Sellerio Editore Palermo: La nuova diagonale
Lo spettatore musicale
di Piero Violante
editore: Sellerio Editore Palermo
pagine: 240
La musica come fattore di crisi e i musicisti come sismografi all'interno del loro contesto socio-culturale sono il tema di qu
Uno scrittore in redazione. Articoli, cronache, critiche, commenti di vita culturale. «L'Ora» 1961-1992
di Michele Perriera
editore: Sellerio Editore Palermo
pagine: 384
Per più di un ventennio, dalla metà circa degli anni Cinquanta, la città di Palermo diventò a suo modo una «capitale» cultural
Un secolo e poco più
di Luigi Saraceni
editore: Sellerio Editore Palermo
pagine: 218
«Ho capito che c'è un filo che tiene insieme questo libro, che parte da un padre "rivoluzionario" e arriva a una figlia accusa
La lunga eclissi. Passato e presente del dramma della sinistra
di Achille Occhetto
editore: Sellerio Editore Palermo
pagine: 230
Una libera e spregiudicata analisi dell'odierna crisi della sinistra che si legge come un viaggio, compiuto su un veicolo pano
Antonio Gramsci. 1891-1937
di Antonio A. Santucci
editore: Sellerio Editore Palermo
pagine: 204
"Chi mi crede un satanasso, chi mi crede quasi santo
Pensieri di un ottuagenario. Alla ricerca della libertà nell'uomo
di Achille Occhetto
editore: Sellerio Editore Palermo
pagine: 217
«Questo libro di Achille Occhetto ha la natura di un giornale di bordo. Le sue pagine consegnano a chi legge il resoconto di una complicata navigazione. Di un viaggio tortuoso, in cui l'autore registra con veridicità e passione il va e vieni, gli intoppi e le oscillazioni della sua ricerca. E la ricerca prende le mosse da una convinzione meditata e "inattuale": quella secondo cui l'agire politico deve avvalersi degli esiti dell'indagine intellettuale, sia essa dovuta allo sviluppo dell'impresa scientifica o alle avventure di idee dell'esplorazione filosofica. Il tema dominante è quello del rapporto fra necessità e libertà. Occhetto imbraccia, sin dalle prime pagine, la sua lanterna di Diogene e si impegna a gettar luce su una vasta gamma di problemi e di dilemmi che si delineano a chi si metta in viaggio alla ricerca dello spazio della libertà umana. «Il viaggio è tortuoso: vi sono incontri ineludibili e incontri inaspettati. Così, la ricerca assomiglia a un vagabondaggio 'à la Montaigne' nei territori di differenti saperi, a partire da quelli scientifici e filosofici. [...] Achille Occhetto è una persona che ha dedicato la sua vita alla politica come vocazione. È stato un leader politico che si è assunto, soprattutto nel corso degli anni Ottanta e Novanta del secolo breve, responsabilità severe e si è impegnato come dirigente in scelte tanto difficili quanto lungimiranti per le prospettive di una sinistra fin de siècle che traghettasse il meglio della sua tradizione in un progetto innovativo e sperimentale, abbandonandone con consapevolezza il peggio, i tratti oscuri e condannati senz'appello dalla storia e dallo sviluppo di complesse trasformazioni e vicende. Occhetto è stato, negli anni dell'incertezza e dell'inaspettato, nel giro di boa affannoso di fine secolo, l'ultimo segretario del Pci e il primo segretario del Pds. Questa passione persistente per l'impegno politico e civile è, nelle pagine di 'Pensieri di un ottuagenario', il vero motore della ricerca. Ne è la motivazione radicale.» (Dall'Introduzione dì Salvatore Veca)
L'invenzione della Terra
di Franco Farinelli
editore: Sellerio Editore Palermo
pagine: 154
"Che idea avevano della forma della Terra gli antichi, gli uomini del Medioevo e poi i moderni? Come se la immaginavano? E perché se la immaginavano proprio in quella maniera? La questione non è affatto semplice, appunto perché decidere tra le due forme, la piatta e la sferica, è l'atto originario dell'intera riflessione occidentale, nel senso che è proprio intorno a questo problema che la riflessione dell'Occidente sul mondo si struttura, si organizza". La Terra è spazio, immensa estensione, un quadro generale. E la carta geografica che fornisce l'orientamento per muoversi nelle località più concrete della vita vissuta. Non è stato sempre così. Quando il mondo era molto più piccolo, quando era in gran parte sconosciuto e dunque i territori noti erano solo un parziale anticipo di un altrove terreno misterioso, le rappresentazioni della Terra svolgevano probabilmente un'altra funzione, o la stessa in modi diversi. Erano mappe, ma di cosa? Questo libro racconta l'evoluzione della geografia - dalla Genesi e l'Enuma Elis babilonese alla moderna cartografia - in quanto storia di un progressivo disincanto. Dal Mondo alla carta geografica. Come, attraverso cosmogonie, cosmologie, e cosmografie, il vago e mitico universo-tutto, lentamente e laboriosamente, ha partorito la Terra.
Gandhi tra Oriente e Occidente
di Gianni Sofri
editore: Sellerio Editore Palermo
pagine: 294
"Gandhi - scrive Gianni Sofri - parte per l'Inghilterra induista, è vegetariano, ma più per rispetto di una tradizione familiare che per una convinzione profonda. È a Londra, capitale tumultuosa di un mondo globalizzato, che riscopre la propria identità e diventa un vero indiano". Quale dei due mondi culturali ha più influito sulla formazione di Gandhi: l'India con le sue tradizioni e il suo pensiero religioso, oppure la cultura in movimento (oggi la definiremmo "alternativa") con la quale Gandhi entrò in contatto a Londra? Ed è poi giusto separare così nettamente Oriente e Occidente, prima della fase recente della globalizzazione? La formazione di Gandhi è un prezioso paio d'occhiali per guardare a questo problema. Vi contribuiscono scrittori e pensatori, oltre che indiani, inglesi, russi, americani: Tolstoj primo fra tutti (il carteggio fra Tolstoj e Gandhi è qui riprodotto in un'Appendice). E anche Giuseppe Mazzini, che molto influenzò i nazionalisti indiani. Le idee non nascono solo dai libri, ma anche da esperienze personali e incontri diretti. Nel caso di Gandhi e della nonviolenza, dall'incontro con l'estremismo e il terrorismo di una parte del nazionalismo indiano, e dalla consapevolezza del potenziale di violenza di quella società. Queste pagine facilitano la comprensione dei percorsi odierni di quello che sarà, tra pochi anni, il Paese più popolato del mondo.
Lei ha mai visto Hitler?
di Walter Kempowski
editore: Sellerio Editore Palermo
pagine: 222
"Lei ha mai visto Hitler?" è la semplice domanda che viene posta a parecchie centinaia di persone comuni, possiamo dire passanti di ogni condizione, testimoni dell'ascesa al potere e poi della dittatura del Führer. Interviste brevi, raccolte per strada nell'arco di decenni, a partire dal tempo della cosiddetta "denazificazione", fino agli anni Settanta del Novecento, e montate assieme con oggettività documentaria. Ciascuno degli intervistati risponde, con maggiore o minore sincerità e precisione; ma sempre comunque dichiarando dove era nel momento in cui Hitler fosse passato, come gli era sembrato se l'aveva visto, e cosa faceva nella società di allora, e riferendo di avvenimenti del tempo ai quali gli era capitato di assistere. Ne viene fuori così una specie di cronaca del tiranno, in soggettiva, prismatica, o un ritratto corale di lui attraverso le mosse raffigurazioni dei testimoni contemporanei. Un ritratto in movimento, frutto di tanti schizzi che si sovrappongono, si incrociano, si mescolano. Sono volti fuggevoli che documentano della persistenza dell'immagine di Hitler (a volte del suo mito) nella memoria collettiva e individuale dei tedeschi. Ma parlano anche della volontà dell'umanità europea del Novecento di rimuovere o di riflettere sul proprio feroce passato (...) Il libro è parte di una trilogia di "volumi d'inchiesta" (così definiti dall'autore), che comprende, oltre questo, "Lei lo sapeva?" e "Scuola".
Agendine 1911-1929
di Leonetta Cecchi Pieraccini
editore: Sellerio Editore Palermo
pagine: 417
Nata in una famiglia di possidenti senesi progressisti e intellettuali (un suo fratello maggiore, Gaetano, socialista, medico, fu il primo sindaco della Firenze liberata nel 1945), Leonetta Pieraccini (1883-1977) sposò nel 1911 Emilio Cecchi, uno dei massimi critici letterari e artistici italiani del Novecento, a cui si deve l'introduzione di molta parte della letteratura in lingua inglese che allora si andava conoscendo in Italia. Fin da giovanissima prese ad annotare su dei taccuini i fatti, o per lo più il fatto del giorno, e continuò in questo esercizio quotidiano, originale anche per la scelta della forma, per tutto il corso della lunga vita. Si tratta per la maggior parte di rapidi lampi in cui, con una acuta osservazione, si condensa la cronaca privata o pubblica che di volta in volta le appariva saliente. Leonetta si curava della casa di famiglia - l'appartamento di Corso d'Italia dove i Cecchi abitarono a partire dal 1924 - e dei figli, era la regista dell'intensa vita sociale del marito con i protagonisti della cultura e dell'arte; ma era anche una notevole pittrice, allieva stimata di Fattori; poi aveva una forte passione per la letteratura, che leggeva in diverse lingue. Quindi, le sue agendine spaziavano dal diario personale delle cose piacevoli o tristi che le capitavano, a lei e ai suoi cari, alle occasioni con personaggi di alta levatura culturale, Croce, Chesterton, Sibilla Aleramo, Grazia Deledda, Boccioni, Medardo Rosso, Marinetti, Prezzolini, Borgese, Ungaretti, Moravia...
Il quadro delle meraviglie. Scritti per teatro, radio, musica, cinema
di Andrea Camilleri
editore: Sellerio Editore Palermo
pagine: 369
"Chiamerò questo stile: rappresentazione multipla della realtà", scrive Roberto Scarpa nell'introduzione a questi testi teatrali, interrogandosi su ciò che unisce Camilleri romanziere e drammaturgo: è il teatro, con il suo raccontare "dal vivo" e "nel vivo" la complessità umana, che ha aiutato il creatore del commissario Montalbano a rappresentare simultaneamente le storie, i personaggi e le ipotesi che i personaggi stessi si formano delle proprie vicende. La teatralità, grazie alla quale ha potuto sviluppare la sua arte della rappresentazione multipla che avvince nel suo raccontare. "Perciò, insofferente davanti ai metodi che riducono la complessità dell'umano, annoiato a morte dal pessimismo, quand'ancora era giovane, Camilleri, proprio come Stevenson, 'ebbe uno scatto improvviso di impaziente desiderio di salute: come una scossa di scetticismo riguardo allo scetticismo'. Si rese conto che 'non c'è proprio niente da fare con il nulla: non ci si ricava niente...' Avvenne così che, per gran parte della sua vita, e comunque per quella parte che gli fu necessaria a costruire il proprio talento, Andrea si installò felicemente nel teatro: fu quello il luogo dove, proprio perché non c'è niente, poteva accadere tutto: 'anything goes'. Così il teatro, luogo della ricerca perenne e inesausta, della curiosità e del gioco, lo ripagò diventando la sua casa. Quella fu la sua evasione: un'evasione riuscita che, come era inevitabile, lo condusse a inoltrarsi nel territorio infinito delle storie..."