Il racconto del Concilio
editore: Vita e pensiero
pagine: 280
Il Concilio di Trento (1545-1563) fu il tentativo della
Chiesa cattolica di mettere ordine ‘a casa propria’ in
risposta alla Riforma protestante. Con i suoi sofferti
diciott’anni di lavori, ha rappresentato uno degli
snodi più significativi della storia della Chiesa
moderna, segnando profondamente il cattolicesimo
per i secoli a venire. Eppure capire cosa successe a
Trento non è mai stato facile, così come diverse, e
spesso del tutto opposte, sono le considerazioni sulla
sua eredità. C’è chi lo ritiene il simbolo della fierezza
e dell’identità cattolica, addirittura una panacea
dei mali della Chiesa e della società, e chi invece lo
giudica l’emblema della Controriforma, qualcosa che
sa di ritorno indietro e di oscurantismo.
Il grande storico americano John O’Malley fa giustizia
di questi tratti mitologici o mistificatori restituendoci,
proprio nel 450° anniversario della chiusura
del Concilio, il racconto vivido di un momento
decisivo della storia europea non solo religiosa, ma
anche politica, culturale e sociale.
I lavori del Concilio ebbero quale ingombrante
compagnia le guerre e le minacce di guerra tra i
regnanti europei, come pure l’attacco ottomano
alla cristianità. I protagonisti politici del momento,
tra cui non bisogna dimenticare lo stesso pontefice,
avevano interessi diretti e personali nelle questioni
affrontate dai padri conciliari, le cui decisioni
tentarono ovviamente di condizionare. E sul versante
interno era fortissima la provocazione della
Riforma luterana, che a gran voce denunciava lo
squallore in cui era precipitata la pratica religiosa.
Eppure, con queste premesse e con le innumerevoli
incomprensioni e risentimenti che rischiavano
ogni giorni di portare fuori strada il Concilio, esso
riuscì a canalizzare gli impulsi positivi provenienti
da diverse parti del mondo cattolico e a dare concretezza
e sistematicità alle esigenze di riforma
della Chiesa. Se su alcuni temi, come l’autorità
papale o il peso della Curia romana, Trento non riuscì
a deliberare, su altri venne raggiunto un notevole
consenso. Oltre alle decisioni in materia dottrinale,
in risposta alle sollecitazioni luterane, il
Concilio pose, ad esempio, le basi per una riforma
del clero, in particolare riguardo ai compiti dei
vescovi, allora più ‘signori’ delle diocesi che ‘pastori’, agli ordini monastici e alla corretta formazione
dei sacerdoti, con l’istituzione dei seminari.
Risultati non da poco, considerando anche il succedersi
di tre papi nell’arco del Concilio, le interruzioni,
gli spostamenti di sede, le difficoltà logistiche e
perfino la minaccia di una pestilenza. Tutti aspetti di
cui O’Malley, basandosi su una ricerca di prima
mano sugli atti conciliari, come nel suo ormai classico
libro sul Vaticano II, offre una narrazione avvincente,
svelando intrighi e retroscena e facendo rivivere
l’evento conciliare anche attraverso dettagli
minori ma significativi quali le condizioni meteo o le
esigenze di accudimento dei cavalli che trainavano
le carrozze dei protagonisti, come solo i grandi storici
sanno fare.