L'acqua che cade dal cielo «fa viaggiare l'anima», ma rende impraticabili i percorsi dei cavalieri erranti, complica le guerre, fa ritardare gli amori; invocata in tempi di siccità, la pioggia provoca anche la paura dell'eccesso, delle alluvioni e dei diluvi. Stendhal la detesta, Baudelaire ne fa una componente dello spleen, i diaristi la intrecciano con le lacrime, i sovrani e i capi di Stato ne fanno un uso politico, rinunciando all'ombrello nelle cerimonie ufficiali per condividere con il popolo anche le avversità È solo alla fine del Settecento che la sensibilità individuale ai fenomeni meteorologici si intensifica; lo sforzo di guardare in alto per cogliere i segni della collera divina o dell'intervento diabolico, associato alle pratiche dell'invocazione religiosa, viene vanificato nel secolo successivo dalla «secolarizzazione del cielo» e poi dalle previsioni meteo. Una lunga storia che Alain Corbin riassume nel libro, con l'avvertenza, sulla scia di Roland Barthes, che «niente è più ideologico del tempo che fa».
Breve storia della pioggia. Dalle invocazioni religiose alla previsioni meteo

titolo | Breve storia della pioggia. Dalle invocazioni religiose alla previsioni meteo |
Autore | Alain Corbin |
Traduttore | V. Riguzzi |
Argomento | Scienze Umane Scienze |
Collana | Sguardi |
Editore | Edb |
Formato |
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Pagine | 64 |
Pubblicazione | 2016 |
ISBN | 9788810555538 |