Zandonai: I fuochi
Il poeta e gli antichi dei
di Walter F. Otto
editore: Zandonai
pagine: 147
Il libro, risalente al 1942, testimonia uno dei momenti più alti e concentrati della riflessione di Walter Friedrich Otto e potrebbe essere affiancato, per tematica e profondità, al famoso testo di Friedrich Schiller "Sulla poesia ingenua e sentimentale" (1796). Ne condivide infatti l'interrogativo essenziale, vale a dire: è possibile la poesia in un'epoca in cui gli antichi dèi, che ne sono stati la vera fonte, sembrano ormai fuggiti, o sono comunque assenti? Il contrasto, che talvolta si configura come vero e proprio conflitto, è perciò quello tra l'eccessivo sentimentalismo dell'età moderna e contemporanea da un lato, e l'aridità di tale sentire dall'altro. Un'aridità che il poeta cerca di aggirare e superare ricorrendo ora al contenuto poetico per eccellenza (la mitologia) ora all'interiorità individuale e ispirata. Goethe e Hölderlin costituiscono, agli occhi di Otto, due eccezioni fondamentali a tale disincantato destino dell'Occidente, perché declinano, sia pure in modo diverso, la medesima eccezionalità che - in ciò Otto riprende Nietzsche - ha caratterizzato sin dalle scaturigini l'anima dei Greci. Il volume è corredato da un'Introduzione di Gianni Carchia, che ne inquadra il significato all'interno dell'opera di Otto, e da una Premessa di Giampiero Moretti, che evidenzia le problematiche legate alla sua ricezione nel contesto degli studi di estetica e di ermeneutica dalla seconda metà del Novecento ai giorni nostri.
I latitanti
di Gilberto Forti
editore: Zandonai
pagine: 235
"Il latitante è qualcuno che deve tentare di sopravvivere sforzandosi di non esistere deve imparare la lezione degli animali e accantonare quella degli uomini, anche dei più sapienti. Negli animali, credo, c'è una naturale accettazione del destino, ma anche una naturale inclinazione a difendersi fino all'ultimo prima che il destino si compia. La fortuna, poi, è arbitra per gli animali come per i latitanti." Così, nel racconto che dà il titolo a tutta la raccolta, Gilberto Forti ci restituisce in pochi tratti la misura vincolante a cui la guerra riduce persone e cose. La dimensione della sopravvivenza non coincide con quella della vita, tuttavia ha il pregio di non nasconderne la precarietà, come ben sanno i latitanti che si ritrovano sospesi, nella loro sub-esistenza, tra una "morte apparente" e una tumultuosa vita interiore. Di questo sfasamento, così come del tormentato rapporto fra memoria e oblio, testimonianza e silenzio, si nutre la scrittura di Forti che nei suoi momenti di asciutto lirismo non si esaurisce mai in un esercizio - seppur alto - di rievocazione storica o biografica. Anzi, da queste storie di giovinezza e di latitanza, ambientate per lo più fra le montagne dell'Appennino emiliano e durante la guerra partigiana, promana un alone di atemporalità che sta a indicare quanto la memoria, individuale e collettiva, sia intaccata da una rimozione necessaria.
Il rogo nel porto
di Boris Pahor
editore: Zandonai
pagine: 236
Il percorso creativo di Boris Pahor, scrittore sloveno e cittadino italiano, ruota in prevalenza intorno al destino della gent
Séraphita
di Honoré de Balzac
editore: Zandonai
pagine: 147
Considerata da Mircea Eliade "l'ultima grande creazione letteraria europea che abbia come motivo centrale il mito dell'androgino", Séraphita è ben di più: è l'opera in cui Balzac dà voce, con una tensione quasi febbrile, a un'erotica del sapere di stampo mistico, intonata alle teorie di Swedenborg. Séraphìta-Séraphitùs - essere che unisce in sé le nature del maschile e del femminile - "è un angelo giunto alla sua ultima trasformazione, che infrange il suo involucro per ascendere al Cielo"; egli è amato da un uomo e da una donna, ai quali rivela che hanno in realtà amato, trasferendolo in lui, l'amore che li legava reciprocamente e che, dopo tale esperienza iniziatica, resta loro in eredità. Non a caso il romanzo è un ripetuto atto di congedo: l'angelo purissimo è un esiliato nel mondo che si sottrae via via alle miserie terrene, mentre l'amore invisibile è colto in una continua dissolvenza, nel suo presentarsi impalpabile agli uomini. Del resto lo stesso Balzac aveva dichiarato che proprio questo romanzo, "la dottrina in azione del Buddha ha cristiano", poteva costituire la più efficace confutazione di un diffuso errore interpretativo nella lettura delle sue opere, vale a dire ritenerlo uno scrittore attento a considerare l'uomo principalmente nella sua natura mortale.
Diabolus in musica. Prose ed elzeviri musicali
di Giorgio Vigolo
editore: Zandonai
pagine: 113
Il volume, pensato da Giorgio Vigolo già nel 1967, raccoglie una scelta di testi inediti, molti dei quali scritti per la trasmissione radiofonica "Musica e Poesia". Vigolo non mira a tradurre i fatti musicali in un linguaggio didascalico e informativo, né si limita a indagarne il dato squisitamente tecnico: la sua prosa musicale racconta e genera storie, inseguendo per dir così il significato "diabolico" della musica, versatile musa capace di trasmigrare in altre forme artistiche, come l'architettura (che Goethe chiamava "musica ammutolita") e la poesìa. Poeta e narratore, studioso del Belli e indimenticato traduttore di Holderlin, Vigolo apre, con i suoi atteggiamenti linguistici, le suggestioni letterarie e filosofiche, e la sua padronanza musicale frutto di estesi e meditati studi, un nuovo e illuminante spazio alla critica musicale. Brevi, veloci e di squisito gusto letterario, questi saggi restituiscono con maestria l'atmosfera poetica delle opere musicali e captano ciò che nella musica si nasconde: l'anelito di assoluto, la dimensione ritmica come memoria dei suoni e le inquietudini etiche, specie fra Barocco e Romanticismo, quando il suono aereo e spirituale convive con la pietra, il peccato e la morte.
Umanesimo e romanticismo. La concezione della vita nell'epoca moderna e il suo sviluppo nell'età di Goethe
di Hermann A. Korff
editore: Zandonai
pagine: 140
Prima traduzione italiana di un'opera di Hermann A. Korff, i cinque saggi qui proposti, del 1924, rappresentano il nucleo tematico della sua opera maggiore, il "Geistder Goethezeit", uno dei più celebri e dettagliati affreschi della cosiddetta "età di Goethe", quel periodo decisivo della storia spirituale tedesca che va all'incirca dal 1770 al 1830. Korff analizza alcuni dei concetti fondamentali intorno ai quali si formano, in Occidente, la moderna concezione di "uomo" e l'idea stessa di "cultura". Approfondisce la controversa nozione di "Leben", "vita", tratteggiandone, con rara chiarezza interpretativa e forza sintetica, lo sviluppo nelle diverse epoche storiche prese in esame: antichità classica, rinascimento, Riforma, illuminismo, classicismo e romanticismo. Fino a individuare nell'uomo faustiano, ovvero nel cosiddetto "neoumanesimo" della poesia classico-romantica tedesca (che ha in Goethe il suo emblema), il modello di un nuovo sentimento della vita e quindi di una nuova idea di uomo.
L'altra collina
di Joseph Zoderer
editore: Zandonai
pagine: 160
Un'indomabile e crudele ambivalenza attraversa ogni pagina, quasi ogni riga, di questo romanzo di formazione fino a sfociare in un assurdo gioco di seduzione e ripulsa. Dove due amanti compiono a turno i rituali imposti loro dall'onnipotenza di un solipsismo che li imprigiona. Zoderer sembra quasi sdoppiarsi in spettatore imparziale dei propri interiori naufragi: è il passato, non il futuro, che prende forma di volta in volta nelle pieghe di un corpo e nella rapace intensità di uno sguardo. Con un linguaggio freddo e ossessivo, incalzante e a tratti visionario, l'autore dà voce al fatale intreccio di fantasmi e conflitti, di intenzioni impedite e ripetuti smarrimenti, che si nasconde nei bui recessi del nostro "sottopelle". L'aspra forza espressiva, che è la peculiarità di uno stile ormai inconfondibile, riesce ancora una volta a trasformare frammenti di realtà quotidiana in piccoli specchi in cui il mondo onirico può riflettersi e baluginare dinanzi ai nostri occhi.