Lindau: Universale film
Pier Paolo Pasolini
Salò o le 120 giornate di Sodoma
di Murri Serafino
editore: Lindau
pagine: 172
Salò o le 120 giornate di Sodoma, ultimo film di Pasolini, è un "film in forma di enigma": la lucida visione di una società in
Robert Wiene. Il gabinetto del dottor Caligari
editore: Lindau
pagine: 173
"Das Cabinet des Dr. Calidari" è stato a lungo al centro di discussioni, leggende e testimonianze contrastanti. Questa babele di voci ha prodotto due vittime: da un lato il film, con la sua complessità e il suo stile singolare, è stato a lungo escluso dall'interpretazione critica e considerato come il pretesto per una querelle; dall'altro Wiene è stato generalmente reputato come un regista di routine capitato per caso all'interno di una grande invenzione, dovuta principalmente agli sceneggiatori e agli scenografi. Lo studio di "Das Cabinet des Dr. Calidari" permette, invece, di rivelare una struttura filmica di alto livello formale, caratterizzata da una complessità di elementi compositivi, coordinati in un progetto registico forte. In particolare le componenti molteplici della messa in scena e i meccanismi sofisticati di produzione del senso attestano la rilevanza del progetto, che è in fondo la prima interrogazione cinematografica sulla verità del visibile e sulla sua ambiguità.
Sam Peckinpah
Il mucchio selvaggio
di Mosca Umberto
editore: Lindau
pagine: 126
Il mucchio selvaggio è un film storico e insieme un film di personaggi che vivono, amano, pensano e muoiono con naturalezza, s
Roberto Rossellini. Roma città aperta
di David Bruni
editore: Lindau
pagine: 208
"Roma città aperta" è un film la cui lavorazione resta circondata da una serie di leggende, alcune infondate, altre suffragate da testimonianze. All'epoca, per la sua capacità di interpretare una svolta storica epocale, caricandosi di una forte connotazione simbolica, venne definito il "Potëmkin italiano", ovvero la massima incarnazione cinematografica dello spirito alla base del 25 aprile e della Resistenza. Pur non riscuotendo consensi unanimi all'uscita, colpì da subito per il coraggio nel raccontare situazioni e fatti ispirati a una realtà tragica appena vissuta: l'occupazione nazista della capitale, quando Roma fu dichiarata, per ironia della sorte, "città aperta"; e venne presto considerato l'atto di nascita del neorealismo.
Jean-Luc Godard. Fino all'ultimo respiro
di Jacopo Chessa
editore: Lindau
pagine: 176
"Fino all'ultimo respiro" è uno di quei film in grado di offrire nuovi stimoli a ogni visione
Stanley Kubrick. Barry Lyndon
di Philippe Pilard
editore: Lindau
pagine: 192
Stanley Kubrick realizza, con "Barry Lyndon", uno tra i più affascinanti viaggi all'interno della civiltà britannica. Da cineasta abituato a sorprendere e innovare, adatta il romanzo di Thackeray per riflettere, attraverso le peripezie del protagonista, sulle sorti della civiltà e dell'uomo, sul concetto di Storia al cinema e sulle diverse forme di violenza che segnano il nostro vivere quotidiano. Ambizione notevole, non priva di rischi, come dimostrano le esitazioni, l'incomprensione di una certa critica, l'insuccesso commerciale del film. A distanza di tempo, tuttavia, "Barry Lyndon" s'impone come un "classico" del cinema moderno.
Alfred Hitchcock. La donna che visse due volte
di Maurizio Del Ministro
editore: Lindau
pagine: 192
In "La donna che visse due volte", nell'odissea dello spazio e del tempo, miseri amanti, immersi nella spirale di una città, San Francisco, vivono nel desiderio sempre umiliato di un paradiso terrestre impossibile. Questa fiaba cinematografica ci invita a una riflessione sui legami precari della coppia e sulla falsa rispettabilità della famiglia, sul pregiudizio razziale e sull'ambiguità delle leggi, sul silenzio di Dio e sull'enigma della nostra identità. Privo di un perno in cui consistere, l'uomo vive in uno stato di solitudine incosciente. Nella sua analisi Del Ministro attinge, fra varie fonti culturali, ad alcune immaginose coordinate create da Joyce in "Il ritratto dell'artista da giovane": John Scottie Ferguson.