fra la fotografia e la sua messa in pagina, le diverse prospettive e sensibilità con cui i fotogiornalisti italiani hanno scelto di osservare e raccontare la realtà. Descrive l'intreccio fra le trasformazioni del paese e quelle della stampa, i cambiamenti del linguaggio del fotogiornalismo in rapporto alle mutate richieste della società.
I grandi fotografi
di Juliet Hacking
editore: Einaudi
pagine: 304
"Ridurre circa 180 anni di produzione fotografica (si pensi che il solo Cartier-Bresson produsse di più di mezzo milione di negativi in un'unica vita) a meno di quaranta nomi, significa che le biografie presentate qui appartengono a coloro che sono passati alla posterità. I trentotto artisti rappresentati in queste pagine hanno tutti creato immagini straordinarie servendosi della fotografia. Ma non sono assolutamente i soli grandi fotografi esistenti. Lo scopo di raccontare queste vite è quello di rammentare al lettore alcuni dei piaceri e dei valori della biografia nel suo rapporto con la storia dell'arte: non solo la sua accessibilità e il suo interesse, ma anche il suo ruolo di correttivo alla moda attuale delle cronologie (con la loro natura sedicente fattuale). Spero che questi brevi saggi aiutino a controbilanciare l'idea dominante secondo cui la biografia è anti intellettuale. Anche se l'aforisma classico ars longa, vita brevis continua a essere attuale, ora siamo meno inclini a concepire la vita e l'opera di un artista in opposizione tra loro, e le vediamo entrambe come l'arena in cui si modellano, si forgiano e si creano forme nuove con il loro irresistibile slancio vitale".
Il cappello di Vermeer. Il Seicento e la nascita del mondo globalizzato
di Timothy Brook
editore: Einaudi
pagine: 282
Dietro all'enigmatico titolo di questo libro si celano otto storie affascinanti, otto viaggi intorno al mondo intrapresi a partire da sette quadri (cinque di Vermeer, uno di Hendrik van der Burch e uno di Leonaert Bramer) e da un piatto di ceramica del Museo di Delft. A un primo sguardo, queste opere d'arte raffigurano soltanto intimità domestiche, in realtà possono raccontare anche gli avventurosi viaggi che misero in contatto l'Olanda del secolo d'oro con le terre d'Oltremare, mostrandoci l'entità degli scambi culturali e commerciali tra Oriente e Occidente, che segnano l'inizio della nostra epoca globale. Timothy Brook ci invita a leggere in modo diverso le opere di Vermeer, non come farebbe uno studioso d'arte, attento all'uso della luce e dei colori, bensì come uno storico che attira la nostra attenzione su un dettaglio, un oggetto, una figura per poi allargare lo sguardo sul vasto e mutevole mondo del XVII secolo. Cosi, la ciotola con della frutta rovesciata su un tappeto turco che vediamo in "Donna che legge una lettera" ci trasporta verso le rotte commerciali dell'ambita porcellana bianca e blu cinese; mentre il sontuoso cappello del galante "Ufficiale e ragazza che ride" ci conduce in Canada, dove gli esploratori europei ottenevano dai nativi americani pelli di castoro in cambio di armi. Quelle pelli finanziarono i viaggi dei marinai che cercavano nuove rotte per la Cina.
Al servizio del Reich. Come la fisica vendette l'anima a Hitler
di Philip Ball
editore: Einaudi
pagine: 301
Durante il nazismo alcuni fisici cercarono di dar vita a una fisica ariana che escludesse ogni "idea giudaica", molti altri fecero compromessi e concessioni pur di continuare a lavorare. Tra questi vi erano tre fisici di levatura mondiale, attraverso i quali Philip Ball racconta la storia della fisica tedesca sotto Hitler. Max Planck, il pionere della teoria dei Quanti, universalmente stimato per la condotta morale che seppe mantenere durante il regime; Peter Debye, un fisico nederlandese che arrivò a dirigere il più importante istituto di ricerca del Reich prima di andarsene negli Stati Uniti nel 1940; Werner Heisenberg, lo scopritore del principio di indeterminazione, che ebbe un ruolo di primo piano nella corsa tedesca alla bomba atomica. Alla fine della guerra molti scienziati tedeschi rivendicarono la propria apoliticità e la propria opposizione al regime: Debye affermò di essere andato in America per fuggire dalle interferenze naziste alle sue ricerche; Heisenberg sostenne, insieme ad altri, di aver deliberatamente rallentato la fabbricazione della bomba atomica... Muovendosi tra storia, biografia e storia della fisica, l'autore inquadra le difficili e ambigue scelte morali di tre vite intrappolate tra gli ideali della scienza e un'ideologia tirannica; illuminando di nuova luce i vari modi in cui la maggioranza degli scienziati, tra complicità e resistenza, fece i conti con il regime nazista.