Adelphi: Biblioteca Adelphi
Scritti di Rodez
di Antonin Artaud
editore: Adelphi
pagine: 379
Nel settembre del 1937 Antonin Artaud venne arrestato a Dublino, dov'era andato per restituire agli irlandesi il Bastone di Sa
La vita delle immagini
di Charles Simic
editore: Adelphi
pagine: 339
È «come un tavolo sul quale disponiamo oggetti interessanti trovati durante una passeggiata: un ciottolo, un chiodo arrugginit
Due Sicilie
di Alexander Lernet-Holenia
editore: Adelphi
«'Il Re delle Due Sicilie', abbreviato nell'uso in 'Le Due Sicilie', era il nome di un reggimento di ulani dell'esercito austr
La casa dei Krull
di Georges Simenon
editore: Adelphi
pagine: 210
La casa dei Krull è al margine estremo del paese, e loro stessi ne vengono tenuti ai margini
La neve di san Pietro
di Perutz Leo
editore: Adelphi
pagine: 183
Quando Friedrich Amberg riacquista un barlume di coscienza, in una stanza d'ospedale, è come «una cosa senza nome, un essere p
Des mois
di Tommaso Landolfi
editore: Adelphi
pagine: 169
Luogo deputato a radunare "le deiezioni dell'anima", il diario è il più degradato, il più "gloriosamente abietto" dei generi: ma in Landolfi, ha scritto Manganelli, subisce una radicale metamorfosi. Anziché catalogo di eventi ed emozioni quotidiane, diventa un'invenzione retorica dove passato e futuro si fondono in un "perituro istante" e il tempo risulta annullato; anziché documento privato, diventa, nella sua instabile tessitura di temi, rifiuto di sé. Mutevolmente, in "Des mois"- terzo pannello dopo "La bière du pécheur" e "Rien va" - Landolfi trascorre infatti dalla particolare coloritura delle immagini di sogno, irriproducibili dalla parola, alla segreta fraternità con una gatta (i gatti sono per lui i soli animali che conoscano la noia umana, quella legata al vuoto, al "tempo senza fondo"); dal conflitto tra la "lusinga dei miei vizi" (cioè il richiamo della vita) e la mediocrità borghese (cioè l'abiezione) allo stile, che nei grandi scrittori è distanza, capacità di considerare frasi e parole meri strumenti e non già "sacri arredi"; dal naturale stato di sottomissione agli eventi che ci impedisce di adattarci alla desiderata e aborrita libertà al rapporto con i figli, che, usciti dal "malevolo nulla", lo sfidano con la loro presenza miracolosa e accusatrice, lasciandolo lacerato tra "una tragica sollecitudine e la coscienza della metafisica inanità di qualsiasi affettuoso intervento". Centro di questo simulato e veritiero diario è del resto - sono ancora parole di Manganelli - "il sacrilegio, la violazione, la violenza per diniego, la clandestina e blasfema celebrazione di una irreparabile impurità, una fessura che ferisce il mondo da parte a parte, e ne annuncia la vocazione catastrofica".
Eros e Priapo. Ediz. originale
di Carlo Emilio Gadda
editore: Adelphi
pagine: 451
Scritto fra il 1944 e il 1945, respinto come "intollerabilmente osceno" da prestigiose riviste (con l'eccezione di "Officina",
L'arringa di un pazzo
di August Strindberg
editore: Adelphi
pagine: 284
Due libri, nella seconda metà dell'Ottocento, hanno scoperchiato la pentola dei rapporti sessuali e sentimentali con una immediatezza inaudita: "La sonata a Kreutzer" di Tolstoj e "L'arringa di un pazzo" di Strindberg, cronaca surriscaldata, irta, lacerante dell'attrazione-repulsione fra un uomo, Strindberg stesso, e sua moglie Siri von Essen. È l'autore, del resto, ad affermare "Questo è un libro atroce" sin dalla prima riga della sua Prefazione, che concluderà chiedendo al lettore di essere lui a emettere la sentenza, una volta che avrà acquisito una esatta "conoscenza dei fatti" quella che gli sarà fornita dalle pagine che seguiranno: una fervida arringa, appunto, che è insieme feroce atto di accusa e veemente autodifesa. I "fatti" esposti sono una esaltata passione amorosa, prima, e un inferno matrimoniale, poi, indagati e ricostruiti con ossessiva precisione, e con furibonda impudicizia. Questo libro, in cui il rapporto fra i sessi viene narrato e anatomizzato come una lotta a morte per la sopraffazione - e la cui prima edizione a stampa, per quanto edulcorata e smussata dal traduttore tedesco, subì un processo per oscenità -, non ha perso un grammo del suo carattere estremo, urtante, angosciosamente veritiero.
Addio a tutto questo
di Graves Robert
editore: Adelphi
pagine: 398
Meno di cento chilometri in linea d'aria separavano le colline del Kent dalle Fiandre, e i corni della caccia alla volpe aveva
L'epilogo della tempesta. Poesie 1990-1998 e altri versi inediti
di Zbigniew Herbert
editore: Adelphi
pagine: 180
"Scrivevo poesie serie, tragiche" ha detto nel 1991 Zbigniew Herbert in un'intervista, paradossalmente deplorando l'abolizione della censura seguita alla caduta del Muro. "Adesso scrivo sul mio corpo, sulla malattia, sulla perdita del pudore". In questa nuova atmosfera lirica, infatti, il poeta i cui versi Iosif Brodskij aveva definito come "una nitida figura geometrica ... incuneata a forza nella gelatina della mia materia cerebrale" (versi, aggiungeva, che il lettore si ritrova "marchiati a fuoco nella mente con la loro glaciale lucidità") - ebbene, quello stesso poeta che era stato così discreto, così poco incline a parlare di sé, lascia spazio alle confessioni intime di un io che abita ormai "sull'orlo del nulla" e ci consegna una sorta di testamento spirituale. Rimane, certo, il suo tono, quella "miscela di ironia, disperazione ed equilibrio" che già incantava Brodskij; e rimangono i temi che sempre sono stati al centro della sua ricerca espressiva: la memoria come vicinanza al passato e alla tradizione, l'azione corrosiva del tempo, il viaggio come fonte di ispirazione: ma accanto a questi c'è ora la stoica accettazione della sofferenza fisica e psicologica, accompagnata dalla gratitudine (così si legge nelle esserne composizioni di Breviario) per tutta "questa cianfrusaglia della vita" (e soprattutto, scrive, "per le pasticche di sonnifero dai melodiosi nomi di ninfe romane") - una vita che si lascia, tuttavia, con il "cuore pieno di rimpianto".
Le leggende degli ebrei
di Louis Ginzberg
editore: Adelphi
pagine: 554
Si assiste, in quest'ultimo scorcio della storia biblica del popolo ebraico, a un vertiginoso incalzare di eventi, come se tutto fosse contagiato da un'accelerazione incontrollata. Dall'ingresso in Terra Promessa sotto la guida del taciturno ma bellicoso Giosuè alle prodezze di giudici e condottieri, dall'istituzione di un'imperfetta monarchia allo scisma nazionale, dall'esilio babilonese alla strabiliante avventura della regina Ester, ogni cosa avviene secondo un ritmo ben diverso da quello che anima le storie precedenti, dove i patriarchi e le tribù si muovono in un mondo lento come il passo dei cammelli nel deserto. Qui tutto cambia, in primo luogo perché dominano i fatti di sangue e di guerra; ma anche nei rari periodi di pace c'è come un'ansia, una frenesia, che produce un veloce susseguirsi di accadimenti, con i protagonisti che sembrano in preda alla fretta di dire, di fare. Persino l'epopea del grande Salomone è una rapida sequenza di immagini da cui emerge un sovrano ambivalente, grandioso e meschino al tempo stesso, sapiente e insieme terribilmente incauto. Le contraddizioni che dominano l'intero corpus di racconti sembrano qui moltiplicate, ingigantite fermo restando lo sforzo continuo, e a volte sovrumano, di intravedere la mano di Dio e la sua parola nelle aporie della storia, in ciò che non è dato capire. Una storia più avvincente che mai, certo più imprevedibile che in passato.
Il passeggero del Polarlys
di Simenon Georges
editore: Adelphi
pagine: 157
Ancor prima che, in una nebbia glaciale, il Polarlys lasci il porto di Amburgo, il capitano Petersen fiuta la presenza di quel