Libri di Gershom Scholem
Cabbalisti cristiani
di Gershom Scholem
editore: Adelphi
pagine: 177
Che la Qabbalah sprigioni un fascino difficilmente spiegabile è fuori di dubbio: chiunque entri in contatto con essa si sente
Walter Benjamin. Storia di un'amicizia
di Gershom Scholem
editore: Adelphi
pagine: 379
Sarebbe difficile trovare, in tutto il Novecento, un rapporto intellettuale così alto, complesso e a volte drammatico come quello fra Scholem e Benjamin. In questo libro Scholem è riuscito a raccontarlo come "storia di un'amicizia", una storia che permette di accedere agli aspetti più segreti di Benjamin, che fa assistere al delinearsi delle sue idee e delle sue opere - a volte rimaste allo stato di abbozzo - nelle parole di un testimone lucido, partecipe, ma al tempo stesso radicalmente diverso e capace anche di opporsi duramente all'amico.
Mistica, utopia e modernità. Saggi sull'ebraismo
di Gershom Scholem
editore: Marietti 1820
pagine: 188
Tre discorsi sull'ebraismo
di Gershom Scholem
editore: Giuntina
pagine: 81
Gershom Scholem (1897-1982) è una delle massime figure nel campo degli studi ebraici, in particolare della mistica. Nel volume sono raccolte tre conferenze risalenti agli anni '70. Nelle prime due lo studioso cerca di definire i concetti di ebraismo e di ebreo alla luce di avvenimenti epocali: uno tragico, la Shoà, e uno rivoluzionario, la creazione dello Stato d'Israele. Nel testo più ampio, che deriva da un intervento al convegno The Jewish Tradition and Experience, tenutosi a Santa Barbara nel 1973, Scholem appunta la sua attenzione principalmente sul rapporto tra tradizione e secolarizzazione.
Lettere dall'esilio. Carteggio (1933-1973)
editore: Giuntina
pagine: 252
Uno sguardo superficiale alle opere di Gershom Scholem e Leo Strauss condurrebbe alla conclusione che non esiste uno stretto rapporto tra i due autori: infatti, che cosa potrebbero avere da dirsi lo storico delle religioni studioso della Kabbalah e il filosofo della politica che ha elaborato la teoria della scrittura reticente? In verità, Scholem e Strauss - nati in una Germania che si sarebbe avviata alle tragedie delle guerre mondiali e del nazismo - hanno condiviso molte vicende e inquietudini, simbolicamente rappresentate da tre città: Berlino (la cultura tedesca), Atene (la filosofia), Gerusalemme (l'ebraismo). Pensatori originali ed eterodossi, sempre sulla frontiera tra filosofia e religione, tra storia e politica, le loro lettere - che testimoniano un'amicizia e uno scambio intellettuale attraverso cui diventano leggibili molte vicende che hanno caratterizzato il Novecento - parlano di un esilio che non è solo politico o sociale, ma intrinseco alla condizione dell'uomo moderno che vive nell'epoca "del non più e del non ancora".
L'idea messianica nell'ebraismo e altri saggi sulla spiritualità ebraica
di Gershom Scholem
editore: Adelphi
pagine: 388
"Come il chicco di grano deve marcire nella terra prima di poter germogliare, così le azioni dei "credenti" devono "marcire" affinché possa germogliare la redenzione". Così scrive Scholem nel saggio che costituisce il cuore di questo volume, "La redenzione attraverso il peccato", sintetizzando, appunto, la dottrina paradossale del "santo peccato" che era stata sviluppata dal sabbatianesimo radicale: al redentore, al più santo fra gli uomini, spetta il compito di immergersi nell'oscurità del male e "riscattare le scintille divine che vi sono ancora imprigionate". Proprio al movimento sabbatiano e alle sue propaggini più radicali Scholem dedica alcuni dei fondamentali saggi contenuti in questo volume, e non con l'atteggiamento di disprezzo e di condanna che aveva caratterizzato fino allora la storiografia ebraica, bensì con profondo interesse, sull'onda di quella "scintilla di emozione" (in questi termini ne aveva scritto all'amico Walter Benjamin) con cui nel 1927, alla Bodleian di Oxford, si era imbattuto in un trattato manoscritto: Magen Avraham ("Lo scudo di Abramo"), a firma di Avraham Miguel Cardoso, seguace dello pseudo-Messia Shab-betay Tzevi. Senza indietreggiare di fronte allo scandalo della "apoteosi negativa" di Shabbetay Tzevi - la sua conversione all'Islam - e dei suoi fedeli, Scholem riconosce "un elemento autenticamente ebraico nell'anelito di quegli individui paradossali a ricominciare da capo", a "tornare alle sorgenti originarie della fede ebraica".
Scholem/Shalom. Due conversazioni con Gershom Scholem su Israele, gli ebrei e la qabbalah
di Gershom Scholem
editore: Quodlibet
pagine: 128
In queste due lunghe interviste, fatte una da Muki Tsur l'altra da Jörg Drews alla fine degli anni '70, Gershom Scholem riperc
Il sogno e la violenza. Testo tedesco a fronte
di Gershom Scholem
editore: Giuntina
pagine: 147
Il libro raccoglie ventuno poesie di Gershom Scholem in traduzione italiana con testo originale tedesco a fronte. Si tratta di poesie vertenti sul tema del rapporto tra la storia e l'ideale messianico. Tale tema viene poeticamente rappresentato o in riferimento a figure centrali del movimento sionista (Theodor Herzl, Chayyim N. Bialik, Shemuel Y. Agnon), o in dialogo con alcuni dei suoi più cari amici (Walter Benjamin, Hans Jonas), o in occasione di crisi nelle relazioni ebraico-arabe nella Palestina degli anni Trenta e Quaranta, oppure riflettendo sull'esistenza ebraica nella Diaspora in risposta a Eva Ehrenberg e Ingeborg Bachmann. Il sogno e la violenza sono i due poli tra i quali oscilla un tempo che, per Scholem, rimane teso nonostante tutto verso la redenzione. L'introduzione e il commento, ricostruendo il contesto biografico e storico delle poesie, contribuiscono a illuminare il loro significato.