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Roman (1819)

Roman (1819)
Titolo Roman (1819)
Sottotitolo Un romanzo per Métilde
Autore
Argomento Narrativa Classici
Collana Il Piacere di Leggere
Editore La vita felice
Formato
Formato Libro Libro
Pagine 112
Pubblicazione 2013
ISBN 9788877994271
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Nell’esistenza di Stendhal, Milano rimane sinonimo di “ascesi alla felicità”, tra cadute e piccole vittorie, spazi goffamente percorsi alla ricerca di un assoluto: Métilde «noble et sublime», che rimarrà la «grande affaire» della sua vita. Métilde Viscontini Dembowski, quest’italiana dai grandi ideali, «giardiniera del Risorgimento», legata a Foscolo e a Confalonieri, determinerà gli anni milanesi di Henri Beyle e in gran parte la decisione estrema di lasciare la città lombarda. Esasperato dal dolore, Stendhal riversa nella scrittura la crudezza sulle sue impossibilità e produce un breve frammento che intitola semplicemente Roman, redatto di getto il 4 novembre 1819, giorno di san Carlo Borromeo. Métilde e la sua ostinata distanza provocano l’evento: Roman è da vedersi quale primo tentativo scritturale da parte di Stendhal che solo molto più tardi, nel 1827, si riproporrà come romanziere, con Armance. Dodici paginette che Stendhal dedica a Métilde e alla società lombarda.

L’autografo, depositato presso la Bibliothèque municipale de Grenoble, viene qui presentato per la prima volta e riprodotto in facsimile, annotato e con la traduzione italiana a cura di Annalisa Bottacin.

 

Biografia dell'autore

Henri Beyle Stendhal

(Grenoble, 23 gennaio 1783 - Parigi, 23 marzo 1842) scrittore francese. Di famiglia borghese; la madre morì quando lui aveva sette anni, il padre invece venne imprigionato nel 1794 durante il terrore e affidò il figlio a un precettore, l'abate Raillane. Nel 1796 Stendhal entrò alla scuola di Grenoble e nel 1799 si recò a Parigi dove ottenne un impiego presso il Ministero della Guerra. Nel 1801 partecipò alla campagna d'Italia nell'esercito napoleonico; in quegli anni Stendhal entrò in contatto con gli intellettuali della rivista "Il Conciliatore" e si avvicinò alle esperienze romantiche. Nel 1802 si congedò dall'esercito assumendo la posizione di funzionario dell'amministrazione imperiale in Germania, Austria e Russia, ma senza partecipare ad altre battaglie. Nello stesso anno divenne amante di Madame Rebuffel e la seguì a Marsiglia dandosi al commercio, con scarsi. Nominato revisore al Consiglio d'Estate il 3 agosto 1810, fu inviato a Mosca, dove fu testimone dell'incendio che rase la città dopo l'arrivo della Grande armata. Nel 1814, con la caduta di Napoleone, partì alla volta dell'Italia, fermandosi nella città di Milano. Nel 1818, lavorò alla Vita di Napoleone; fu anche l'anno del grande incontro con con la nuova amante Mathilde Dembowski. Nel 1821, accusato di simpatie verso i carbonari (strettamente collegate all'interesse per Vanina Vanini) fu espulso da Milano. Iniziò quindi un "vagabondaggio" per l'Europa. Nel 1827 pubblicò il suo primo romanzo, Armance poi, nel 1830, Il rosso e il nero. Nel 1833 riprese i suoi viaggi: discese il Rodano da Lione a Marsiglia in compagnia di George Sand e di Alfred de Musset; quindi si spostò in Italia e, verso la fine del 1837, effettuò due lunghissimi viaggi nella madrepatria. Nel 1841 ebbe un primo colpo apoplettico e fece rientro nella capitale francese; morì per attacco cardiaco dopo aver terminato il suo capolavoro La Certosa di Parma, nella notte tra il 22 e il 23 marzo 1842. Riposa al cimitero di Montmartre a Parigi.

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