Vita e pensiero: Cultura e Storia
Il giudice e l'eretico
Studi sull'Inquisizione romana
di John Tedeschi
editore: Vita e pensiero
pagine: 460
Agli inizi dell’età moderna la Congregazione del Sant’Uffizio, da cui in Italia dipendevano i tribunali dell’Inquisizione, ebbe un ruolo preminente fra le organizzazioni create dalla Chiesa cattolica per riformare se stessa e contrastare la diffusione del protestantesimo. Tuttavia, malgrado l’abbondanza degli studi su Riforma e Controriforma e l’interesse attuale per questo periodo, l’Inquisizione
romana spesso appare descritta a tinte fosche come esempio di arbitrarietà e orrori giudiziari, oppure prudentemente semplificata con generici accenni. Tale, dunque, il controverso oggetto dell’indagine svolta da John
Tedeschi in questi saggi, frutto di una lunga attività di ricerca, condotta con rigore critico e precisione filologica. Proprio l’analisi scrupolosa di documenti originali, spesso inediti, e l’osservazione comparata del funzionamento dell’Inquisizione romana e della contemporanea giustizia secolare delineano un quadro ben diverso da quello tradizionalmente recepito, evidenziando i limiti di interpretazioni schematiche ormai sedimentate nell’immaginario collettivo. Procedendo sulla via del «restauro filologico» Tedeschi chiarisce equivoci e manipolazioni della terminologia inquisitoria (per esempio «abbruciare» letto al posto di «abiurare», «carcere perpetuo» anacronisticamente interpretato come carcere a vita) e indica alcuni fattori che possono aver contribuito al loro perpetuarsi. Si scopre così non solo la relativa mitezza delle pene comminate dall’Inquisizione romana, ma anche l’inaspettata modernità delle sue procedure. In esse, infatti, si ritrovano, seppure in forma embrionale, metodi e consuetudini che assai più tardi avrebbero fatto la loro comparsa nel diritto penale: la limitazione del ricorso alla pena di morte, la presenza di un «pubblico difensore», l’utilizzo di quelle che oggi definiremmo perizie, il diritto di appello a una corte di grado superiore, la prassi della libertà condizionata e persino degli arresti domiciliari. Così «se di giustizia in senso etico non si può parlare, si deve riconoscere che la giustizia in senso legale, nel contesto giurisprudenziale dell’Europa dell’inizio dell’età moderna, fu realmente erogata dall’Inquisizione romana». Questa la tesi sostenuta e argomentata da Tedeschi con una rigorosa operazione storiografica. Lontano dalla provocazione come da intenti apologetici, il suo lavoro, considerato tra le opere fondamentali sull’argomento, offre un contributo determinante alla revisione della «leggenda nera» dell’Inquisizione, che tanto pesantemente ha condizionato l’immagine del rapporto tra Chiesa e mondo moderno.
Gli inizi del mondo moderno
editore: Vita e pensiero
pagine: 524
La questione dell’inizio del mondo moderno da sempre è stata oggetto di riflessione storiografica; e non può essere separata da un bilancio su di essa. Per approdare a una rilettura più ampia e articolata, a una periodizzazione più soddisfacente, a una comprensione a più piani e dimensioni, occorre tenere conto di strutture di lungo periodo, così come di elaborazioni concettuali. In tale prospettiva si pongono i contributi di questo volume.
La ‘modernizzazione’ come categoria storiografica è stata al centro di vivaci dibattiti. Come va intesa e interpretata? Come successione di stati, come sviluppo progressivo e unilineare o piuttosto come insieme di processi storici concreti, e pertanto contraddittori, alterni, necessariamente complessi e differenziati che comprendono una pluralità di realtà? Qual è la percezione di un mondo effettivamente nuovo ovvero moderno? Il libro intende dare una risposta a queste, e ad altre domande, individuando utilmente fattori e indicatori di modernità e di modernizzazione.
La percezione della modernità come esperienza di un ‘tempo nuovo’ è declinata in ambiti molteplici, da quello sociale ed economico, a quello istituzionale e giuridico. Sviluppo demografico, soddisfazione di primarie esigenze alimentari entro un contesto di industrializzazione, intensificazione e velocizzazione dei trasporti costituiscono momenti capitali per la storia dell’Occidente europeo nell’Età moderna, non meno del rapporto fra mondo moderno e grandi istituzioni, come quelle della Chiesa e dello Stato, con le loro necessità di definizione e di funzionamento.
L’ambito prescelto, l’Europa centrale, esalta i risultati di una ricerca a più voci come proposta e insieme come approfondimento di una categoria cruciale per gli studi storici.
Furta Sacra
La trafugazione delle reliquie nel Medioevo (secoli IX - XI)
di Patrick J. Geary
editore: Vita e pensiero
pagine: 208
Obbligatorie per gli arredi degli altari, necessarie per i giuramenti in tribunale, efficaci in battaglia se incastonate sull’impugnatura della spada, le reliquie dei santi e martiri cristiani occupano un posto di grande rilievo nell’immaginario dell’uomo medievale. Il loro culto non riguarda solo le classi meno colte, ma attraversa strati eterogenei della società, coinvolgendo vescovi e regnanti, monaci e contadini, ne caratterizza il peculiare senso del sacro. Il fenomeno è attestato, nell’agiografia medievale, dai genere dei furta sacra, racconti di traslazioni di reliquie, in vario modo trafugate da un luogo all’altro in tutta Europa. Lungi dall’essere condannati questi furti ricorrenti, reali o presunti, vengono invece pienamente giustificati, accolti dal plauso delle comunità di destinazione (monasteri, città, chiese) che del possesso delle reliquie rubate si facevano vanto Rilette da Geary con l’attenzione propria dello storico e con spirito critico, tali narrazioni, popolate da inconsueti protagonisti (religiosi, mercanti, trafficanti professionisti, ladri vagabondi), contribuiscono a delineare con maggiore chiarezza il quadro complesso e variegato del mondo medievale. In particolare, la ricerca si sofferma sul periodo compreso tra il IX e XI secolo, il cosiddetto «Medioevo centrale», poiché proprio allora il fenomeno appare più che mai vivo e diffuso, segnale di un delicato momento di transizione. Alla fine del IX secolo, mentre le strutture centralizzate del governo carolingio vacillavano di fronte al crescente potere dell’aristocrazia locale e regionale, istituzioni e comunità laiche ed ecclesiastiche dovettero cercare altrove sostegno e protezione. Ai santi vennero così attribuiti i compiti di un sistema politico e sociale che andava sgretolandosi.
Le loro reliquie divennero non solo un riferimento religioso, ma addirittura un mezzo di protezione da temute vessazioni e una fonte di sostentamento economico. Baluardo contro miriadi di mali fisici, materiali e spirituali, esse sembravano poter offrire risposte a un universo spesso incomprensibile. In seguito, tali funzioni sarebbero state svolte da altri poteri, sacri e profani, al termine di un processo che vide l’ampliarsi degli orizzonti culturali, il rafforzamento delle istituzioni politiche, lo sviluppo dell’economia. Le reliquie e il culto a esse legato raggiunsero il culmine della propria importanza proprio in tale processo di crisi e riorganizzazione che avrebbero dato origine alle strutture del basso Medioevo, e da lì il mondo moderno, esercitando così un ruolo tutt’altro che secondario nella formazione dell’universo culturale della futura Europa.
Il sogno nel Medioevo
di Steven F. Kruger
editore: Vita e pensiero
pagine: 316
La cultura medioevale ebbe un atteggiamento ambivalente nei confronti dei sogni.
Essi venivano considerati esperienze preziose perché consentivano di predire il futuro,
di oltrepassare i limiti spazio-temporali e di accedere alla sfera del trascendente. Ma il
sogno era percepito anche come inquietante, perché altro e spiazzante rispetto alla normalità del vissuto diurno. Di qui le numerose trattazioni medioevali - opere filosofiche,
teologiche, giuridiche, letterarie e autobiografiche - che miravano a cogliere le potenzialità e insieme a controllare l'imprevedibilità del sogno attraverso una puntuale classificazione. L'opera di Kruger ricostruisce questo quadro complesso e variegato, situandolo sullo sfondo delle teorie elaborate
dagli autori neoplatonici della tarda antichità e dai Padri della Chiesa. Ma l'esplorazione, oltre ad occuparsi delle opere erudite, si dedica anche alle riduzioni di registro popolare, scritte in dialetto, e a manuali che forniscono una chiave d'acceso all'interpretazione dei sogni. Particolarmente utili per
comprendere la cultura ambiente sono le suggestive descrizioni autobiografiche di sogni realmente avvenuti, capaci di mutare il corso della vita in momenti di crisi perché ne forniscono una lettura radicalmente diversa, "come se quella vita venisse colta da un angolatura intimamente legata al sognatore e nel contempo distante dai suoi normali mezzi di percezione".
La guerra dei trent'anni
di Geoffrey Parker
editore: Vita e pensiero
pagine: 416
La Guerra dei Trent’anni (1618-1648) è un momento cruciale della prima età moderna, il momento in cui la ‘crisi generale del XVII secolo’ raggiunge il suo apice.
Fra i meriti del prof. Geoffrey Parker sta la valorizzazione di un’équipe di specialisti del periodo, in grado di realizzare una ricognizione esauriente degli avvenimenti e dei personaggi e l’avere esposto i risultati del loro lavoro salvaguardando una certa continuità narrativa, con il sussidio di un rigoroso resoconto cronologico.
L’ampiezza dell’analisi e la vastità del materiale bibliografico su cui il volume fonda le proprie tesi lo rendono unico nel suo genere, sicuramente un punto di svolta nella storia delle ricerche sulla Guerra dei Trent’anni; un valido quanto utile strumento di studio, una miniera di informazioni e di dati, un repertorio di fonti primarie e secondarie inimitabile.
Un volume illuminante su un trentennio che è stato determinante nel plasmare il corso successivo della storia del continente europeo.
Vittoria eterna
Sovranità trionfale nella tarda antichità, a Bisanzio e nell'Occidente altomedioevale
di Michael McCormick
editore: Vita e pensiero
pagine: 564
Proprio mentre l'impero romano si avviava verso la caduta definitiva, la glorificazione della sovranità trionfale dell'imperatore raggiungeva nuove vette, lasciando tracce dell'idea di vittoria perenne dell'impero in tutta la storia e la cultura della tarda antichità.
Questo studio segue l'evoluzione del relativo cerimoniale e l'influenza da esso esercitata sugli eredi sia orientali sia occidentali della tradizione romana, fino al secolo X; in tale prospettiva appare che la celebrazione delle vittorie conseguite dai detentori del potere conobbe continui mutamenti nei rituali e nei contenuti, e che questi stessi mutamenti rispecchiavano tendenze più vaste nello sviluppo delle società e delle monarchie. Nello stesso tempo, questo libro fa ulteriormente chiarezza sulle origini tardoromane di vari importanti elementi della monarchia altomedioevale, mostrando per esempio che lontano dalla capitale imperiale il culto della sovranità trionfale permeava le élites locali in quanto le autorità operanti nelle province imitavano il vincitore supremo facendo allestire trionfi propri - e i nuovi sovrani germanici, in Occidente, si adeguarono alla tendenza.
Classicisti, medioevalisti, bizantinisti, storici dell'arte e dei rituali troveranno in questo libro ulteriori temi di studio e vie d'approccio a un problema di primaria importanza nell'ambito della trasformazione dell'ideale imperiale romano, culminata nelle nuove civiltà di Bisanzio e dei regni romanobarbarici.
Lombardia feudale
Studi sull'aristocrazia padana nei secoli X-XIII
di François Menant
editore: Vita e pensiero
pagine: 406
Chiesa e democrazia
Da Leone XIII al Vaticano II
di Antonio Acerbi
editore: Vita e pensiero
pagine: 360
«Tutto sommato, quel che i cristiani hanno assimilato meno sono le pratiche della democrazia liberale; quello che hanno amato meno sono, perciò, i valori del liberalismo, I'accettazione del pluralismo, il riconoscimento della relatività delle scelte, I'idea di rimettersi alla regola della maggioranza. Forse il passaggio dalle posizioni conservatrici alla critica socialista della società democratica richiedeva una conversione meno radicale che l'adesione ai principi della democrazia politica» (R. Rémond).
In questo libro sono ripercorsi alcuni momenti del tormentato e non ancora del tutto chiarito rapporto fra la Chiesa e la democrazia liberale. Leone XIII, Sturzo, Maritain, Pio XII, il concilio Vaticano II sono assunti come i rappresentanti maggiori di un processo ideale, fatto di consensi e di dissensi, in cui gli eventi storici e la volontà degli uomini rimettono continuamente in discussione un rapporto, che non è mai riducibile ad una formula.