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Vita e pensiero: Cultura e Storia

Gregorio Magno e il suo mondo

di Robert A. Markus

editore: Vita e pensiero

pagine: 340

L’appassionante e aggiornato studio di Robert A. Markus è la prima monografia, dopo quella di F.H. Dudden del 1905, a occuparsi in modo sistematico della vita e delle opere di Gregorio Magno, così come del suo pensiero e della sua spiritualità. Con straordinaria conoscenza non solo degli scritti gregoriani, ma anche di tutta la tradizione latina da cui essi traggono origine, Markus dipinge un vivido ritratto delle vicende con cui, giorno dopo giorno, dovette misurarsi una delle personalità più avvincenti del- l’epoca. La cultura di Gregorio viene analizzata nel contesto della tradizione educativa romana della tarda antichità e alla luce della tradizione patristica. In Gregorio Markus interpreta l’aristocratico del tardo impero convertitosi all’ideale ascetico, dibattuto tra la propria inclinazione alla vita monastica e i doveri del ministero episcopale, in un’epoca di cambiamenti radicali nel mondo romano. Il volume affronta i diversi aspetti del pontificato di Gregorio Magno: vescovo di Roma, responsabile dei possedimenti ecclesiastici, impegnato nella gestione dei rapporti con l’impero, con i regni barbarici della Spagna e delle Gallie e nella missione agli Angli. Così esso si propone come un contributo tra i più significativi allo studio dell’età tardo-antica.
22,00

Marco Polo

Vita e leggenda

di Marina Munkler

editore: Vita e pensiero

pagine: 112

Marco Polo è una delle figure più note del Medioevo e uno dei pochi viaggiatori dell’epoca a essersi spinto fino in estremo oriente. Mercante e avventuriero, ma anche molto più di questo: è un ‘cronista estero’, il primo viaggiatore europeo a descrivere con l’autorità del testimone oculare, a un pubblico pieno di stupore, gli spazi affascinanti del lontano oriente. Là, fra il 1271 e il 1295, trascorse quasi venticinque anni a servizio del Gran Khan Cubilai, svolgendo importanti funzioni amministrative alla corte di Khanbalik (l’odierna Pechino) e percorrendo quasi tutta l’Asia meridionale come inviato e ambasciatore del Kahn. Eppure, forse mai alcuna notizia della sua straordinaria vicenda ci sarebbe giunta se, poco dopo il suo ritorno a Venezia, egli non avesse partecipato a una battaglia contro i genovesi durante la quale venne fatto prigioniero. Proprio in carcere conobbe il pisano Rustichello, compilatore di opere cavalleresche, a sua volta detenuto, e dalla collaborazione tra i due nacque la fortunata narrazione degli anni cinesi di Marco: Le divisament dou monde, meglio noto come Il Milione. Tradotto già all’epoca di Marco Polo in latino, in francese, in dialetto toscano e veneziano e, prima della fine del XV secolo, in quasi tutte le lingue, il libro continuò a godere nel tempo di enorme fortuna in ambienti assai diversi e per finalità disparate. Ma se per il lettore medievale l’orizzonte era la meta del viaggio, l’Asia, con i suoi misteri e le sue prodigiose ricchezze, il quadro oggi pare capovolto e ad attirarci non è tanto l’itinerario percorso quanto la figura del viaggiatore. E tuttavia essa resta sfuggente ed elusiva, appena accennata dalla narrazione che poco lascia trapelare del suo autore. A ciò contribuisce la singolare genesi del testo con i problemi a essa legati: gli interrogativi sulla verità storica del racconto, le divergenze tra le diverse redazioni. Il Marco Polo mercante dei manoscritti toscani convive con il ‘cavalier cortese’ delle varianti franco-italiane e costui con l’autore ‘istruttivo’ della versione latina, il cui testo serviva all’elevazione spirituale. Impossibile decidere quale tra questi sia il ‘vero’ Marco Polo e, forse, sembra concludere il saggio di Marina Münkler, inutile. Egli esiste e affascina chi gli si accosta anzitutto come mito: il figlio di una famiglia di mercanti veneziani capace di diventare la figura ricca e multiforme che a tutt’oggi conosciamo.
12,00

La santa degli impossibili

Rita da Cascia fra devozione e arte contemporanea

di Lucetta Scaraffia

editore: Vita e pensiero

pagine: 184

Lucetta Scaraffia ricostruisce la storia della 'santa degli impossibili', anche nei suoi elementi di ambiguità: moglie e madre obbediente ma anche donna dotata di una specie di onnipotenza magica
16,00

Trento

Il racconto del Concilio

di John W. O'Malley

editore: Vita e pensiero

pagine: 280

Il Concilio di Trento (1545-1563) fu il tentativo della Chiesa cattolica di mettere ordine ‘a casa propria’ in risposta alla Riforma protestante. Con i suoi sofferti diciott’anni di lavori, ha rappresentato uno degli snodi più significativi della storia della Chiesa moderna, segnando profondamente il cattolicesimo per i secoli a venire. Eppure capire cosa successe a Trento non è mai stato facile, così come diverse, e spesso del tutto opposte, sono le considerazioni sulla sua eredità. C’è chi lo ritiene il simbolo della fierezza e dell’identità cattolica, addirittura una panacea dei mali della Chiesa e della società, e chi invece lo giudica l’emblema della Controriforma, qualcosa che sa di ritorno indietro e di oscurantismo. Il grande storico americano John O’Malley fa giustizia di questi tratti mitologici o mistificatori restituendoci, proprio nel 450° anniversario della chiusura del Concilio, il racconto vivido di un momento decisivo della storia europea non solo religiosa, ma anche politica, culturale e sociale. I lavori del Concilio ebbero quale ingombrante compagnia le guerre e le minacce di guerra tra i regnanti europei, come pure l’attacco ottomano alla cristianità. I protagonisti politici del momento, tra cui non bisogna dimenticare lo stesso pontefice, avevano interessi diretti e personali nelle questioni affrontate dai padri conciliari, le cui decisioni tentarono ovviamente di condizionare. E sul versante interno era fortissima la provocazione della Riforma luterana, che a gran voce denunciava lo squallore in cui era precipitata la pratica religiosa. Eppure, con queste premesse e con le innumerevoli incomprensioni e risentimenti che rischiavano ogni giorni di portare fuori strada il Concilio, esso riuscì a canalizzare gli impulsi positivi provenienti da diverse parti del mondo cattolico e a dare concretezza e sistematicità alle esigenze di riforma della Chiesa. Se su alcuni temi, come l’autorità papale o il peso della Curia romana, Trento non riuscì a deliberare, su altri venne raggiunto un notevole consenso. Oltre alle decisioni in materia dottrinale, in risposta alle sollecitazioni luterane, il Concilio pose, ad esempio, le basi per una riforma del clero, in particolare riguardo ai compiti dei vescovi, allora più ‘signori’ delle diocesi che ‘pastori’, agli ordini monastici e alla corretta formazione dei sacerdoti, con l’istituzione dei seminari. Risultati non da poco, considerando anche il succedersi di tre papi nell’arco del Concilio, le interruzioni, gli spostamenti di sede, le difficoltà logistiche e perfino la minaccia di una pestilenza. Tutti aspetti di cui O’Malley, basandosi su una ricerca di prima mano sugli atti conciliari, come nel suo ormai classico libro sul Vaticano II, offre una narrazione avvincente, svelando intrighi e retroscena e facendo rivivere l’evento conciliare anche attraverso dettagli minori ma significativi quali le condizioni meteo o le esigenze di accudimento dei cavalli che trainavano le carrozze dei protagonisti, come solo i grandi storici sanno fare.
20,00

Che cosa è successo al Vaticano II?

di O'Malley John W.

editore: Vita e pensiero

pagine: 400

Il libro costituisce l'occasione per mettere a tema alcune questioni importanti per una corretta comprensione del Concilio e d
25,00

La spiritualità dell'Occidente medioevale

Introduzione di Giorgio Cracco

di André Vauchez

editore: Vita e pensiero

pagine: 222

Questo libro propone un approccio al tema della spiritualità medievale, a lungo identificata esclusivamente con il mondo monas
18,00

Le origini della morale cristiana

I primi due secoli

di Wayne A. Meeks

editore: Vita e pensiero

pagine: 312

Come vivere nella città degli uomini sapendo che la vera casa è altrove, nei cieli? Che rapporto intrattenere con il mondo: fuggirlo o contribuire alla sua trasformazione? A tali interrogativi si trovarono a rispondere i membri delle prime comunità cristiane, «convertiti» chiamati a prendere le distanze dal passato e dai suoi costumi, definendo così i tratti di una nuova società, ‘altra’ rispetto a quella dei pagani e dei giudei, eppure profondamente intrecciata alla cultura urbana che era stata terreno fertile per la diffusione del cristianesimo nel mondo greco-romano. Questo non facile compito sta alle origini della nascita di una specifica morale, in cui l’osservanza dei precetti biblici e neotestamentari si fa codice per l’intera comunità, straniera nel mondo ma saldamente unita a Cristo e, mediante Lui, a Dio. È precisamente nella vita concreta delle prime comunità che Meeks rintraccia gli aspetti più significativi della morale cristiana nel periodo decisivo della sua formazione, dalla morte di Gesù al secondo secolo dopo Cristo. Con un approccio attento a porre in relazione la dimensione teologica e il costume, l’esegesi testuale e l’indagine sociologica, Meeks illumina una realtà complessa, fatta di credenze, sensibilità, percezioni, pratiche. Ne descrive il linguaggio, i valori, i fattori di aggregazione, i concetti portanti – la carità, il celibato, le relazioni tra i due sessi, la concezione dell’autorità, il senso delle cose ultime – evidenzia da un lato gli elementi peculiari e innovativi, dall’altro i rapporti con l’ellenismo e il giudaismo. Questo studio acuto e fecondo propone una vivida intelligenza della concezione morale e della pratica etica della comunità cristiana, viva e operosa nella storia, eppure consapevole di un futuro il cui riepilogo e giudizio stanno nelle mani e nel tempo di Dio.
22,00
20,00

L' Italia nel 'nuovo ordine mondiale'

Politica ed economia dal 1945 al 1947

di Agostino Giovagnoli

editore: Vita e pensiero

pagine: 224

All’alba del XXI secolo, gli Stati nazionali non hanno più la forza e l’importanza del passato. Alla crescente interdipendenza economica si accompagnano fenomeni analoghi sul piano politico, militare o giuridico: è la globalizzazione, tendenza tipica degli anni ottanta e novanta del novecento. Ma tutto ciò non costituisce una novità improvvisa. La storia italiana è in questo senso emblematica: l’Italia, uscita pesantemente sconfitta dalla seconda guerra mondiale, fu rapidamente inserita nel nuovo ordine politico ed economico internazionale, a leadership americana, segnato da istituzioni come il Fondo monetario e la Banca mondiale. Le vicende italiane del dopoguerra sono state discusse da una storiografia ormai vastissima, ma questi aspetti così importanti sono stati spesso trascurati. Oggi però la globalizzazione ci impone di guardare il passato con occhi diversi. La rapida integrazione dell’Italia in un ‘nuovo ordine’ economico-politico internazionale ha costituito il principale banco di prova della classe dirigente post-bellica che, espressa soprattutto dai nuovi partiti di massa, era in gran parte costituita dai cattolici. Nel complesso, questa classe dirigente, almeno nelle sue espressioni più consapevoli, accettò le sfide dell’integrazione economica internazionale, cercando contemporaneamente di difendere le strutture tradizionali dello Stato nazionale. Si trattava in realtà di due obiettivi parzialmente contraddittori: l’Italia scaturita da quelle scelte seppe infatti inserirsi nel nuovo contesto internazionale meglio di quanto riuscì ad affrontare i suoi problemi interni.
18,50

Il sole e la luna

Papato, impero e regni nella teoria e nella prassi dei secoli XII e XIII

di Othmar Hageneder

editore: Vita e pensiero

pagine: 292

Tra le diverse modalità di accostare la storia dei secoli centrali del medioevo, particolarmente fecondo si rivela lo sviluppo del diritto canonico, che offrì un contribuito determinante alla costruzione dei fondamenti sia del papato, sia dei regna. L’alto medioevo si caratterizza per la vivace simbiosi tra le istituzioni ecclesiastiche ai diversi livelli e le espressioni del potere pubblico. Tuttavia, proprio a partire dal XII secolo, quest’ultimo avrebbe sempre più acquistato caratteri ‘laici’, cercando soprattutto nel diritto romano le basi sulle quali elaborare una adeguata giustificazione all’esercizio del potere politico, come pure di quello ecclesiastico. Il pensiero dei decretisti, dei decretalisti, nonché dei papi giuristi, tra i quali spiccano Innocenzo III e Innocenzo IV, incise dunque in maniera significativa sugli approfondimenti in merito al potere ‘giusto’, esercitato in accordo con i disegni divini. A questa riflessione vanno anche fatti risalire i motivi della lotta contro gli eretici – un elemento di disturbo in una società per definizione tesa alla realizzazione del progetto divino su di essa –, a volte dichiarati tali solo perché disobbedienti ai comandi del papa o dei principi. L’elaborazione canonistica si offre dunque come un punto di vista privilegiato dal quale cogliere le fasi e i motivi che, oltre a consentire una progressiva organizzazione delle diverse entità politiche del medioevo – tra le quali un posto di rilievo spetta allo Stato della Chiesa –, fornirono poi un importante riferimento al potere assoluto dei re.
22,00

Monarchia universalis

Storia di un concetto cardine della politica europea (secoli XVI-XVIII)

di Franz Bosbach

editore: Vita e pensiero

pagine: 228

Mito politico e categoria pratica, «Monarchia universalis» costituisce uno dei concetti politici cardine dell’età moderna, declinando sì dopo la pace di Westfalia, ma scomparendo solo nel Settecento. Fino ad allora le maggiori potenze avevano cercato di rappresentarsi come la monarchia universale per legittimare una propria superiorità sulle altre e un proprio specifico diritto a definire il buon ordine collettivo europeo. Lungi dall’essere un’affermazione retorica, la pretesa di poter agire come monarchia universale da parte di Spagna, Francia, Impero (e pure Inghilterra) aveva una rilevanza effettuale di grande peso e proprio per questo su di essa si appuntò a lungo l’attenzione dei teorici politici e dei polemisti, sia per definirne meglio le caratteristiche, sia per negarle alle potenze concorrenti. Il libro ricostruisce tale intricato e affascinante dibattito, mettendo in luce altresì la specificità della politica d’antico regime rispetto a quella della modernità per il suo strutturale legame teorico con l’etica – poiché essere «Monarchia universale» significa farsi carico non dell’ordine ma del buon ordine – e permette di ripensare il sistema delle ‘relazioni internazionali’ del tempo e insieme la genealogia della nostra cultura storica e politica da una prospettiva fino ad ora ingiustamente trascurata.
20,00

I primi gesuiti

di John W. O'Malley

editore: Vita e pensiero

pagine: 524

I primi gesuiti è un suggestivo affresco sulla nascita, gli ideali originari e le febbrili attività dispiegate in Italia e nel mondo dal più grande ordine religioso dell’età moderna, considerato dai suoi inizi fino alla morte del primo successore di sant’Ignazio. Dediti alla vita “apostolica” e a procurare con ogni mezzo la “salute delle anime” – ma anche il bene dei corpi – delle comunità, dei popoli e dei loro sovrani -, i gesuiti della prima generazione offrirono un contributo determinante per lo strutturarsi del rapporto tra Chiesa e società dei secoli successivi, operando nel campo dell’istruzione scolastica, delle opere assistenziali, della produzione scientifica e intellettuale, della relazione tra fede e politica. La ricerca storica di O’Malley dà conto dei legami fra Compagnia di Gesù e Concilio di Trento, nonché dei rapporti intrattenuti da Ignazio e i suoi compagni con le massime autorità della Chiesa. Intuizioni profonde, missioni in terre lontane, fascino sugli umili e sui potenti, alte conoscenze mai ostentate, rifiuto di cariche ecclesiastiche e tuttavia estrema autorevolezza, pensiero;rigoroso ma anche aperto al nuovo, grande capacità di adattamento: la storia dei primi gesuiti suscita stupore, ammirazione e un interesse che non è solo di natura religiosa. Essa infatti si lega ad alcuni nodi interpretativi centrali nel dibattito storiografico, quali il passaggio della ‘crisi’ tardomedievale alla Chiesa dell’età moderna, l’avvio della Controriforma e il significato del cattolicesimo rispetto a quel complesso di forze e tendenze dal cui fondersi, in un unico crogiuolo, si delineò la fisionomia dell’Europa.
32,00

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